Blitz all’alba di oggi: notificati 15 obblighi di firma in commissariato a diversi studenti e studentesse dell’Università di Torino con annesse altre 7 denunce

«Abolire decreti sicurezza. La lotta non si criminalizza», così potremmo sintetizzare la presa di posizione delle Mamme in piazza per la libertà di dissenso che esprimono piena solidarietà ai giovani e alle giovani antifascistə dell’Università della Mole.

Nel loro comunicato, diramato da qualche ora anche sui social, scrivono: «Un’altra mattina di sveglia con la Digos, un’altra pioggia di misure cautelari per i giovani antifascisti. Tutto questo è permesso perché abbiamo ancora un decreto sicurezza che punisce pesantemente le occupazioni di luoghi pubblici e privati senza valutare le finalità delle occupazioni. È importante continuare la battaglia culturale e politica contro il decreto sicurezza e le misure di criminalizzazione delle lotte sociali».

Ma veniamo alla ricostruzione dei fatti, così come rappresentata nella nota dall’Aula C1 Autogestita – Campus Invaders: “La vicenda per la quale la digos ha impacchettato questa operazione risale a maggio di quest’anno, quando, a seguito della riapertura del Campus dopo un anno e mezzo di pandemia, gli studenti e le studentesse si sono riappropriat* dell’aula C1 occupata”.

Cos’è l’Aula C1?

“La C1 è stata per anni punto di riferimento in quest’università: è stata un’aula studio, un luogo in cui organizzare dibattiti, incontri, serate di socialità, un approdo felice dove fermarsi a prendere un caffè all’interno di un’università sempre più chiusa, isolata, impossibile da vivere realmente.

Nel luglio 2020 l’aula venne chiusa con i sigilli in concomitanza di un’altra operazione repressiva nei confronti di 33 studenti e studentesse antifascist* che si opposero alla presenza del fuan in università. Da quel momento viene liberata una nuova aula per gli studenti e le studentesse e nasce l‘Aula Break Occupata, sulla quale dopo l’operazione di oggi vengono nuovamente posti dei sigilli”.

Proseguono rammaricandosi gli studenti

“Oggi la risposta che ci viene data dal Rettore Geuna è di far intervenire di nuovo la questura costituendosi parte offesa quando non si è mai preoccupato delle reali esigenze degli studenti e delle studentesse della sua università. Dopo due anni in cui l’università come luogo di incontro e di formazione è stata lasciata all’oblio, dopo due anni di lezioni online e di esami senza senso, dopo due anni di pandemia quest’operazione mostra con evidenza da che parte sta il Rettore e come vengono affrontati i bisogni dei e delle giovani”.

Certo dopo due anni di lockdown pandemico… 

“È evidente che ciò che serve agli/alle student* sia un luogo dove studiare, creare spazi di dibattito o semplicemente stare insieme in università”.

Vogliamo tutte e tutti liberi! Gridano dall’Aula C1 Autogestita – Campus Invaders