Il caso della ragazza ventenne Amal, condannata alla lapidazione, sta scuotendo il Sudan. Le associazioni per i diritti umani locali hanno tenuto a Khartoum un presidio davanti alla sede dell’Alta Corte, alzando cartelli con su scritto: “La lapidazione è tortura” e “Basta discriminazione delle donne”.

Funzionari del Ministero per gli Affari Sociali hanno ammesso che la seduta del tribunale a Kosti è stata simile a “uno scherzo di cattivo gusto, perché i giudici non hanno ammesso la presenza della difesa e la ragazza non è stata informata dei suoi diritti al momento dell’interrogatorio”. Parole che confermano le dichiarazioni dell’avvocata Intissar Abdalla, che ha presentato il ricorso per la revisione del processo di primo grado.

Continua in tutto il mondo la campagna di solidarietà con Amal. Sulla piattaforma Avaaz la petizione ha superato il milione di firme. In Italia, l’appello lanciato da Anbamed ha avuto risonanza sul Corriere della Sera (QUI e QUI)  e sul sito AfricaExpress (QUI).

Firmate anche voi!