Abbiamo scelto di seguire le celebrazioni della liberazione dal nazifascismo di Grugliasco, una cittadina limitrofa a Torino

La nostra scelta non è casuale, da tempo seguiamo l’attività della locale sezione dell’ANPI, molto attiva nella promulgazione della cultura dell’antifascismo e della storia, spesso mistificata, della Resistenza italiana.

“Occorre non erigere muri, ma costruire ponti, questa è la strada per la pace che vogliamo. Il contrario di nero non è rosso, ma arcobaleno, il colore della pace, della libertà” ha dichiarato Fulvio Grandinetti Presidente della sezione ANPI 68 martiri di Grugliasco al microfono in corteo, raccontando, a tratti con la voce rotta dalla commozione, quelle terribili vicende vissute dai cittadini di Grugliasco.

Il 28 aprile del ’43 i partigiani scesi dalla colline di Torino liberano la città, ma una colonna di tedeschi stava avanzando da sud. Non viene lasciata passare, si ricongiunge con un’altra colonna che arriva dalla val Chisone formando una truppa di circa 35.000 uomini.

I nazifascisti decidono quindi di procedere ad ovest di Torino. Nella notte del 29 aprile commettono saccheggi e crimini, la mattina del 30 aprile vennero uccisi i martiri di Grugliasco.

Il corteo commemorativo, guidato dal Sindaco uscente Roberto Montà (PD), è partito alla volta del cimitero per commemorare i caduti. Sulla lapide del monumento funerario è iscritta una frase: “Queste tombe siano monito a chi oserà ancora parlare di odio e di guerra”. Parole adamantine, scritte nel 1945, in un tempo in cui il ricordo della guerra era ancora vivo. Ormai dimenticate da chi tifa, con le gambe sotto il tavolo, davanti ad una tastiera, per una “guerra santa” Ucraina, in nome di valori mistificati ed edulcorati, ma non da chi è ben consapevole del pericolo dei moderni conflitti per i civili, del valore della pace e delle risoluzioni negoziali.

Francesca Fubini, del direttivo dell’ANPI Grugliasco ha dichiarato dal palco: “Ha senso che una donna di 38 anni, nata esattamente 38 anni dopo la guerra sia attiva nell’ANPI? Io ovviamente penso proprio che sia necessario. Il fascismo esiste ancora. Ogni giorno sentiamo notizie terribili su prevaricazioni, su insulti razzisti. Penso ad esempio agli insulti contro i calciatori di origine africana, contro le donne, contro il mondo LGBTQIA+. Il fascismo di oggi veste forme diverse da quelle che propagandava Mussolini, ma a volte i fascisti non hanno nemmeno cambiato i simboli. Purtroppo siamo circondati da formazioni neofasciste delle quali lo Stato non si vuole sbarazzare in una continuità che ha macchiato e che macchia tutt’ora la nostra Costituzione. Essere antifascista oggi, secondo la mia opinione, significa essere propulsori di un sistema di valori sociali e di giustizia che discendono direttamente dalla Costituzione, sempre più minacciati in questo momento”.

Consigliamo la visione del breve video con le dichiarazioni di Fulvio Grandinetti, che con parole semplici e concise sgombra il campo dalle ambiguità insidiosamente infiltrate nel dibattito pubblico che in quest’ultimo mese, più del solito, ha visto l’ANPI vittima di ignobili, e francamente sconclusionati, attacchi.