William Ruto è il nuovo Presidente del Kenya. Lunedì il giudice della Corte Suprema Martha Koome ha dichiarato che «l’elezione del Presidente è valida». La Corte ha ritenuto che non sia stata presentata alcuna prova credibile che il sistema di trasmissione del voto elettronico fosse stato manomesso da un presunto «intermediario» venezuelano, né che vi sia stata «un’aggiunta illegale di schede elettorali». Il sistema informatico che ha gestito il processo elettorale, dal registro dei votanti alla trasmissione dei risultati fino al conteggio dei voti secondo la Corte è risultato efficace, efficiente e trasparente: la decisione dei 7 giudici è stata unanime. La sentenza pone fine alla lunga disputa elettorale che ha portato il Paese in una situazione di diffusa incertezza.

Ruto aveva vinto le elezioni di agosto con il 50,4% dei voti contro il 48,8% di Raila Odinga, ma il 15 agosto la coalizione che sosteneva Odinga aveva presentato ricorso alla Corte per risultati che secondo gli avvocati erano stati falsati da irregolarità. La Commissione elettorale si era spaccata: quattro membri su sette si sono rifiutati di approvare il verdetto, definendolo «opaco».

Ruto ha dichiarato che avrebbe teso una mano di amicizia ai suoi oppositori politici e ha elogiato la magistratura e la commissione elettorale per aver sostenuto la «volontà del popolo […] <<Non siamo nemici, siamo kenioti. Uniamoci per fare del Kenya una nazione che tutti saranno orgogliosi di chiamare casa». Il 55enne ha prestato giuramento come quinto presidente del Paese confortato dalla presenza di ben 20 capi di Stato. Da parte sua Odinga si trova davanti alla sua quinta sconfitta e dall’alto dei suoi 77 anni è probabile che questa sia stata la sua ultima campagna elettorale. Il problema di Raila è che non ha creato intorno a sé possibilità di una leadership giovane; c’è sempre stato solo lui, il culto della sua personalità di baba (il papà) e adesso lascia un vuoto intorno a sé, anche se ha affermato che continuerà «a lottare per la trasparenza, la responsabilità e la democrazia».

La situazione appare tranquilla ed eventuali violenze secondo gli osservatori «potrebbero continuare fino a quando i giovani delle baraccopoli saranno pagati dai partiti di opposizione per questo>>. La gente vuole tornare alla normalità, per modo di dire, con l’inflazione ad agosto che ha raggiunto l’8,5%, ma sui beni di prima necessità supera il 15%». La gente vuole riprendere le attività, qui se stai a casa non mangi e tutto il processo elettorale ha costretto le persone a stare ferme o lasciare le città per garantirsi la sicurezza dei villaggi.

Nelle parole dei giovani si sente il senso della vittoria di Ruto, che si è presentato con la promessa di «trasformare dall’alto al basso l’economia» nell’arco di cinque anni. Anche se il Paese è diviso preghiamo perché prevalga la pace, perché la nuova leadership inizi ad affrontare le questioni urgenti come l’economia» spiega William Otieno. Secondo Raphael Njuguna «la gente ha bisogno di andare avanti, procurarsi il cibo necessario ad arrivare a fine giornata. Anche se il nostro cuore è spezzato sappiamo che non possiamo vivere e nutrirci di politica. Il Kenya ha bisogno di muoversi». Come cantano i giovani: “Tuendelee ama tusiendelee, endelea. Andare avanti o non andare avanti, andare avanti.