Luigi De Magistris ha chiuso la prima assemblea dell’Unione Popolare, la nuova proposta politica dal basso della sinistra italiana. Gli abbiamo fatto alcune domande a caldo.

Una tua valutazione su questa prima assemblea. Quali sono stati i punti di forza?

Grande partecipazione, molti giovani, bei contenuti. Un ulteriore passo del cammino per unire i non allineati al sistema.

Si è sentito un grande entusiasmo. Cosa pensi si debba fare per trasformare quest’entusiasmo in un’azione efficace?

Organizzarsi, senza troppe liturgie e formalismi. Attraversare l’Italia, cominciando dalle aree interne e dalle periferie. Abbracciare lotte e vertenze, storie individuali e collettive. Arruolare persone credibili.

Già si è vista una convergenza tra forze che faticavano a dialogare: quanto può diventare largo questo campo senza perdere la sua natura?

Nella mia doppia vittoria straordinaria a Napoli contro il Sistema e nel buon risultato alle regionali in Calabria (il 17%) abbiamo unito tutte le forze di sinistra ed associazioni, movimenti, reti civiche, comitati. Siamo alternativi alle forze che sostengono il Governo Draghi ed i governi liberisti degli ultimi tempi.

Nel tuo discorso hai parlato molto del cuore e del parlare a coloro che sono delusi, scoraggiati. Cosa possiamo promettere al cittadino comune disgustato dalla politica?

Noi non abbiamo mai tradito, la mia storia è fatta di coerenza e credibilità. Possiamo sbagliare ma non ci siamo mai seduti al tavolo del compromesso morale e sono un uomo delle istituzioni ma contro il sistema. Onestà, libertà, autonomia, competenza, coraggio, amore e passione sono la corazza con cui ho retto a molti tsunami istituzionali. Sempre tra la gente e con la gente.

Nel mondo ci sono esempi di paesi dove la sinistra è al governo o ha avuto importanti successi elettorali: cosa deve fare in più la sinistra, a livello mondiale, per invertire questo processo neoliberista, speculativo, antiecologico e guerrafondaio che sta distruggendo l’umanità?

Deve fare cose di sinistra più che definirsi di sinistra, deve costruire modelli economici e politici, con una rivoluzione etica e culturale, alternativi al liberismo e al capitalismo predatorio. Si può fare, dal basso. Napoli, in buona parte, è stato il più importante laboratorio di sinistra in Italia degli ultimi trent’anni. Siamo stati una coalizione popolare.

Hai ricordato i temi della pace, della Costituzione, di un diverso modello di sviluppo, temi che sono stati cancellati dall’agenda politica: cosa vuol dire riportare al centro le persone e la loro casa, i loro bisogni, la loro felicità?

Dobbiamo riprenderci i diritti negati, a cominciare dal diritto alla vita e alla felicità. L’attuazione della Costituzione in tutta la sua potenza rivoluzionaria è il nostro faro. La persona sarà al centro. Prima del denaro. L’essere è l’obiettivo, l’avere un mezzo. L’umanità andrà al potere e sarà un potere solido e di servizio perché non perderemo la connessione con le masse popolari.

Ripartire dal basso: essere di sinistra vuol dire anche democrazia popolare e diretta? Questa unione popolare deve nascere profondamente democratica. Cosa pensi si possa fare per questo?

Ho sempre fatto politica dal basso ed ho governato facendo della democrazia partecipativa il punto fondante dell’azione amministrativa. Non solo ascolto, ma condivisone e condecisione. Stimoleremo partecipazione dai territori, in tutto, dal nome al manifesto costitutivo, dal programma alla linea politica, dalle candidature all’azione nei luoghi in cui rappresenteremo l’unione popolare.