Agli esponenti dei partiti che parteciperanno alla manifestazione pacifista, consiglio di venire portandosi un grande cartello con la scritta “Mea culpa, mea culpa, mea maxima culpa…”; sarebbe un gesto di umiltà necessaria per accedere alla piazza. Infatti, tutti sono i benvenuti e più saremo meglio sarà, ma nella chiarezza dell’intento comune: basta guerra, la pace non la si ottiene con le armi.

Sarà una piazza gremita quella pacifista del 5 novembre. Le adesioni arrivano a valanga al comitato promotore di Europe for Peace. Pullman e treni speciali da tutta Italia convergeranno su Roma, al palco di San Giovanni in Laterano. Ci saranno anche i partiti e relativi leader in concorrenza tra loro. Nessuno può dare o ritirare patenti di legittimità. Ognuno è responsabile di se stesso. L’unico requisito richiesto è quello di aderire e sottoscrivere il documento di convocazione che dice: “Cessate il fuoco subito – Negoziato per la pace”. Con le parole non si scherza.

Chi in passato ha votato per i bilanci militari, per l’aumento delle spese militari, per l’export di armi, per nuovi sistemi d’arma, vendendo armi in tutto il mondo, anche ai paesi belligeranti, deve fare un grande “mea culpa”, ammettere gli errori. Governi di centrodestra, di centrosinistra, governi tecnici, nessuno escluso. Amato, Ciampi, Berlusconi, Dini, Prodi, d’Alema, Monti, Letta, Renzi, Gentiloni, Conte, Draghi, tutti hanno dato sempre via libera alla politica militare basata sulla crescita delle spese militari, mai messe in discussione; alle forme costituzionali della difesa civile, non armata e nonviolenta, nemmeno le briciole. La politica non ha preso sul serio le proposte preventive di costruzione della pace. Questa è la verità incontestabile.

Ma se oggi la politica scende in piazza per la pace e lo fa con un grande “mea culpa”, sarà accolta con gioia, come il figliol prodigo …

Il testo del documento è inequivocabile: “Siamo con chi rifiuta la logica della guerra e sceglie la nonviolenza”, “Le guerre e le armi puntano alla vittoria sul nemico ma non portano alla pace” , “Tacciano le armi. Non esiste guerra giusta”. Su queste parole non ci può essere ambiguità. La via della armi è sbagliata, è un’evidenza storica, ed anche una verità evangelica, semplice e comprensibile anche dai più piccoli: “Tutti quelli che metteranno mano alla spada, di spada periranno”. E non si venga a dire che queste sono belle parole, ma poi la realtà è un’altra cosa. Perché la politica della pace è la più concreta, la più realistica, la più lungimirante.

Ai leader di partito, politici, rappresentanti istituzionali che marceranno con noi in piazza, chiediamo gesti conseguenti. Dal giorno dopo, se vogliono essere coerenti con le finalità della manifestazione, devono dare gambe alle parole pronunciate. Si impegnino subito per ottenere i seguenti obiettivi, sui quali lavoriamo da anni:

– Adesione al Trattato per la messa al bando della armi nucleari
– Approvazione legge istitutiva della Difesa civile non armata e nonviolenta
– Istituzione dei Corpi Civili Europei di pace
– Riduzione spese militari, restrizione sull’export di armi
– Istituto di ricerche sulla pace e risoluzione nonviolenta dei conflitti

Se non ci sarà lavoro politico serio su questo programma per la pace, la loro presenza sarà stata del tutto inutile, un presa in giro persino di se stessi.

Alla pace, bisogna pensarci prima. Quando la guerra scoppia rischia di essere troppo tardi. Dopo la seconda guerra mondiale, dopo la caduta del Muro di Berlino, dopo le guerre nel Golfo e nei Balcani, dopo le Torri Gemelle, dopo le guerra in Iraq e in Afghanistan, il tempo c’era per fare vere politiche di pace e disarmo. Ma è stato sprecato. Bisognava non costruire le armi che oggi sparano. Bisognava sostenere le proposte preventive della nonviolenza, unica alternativa alla guerra.

Noi del Movimento Nonviolento saremo in piazza, mescolati con tutti gli altri, ma porteremo la nostra aggiunta specifica: il sostegno agli obiettori di coscienza, disertori, pacifisti, nonviolenti, russi e ucraini che già oggi hanno rifiutato le armi perché sanno che “occhio per occhio, e tutto il mondo diventerà cieco” come ha detto il Mahatma Gandhi. Obiettori russi e ucraini sono gli unici attori delle due parti, che già oggi si parlano e lavorano insieme. Da nonviolenti dobbiamo considerare la compatibilità dei mezzi (le armi, la guerra), con il fine (la difesa, la pace). Abbiamo pieno rispetto per chi in Ucraina partecipa alla guerra, ma noi sosteniamo chi ha fatto un’altra scelta, e cerca da subito via di pace con mezzi di pace. Ci rimane una sola strada, quella della nonviolenza: né un uomo né un soldo per la guerra, iniziamo spezzando il nostro fucile.

Esecutivo Rete italiana Pace e Disarmo