Il 18 ottobre 2022 nel portale Sardegna SIRA della Regione è stata pubblicata la richiesta depositata dalla RWM Italia per l’attivazione del procedimento di Valutazione di Impatto Ambientale (VIA) “ex post”, comprensivo della Valutazione di Incidenza Ambientale per il progetto “Nuovo Campo Prove R140” (il poligono per test e sperimentazione di esplosivi) e “Nuovi Reparti R200 e R210” (i due impianti produttivi per triplicare la produzione attuale).

La richiesta dell’azienda si riferisce ad alcuni ampliamenti realizzati all’interno del gigantesco piano di espansione della fabbrica di Domusnovas-Iglesias, già dichiarati abusivi dalla sentenza del Consiglio di Stato del 10 novembre 2021.

Di fatto si tratta di una procedura di sanatoria a posteriori (ex-post) che, secondo i piani dell’azienda, le consentirebbe di soddisfare i requisiti richiesti dalla sentenza e di aprire così i nuovi reparti.

L’operazione dell’RWM invece risulta in aperto contrasto con la sentenza del Consiglio di Stato. Come scritto sopra, la richiesta riguarda, in cumulo con l’impianto preesistente, soltanto il campo prove R140 e i due nuovi reparti produttivi, escludendo le decine di ampliamenti autorizzati in questi anni, riconducibili al medesimo “progetto di efficientamento e potenziamento delle attività dello stabilimento”, definizione usata da RWM nella documentazione.

Eppure la sentenza del CdS non ammette la frammentazione e richiede che si effettui una VIA del piano di ampliamento della fabbrica nel suo complesso.

Come si può leggere nel punto 10.1 (pag.18) della sentenza, “l’obiettivo della normativa dell’Unione non può infatti essere eluso tramite il frazionamento di un progetto e la mancata presa in considerazione dell’effetto cumulativo di più progetti non deve avere il risultato pratico di sottrarli nel loro insieme all’obbligo di valutazione laddove, presi insieme, essi possono avere un notevole impatto ambientale”.

Oltre a queste palesi contraddizioni, la documentazione presenta notevoli censure e omissioni. Infatti sono stati oscurati i nomi della società e dei professionisti che l’hanno stilata, oltre che le planimetrie dello stabilimento e ogni indicazione relativa ai reparti e alle attività che si svolgono al loro interno; è quindi sostanzialmente inutile ai fini di valutarne l’impatto ambientale.

Come hanno ricordato innumerevoli volte le associazioni ricorrenti, lo stabilimento RWM non è stato edificato in un’area industriale, ma in un’area priva di destinazione urbanistica, in prossimità di un’area naturalistica protetta ( Sito di Importanza Comunitaria del Monte Linas-Marganai) ed è attraversato da un fiume ad elevato rischio di esondazione. Tali fattori dovrebbero rendere ancor più necessaria la consegna di una documentazione complessiva e approfondita degli impianti realizzati, al fine di ottenere una VIA.

Ricordiamo inoltre che pur essendo uno stabilimento ad elevato rischio di incidente, l’impianto è tuttora privo di un adeguato piano di emergenza per le aree esterne (PEE). Infatti è ancora in vigore un piano di sicurezza vecchio di 10 anni (risale al 2012, quando ancora la produzione della fabbrica era prevalentemente di natura civile, mentre ora è totalmente militare).

Allo stato attuale, la procedura di VIA ex-post presentata dall’azienda è in fase di istruttoria. A partire dalla data in cui verrà reso noto l’avviso pubblico, ci saranno 30 giorni per presentare le osservazioni. Le associazioni, le cui istanze erano state accolte dalla sentenza del CdS del novembre 2021, si stanno attivando per contrastare questo raffazzonato tentativo di sanatoria.

Come ci si poteva aspettare, RWM non si rassegna e tenta ogni strada per eludere la sentenza e avviare i nuovi impianti. In un momento in cui l’economia di guerra è particolarmente prospera, la casa madre Rheinmetall non vuole certo farsi sfuggire qualche lucrosa commessa e la possibilità di triplicare la produzione anche in Sardegna.

Al di là di come andrà questo procedimento, che sarà importante seguire, continueremo a contestare le attività di RWM Italia, con l’auspicio di ritrovarci presto davanti alla fabbrica. RWM deve chiudere i battenti, andarsene dalla Sardegna e liberare il Sulcis Iglesiente dai suoi mortiferi traffici.

Campagna Stop RWM