Poco meno di un metro

stavo appena sui miei piedi

quando mio padre mi narrava di carni bruciate nel Vietnam;

da allora solchi di lacrime

per ogni innocente travolto dalla barbarie della guerra,

per ogni innocente in fuga dalle proprie radici,

per ogni donna che non ha mai un altrove,

stuprata due volte,

dal potere del maschio

dalle guerre degli uomini!

I primi peli sul viso,

quando, 26 febbraio 1983, marciavo su Casteldaccia

contro la mafia e lo stato che la copriva,

e giovane universitario quando le bombe folgoravano

non la via di Damasco, ma il teatro del Golfo,

e con tante e tanti giovani scoprimmo cos’era

il sapore acre della guerra,

e chiedemmo pace e nessun missile sulla nostra terra,

che un tempo era giardino di agrumi!

E ancora,

marciavo idealmente con Marcos

a fianco dei poveri nel Chiapas,

e piangevo la pace nel 2003

mentre il cielo del Golfo era nero e rosso di petrolio bruciato.

E chi di voi,

cresciuti a consumo e tv,

indifferenti a tutto ciò che non sta dentro gli steccati delle vostre misere vite,

ricorda il sangue sporco di denaro della Liberia?

Chi le kefiah insanguinate della Palestina,

dove chi tira le pietre è un terrorista e non un “resistente”?

Per quali strade camminavate durante il genocidio in Ruanda?

Chi di voi pianse per il Congo di Lumumba, quando io ancora non esistevo?

E chi sorresse Mobutu frequentando i templi dello shopping?

Chi di voi sa di Sudan e petrolio?

Chi di voi ricorda la lunga striscia

fatta di camicie nere

che tiene unita la colonia Somalia dai tempi del duce

fin alle carestie e guerre civili di oggi?

E dove eravate mentre l’Angola grondava di sangue,

e il Sahara occidentale diventava un cimitero di profughi e uomini e donne e bimbi poveri?

Dove, quando in Algeria femministe e studenti eran buttati nelle gabbie?

Sapete dei desaparecidos in Sri Lanka o Argentina?

Avete detto una parola mentre Belgrado

conobbe un diluvio di bombe,

e il meraviglioso ponte di Mostar,

che attraversai da bambino coi miei piedi,

crollava,

gettando nella spazzatura secoli di culture condivise?

Quante lacrime versaste per la Cecenia,

letto di oleodotti che riscaldano le vostre case,

ove su un comodo sofà discutete dell’ultima nomination

del Grande fratello che vi illudete di guardare mentre egli guarda voi?

Io c’ero,

c’ero in ognuno di questi tragici mondi,

e ove non c’ero sbattevo la faccia sui libri

per comprendere questo nostro mondo,

per provare a cambiarlo!

E se il mio cuore versava lacrime

la mia ragione non si commuoveva dinanzi la vostra falsa retorica!

Per questo posso gridarvi: ipocriti!

Il sangue di ogni donna, bambino, uomo, anziano ucraino

merita le mie lacrime,

non le vostre,

lavacro della vostra sporca coscienza

che copre i missili Nato alla frontiera russa,

che accoglie con una mano i bianchi profughi ucraini

mentre con l’altra chiudete le porte a chi bianco non è!

Ipocriti!

Ogni guerra sia maledetta

e maledetto l’ipocrita che canta che UNA guerra è meno maledetta di un’altra!