Preceduto da giorni di volantinaggi, assemblee, comunicazioni a tappeto a pazienti e colleghi, oggi si è svolto un importante sciopero presso il grande ospedale milanese San Raffaele. Già alle 9 e mezza di mattina, nella spianata davanti all’ospedale, c’erano molte persone, tante in camice da lavoro, pronte a stendere gli striscioni, gridare slogan, mandare musica, rompere quel silenzio che l’amministrazione vorrebbe tanto.

È invece dal 2012, da quando il gruppo San Donato ha rilevato l’ospedale, dopo il fallimento della precedente gestione, che il personale resiste.

Se prima erano coperti da un contratto pubblico che manteneva degli standard di qualità, la nuova gestione è riuscita, pur tra mille difficoltà, a far passare il contratto del mondo della sanità privato, soprattutto per i neoassunti. Le condizioni sono andate peggiorando, molti i colleghi e le colleghe (a tutti i livelli) che hanno pensato di cambiare aria, spostandosi verso la sanità pubblica, andando anche all’estero o lasciando del tutto, impossibilitati a reggere ritmi di lavoro insostenibili.

Ecco così lo sciopero con alcune centinaia di persone in piazza, benché fosse stato indetto solo dal personale infermieristico, dai tecnici, dagli amministrativi, dagli OSS. Oggi non hanno partecipato i medici, anch’essi certo coinvolti dal decadimento.

Hanno sfilato intorno all’ospedale ricevendo la solidarietà e i sorrisi del personale rimasto a lavorare, precettato, e dai pazienti, che hanno capito la situazione, e poi fuori verso la statale, per farsi notare dalla città.

Una bandiera della pace ricordava come i soldi destinati per le armi, per gli eserciti, devono invece andare ai servizi pubblici, sanità in primis, se vogliamo davvero l’eccellenza che sbandieriamo.

Il personale del San Raffaele oggi era molto determinato, esausto da due anni di Covid che ha dato il colpo di grazia. Non si sa cosa succederà adesso, nulla è scontato. La dirigenza sembra intenzionata a tirare dritto, ma anche lavoratori e lavoratrici oggi sono stati visti fin dalla tangenziale, e hanno intenzione di farsi vedere ancora.

 

Foto di Giuseppe Petita e Angelo Mulè