In Sudan continua la resistenza popolare pacifica contro la giunta militare. Dal 30 giugno, dopo le grandi manifestazioni e la violenta repressione militare che ha provocato l’uccisione di 9 manifestanti, i comitati di resistenza hanno deciso di compiere presidi permanenti, fino alla caduta del potere dei militari.

La mossa del generale Burhan, con il ritiro dalle trattative mediate dall’ONU e l’invito ai partiti di formare un governo civile, non si è tradotta in un ritiro dei generali dal vertice del potere politico, anzi ha rafforzato la morsa dei militari sul consiglio di presidenza, con il dimissionamento dei membri civili.