Il 3 settembre si è svolta a Praga un’imponente manifestazione per protestare contro le attuali politiche del governo rispetto alla gestione della crisi energetica e l’atteggiamento riguardo al conflitto russo-ucraino in corso.

La manifestazione “Repubblica Ceca al primo posto” è stata promossa da diverse realtà dell’opposizione, da alcuni partiti di destra fino all’ala comunista e ha visto la partecipazione di circa 70.000 persone (100.000 secondo gli organizzatori) che si sono riversate nella storica piazza San Venceslao. Si è svolta in un’atmosfera pacifica e ha avuto una durata di circa tre ore. La questura non ha segnalato disordini o scontri, nonostante siano giunti sul posto diversi contestatori con bandiere dell’Unione Europea e della NATO.

Le principali critiche rivolte al governo di Petr Fiala (di cui si stanno chiedendo le dimissioni) riguardano l’atteggiamento l’asservimento della Repubblica Ceca alle strategie della NATO rispetto alla guerra in Ucraina e alle enormi conseguenze sull’economia del Paese. L’inflazione si sta facendo sentire con forza e questo sta provocando non pochi malumori tra la popolazione, che guarda con molta preoccupazione le possibili evoluzioni degli avvenimenti.

I promotori della manifestazione chiedono un cambiamento al governo soprattutto rispetto al problema dell’enorme crescita dei prezzi dell’energia, in particolar modo dell’elettricità e del gas.

Chiedono di sottrarsi al ricatto e alla dipendenza dalle società straniere (la Repubblica Ceca è uno dei Paesi che in questo momento paga più cara l’energia perché è costretta ad acquistarla da intermediari e i meccanismi di Borsa fanno lievitare i prezzi). Si chiede anche la neutralità militare, per evitare di essere direttamente coinvolti nel conflitto attuale, con tutte le conseguenze che questo comporta.

A detta di molti esperti del settore, la Repubblica Ceca è infatti uno dei Paesi che pagherebbe più caro il blocco del flusso energetico dalla Russia, sia per la grandissima importanza che le forniture russe rivestono per il paese e sia per il fatto che le scorte energetiche sono scarsissime. Si calcola che il 99% delle forniture in questo senso provenga direttamente dai gasdotti russi e un eventuale blocco alle importazioni energetiche porterebbe il Paese al collasso in poco più di due settimane. Questo significherebbe il blocco delle attività produttive e l’impossibilità per lo Stato di erogare i servizi di base per la cittadinanza.

Le osservazioni che si possono fare su questa manifestazione sono molte. Innanzitutto si tratta di una mobilitazione enorme, considerando la popolazione di questo Paese. Normalmente i numeri delle manifestazioni tendono a essere molto contenuti e i media in generale non le hanno dato spazio.

Un altro aspetto che salta agli occhi è la non omogeneità della compositiva delle persone che si sono riunite in piazza. Ovviamente diverse forze politiche stanno tentando di cavalcare questa situazione, dal partito SPD di Tomio Okamura (una sorta di destra nazionalista con toni decisamente populisti), al movimento Trikolora di Zuzana Majerova (fuoriuscita nel 2019 dal partito ODS di cui fa parte anche l’attuale primo ministro Petr Fiala), ai comunisti, che presenteranno il proprio candidato alla presidenza Josef Skala.

A breve i cechi saranno chiamati a votare per il rinnovo dei Consigli Comunali e di una parte del Senato. Ovviamente si tratta di un’occasione molto ghiotta per alcuni partiti per accumulare consenso elettorale.

Ma nonostante le fonti filo-governative tendano a bocciare la manifestazione, acccusandola di essere  “organizzata da elementi filo-russi”, bisogna riconoscere che si tratta di una compositiva molto ampia e variegata. Sono saliti sul palco per criticare l’azione del governo tra gli altri Miroslav Ševčík, preside della Facoltà di Economia di Praga e l’ingegnere Vladimir Štěpán, uno dei massimi esperti nel settore energetico del paese.

Insomma, nonostante ci siano delle forze politiche pronte a fagocitare il consenso che il malcontento sta generando, è difficile squalificare la manifestazione del 3 settembre come un’azione di un gruppo filo-russo male informato, come si sta tentando di fare.

È evidente, al contrario, che in questa manifestazione si sta esprimendo l’opinione di una fascia molto ampia e variegata di persone. Un punto di vista che fino a poco tempo fa era rimasto completamente insabbiato tra le maglie dell’informazione ufficiale.

Se infatti, fino ad ora, si poteva credere che la Repubblica Ceca fosse completamente allineata alle politiche filo atlantiste e favorevole all’appoggio militare all’Ucraina e ai grandi sacrifici che ne conseguono, oggi ci si deve per forza di cose rendere conto che una grandissima parte della popolazione non è di questo avviso.

La gente comune ha meno paura di dire la propria opinione in contrasto a quella del governo e dei principali mezzi di informazione e comincia a cercare i canali per esprimere il proprio dissenso.

Evidentemente il racconto che si è fatto per sei mesi e che ha presentato la Russia come l’impero del male e il governo ucraino e la NATO come i portatori di pace sta lasciando spazio a interpretazioni più articolate e meno semplicistiche.

C’è un grande malcontento in tutta la popolazione e questa manifestazione forse va interpretata come un grido d’allarme e una richiesta di aiuto che viene non solo dal popolo ceco, ma da tutta Europa.