La suggestione, lanciata dall’UDI nazionale a fine marzo, di organizzare presidi di donne davanti ai monumenti ai caduti di guerra in tutte le città italiane per dire “mai più caduti e martiri di guerra, mai più guerre, mai più armi” viene riportata all’UDIPalermo da Daniela Dioguardi. La proposta convince subito tutte: il luogo di Palermo sarà sicuramente la “Statua della Libertà”, il monumento in memoria dei caduti della prima guerra mondiale di Piazza Vittorio Veneto (originariamente eretto, nel 1910, per ricordare il cinquantenario dell’ingresso di Garibaldi a Palermo e la successiva unità d’Italia); dovranno essere coinvolte il maggior numero possibile di realtà di donne della città; si dovrà tentare di dare carattere simbolico ad un appuntamento che sarà destinato a ripetersi fino a quando non taceranno le armi del conflitto in corso in Ucraina, alle porte d’Europa, simbolo per noi, in questo momento, di tutti i conflitti in corso nel pianeta.

Decidiamo di essere in piazza ogni domenica dalle 11 alle 13, a partire da domenica 3 aprile. Si sceglie la domenica mattina per dare possibilità di ampia partecipazione e poi perché la “Statua” non è luogo di transito pedonale, ma la domenica mattina molti sono gli automezzi in transito o perché diretti verso il centro città, o perché diretti verso il parco della Favorita e il mare di Mondello.

Molte di noi hanno fatto parte nel 92 della Piazza del Digiuno, a Piazza Castelnuovo, dopo le stragi di mafia: allora abbiamo scelto l’assenza di parole, abbiamo scelto di esserci con i nostri corpi, con il digiuno contro la mafia, “ho fame di giustizia, digiuno contro la mafia” era scritto sui piattini di cartone che portavamo appesi al collo. Le parole ci apparivano inadeguate. Oggi  lo stesso orrore di allora, ci potrebbe far sentire ancora una volta l’inadeguatezza delle parole, ma stavolta le scegliamo con forza le parole: parole di donne contro la guerra, contro le armi e gli armamenti. Vogliamo che sia chiaro il messaggio: il vero aiuto alla popolazione ucraina, bombardata e massacrata dalla Russia di Putin, non può essere l’invio di armi, che avrà il solo effetto di prolungare conflitto e stragi, ma la fattiva partecipazione delle grandi potenze occidentali alle trattative e ai negoziati con la Russia che possa mostrare la volontà generale di evitare il radicamento e il possibile allargamento del conflitto. 

Il volantino, in nero e rosa, dice a gran voce “Fuori la guerra dalla Storia, noi donne vogliamo cancellare l’idea stessa di guerra, anacronismo distruttivo che contraddice ogni concezione progressiva e umanitaria. Vogliamo trasformare l’ordine della forza e del dominio, che genera guerra e morte, nell’ordine della cura che genera vita. No alla guerra, no alle armi, mai più caduti/martiri eroi di guerra”.  Seguono le firme di chi lancia l’iniziativa, oltre all’UdiPalermo sono presenti altre realtà di donne della nostra città: Le Rose Bianche, Donne CGIL, Coordinamento Donne ANPI, Associazione Donne Islamiche FATIMA, Emily, Donne Caffè Filosofico Bonetti, Fidapa sez. Palermo Felicissima  – sez. Mondello, Laboratorio Zen2, Il femminile è politico, Donne No Muos No War, CIF. Ilgovernodilei, Le Onde, Arcilesbica.

Nel corso del primo appuntamento, il 3 aprile, le parole contro la guerra sono state quelle dei canti del Palermocoropop di Francesca Martino, quelle delle poesie di Emma Goldman e Wislawa Szymborska, lette da Elena Pistillo, quelle dei brani da La guerra non ha un volto di donna, di Svjatlana Aleksievic, lette da Gisella Costanzo e Marinella Simoncini. Saremo tutte di nuovo alla “Statua della Libertà” domenica 10 aprile, dalle 11 alle 13. Ripeteremo le parole già dette, ne troveremo altre. Come scriveva Virginia Woolf in “Le tre ghinee”: “… è un fatto che la donna non può capire l’istinto che spinge il fratello a combattere, la gloria, l’interesse, la virile soddisfazione che il combattimento gli offre – senza la guerra verrebbe a mancare lo sbocco per le virili virtù che si sviluppano combattendo –; è un fatto che l’istinto del combattimento è una caratteristica sessuale che lei non può condividere, il corrispettivo, dicono alcuni, dell’istinto materno che lui non può condividere”.

Vi aspettiamo domenica.

 

 

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