Il regime minaccia i mille arrestati di “processi rivoluzionari pubblici”. Nel gergo politico iraniano questo significa la trasmissione in diretta tv degli atti del processo, comprese le immagini degli imputati in manette. È una forma di pressione psicologica sui detenuti e sulle loro famiglie. Lo ha annunciato il capo dei giudici di Teheran, aggiungendo che le accuse sono “devastazioni, disobbedienza a pubblico ufficiale e assassinio di agenti”.

Malgrado la repressione e le minacce, le manifestazioni continuano in tutto il paese. Studenti e donne sono in prima fila. Il blocco a intermittenza di Internet e delle reti cellulari non ha impedito alle organizzazioni iraniane per i diritti umani con sede all’estero di trasmettere immagini e audio delle manifestazioni. Molte volte sono atti di disobbedienza civile disseminati nei quartieri, con pochi partecipanti e in orari serali, per dribblare la repressione poliziesca.

Lo scienziato Dariush Farhud, 85 anni, è stato arrestato per le sue dichiarazioni di condanna dell’oppressione contro le donne.