Amnesty International ha pubblicato un nuovo rapporto in cui denuncia l’aumento del numero di bambini che vengono uccisi o finiscono nel mirino del reclutamento dei gruppi armati coinvolti nei conflitti che stanno devastando le frontiere del Niger con Mali e Burkina Faso.
Il rapporto, dal titolo “Non mi è rimasto nulla se non me stesso”: l’aggravarsi delle ripercussioni del conflitto nella regione del Tillabéri in Niger sui minori, documenta il devastante impatto sui bambini del conflitto del Niger, in cui sono coinvolti gruppi armati dello Stato islamico nel grande Sahara (Islamic State in the Greater Sahara – Isgs) e il gruppo affiliato ad al-Qaeda, Jama’at Nusrat al-Islam wal-Muslimin (Jnim).
Sia l’Isgs che il Jnim durante il conflitto hanno commesso crimini di guerra e altre violazioni, anche uccidendo civili e colpendo scuole. Molti bambini hanno subito dei traumi per aver assistito ad attacchi mortali sui propri villaggi. In alcune aree, a donne e ragazze sono state vietate le attività fuori casa e rischiano di essere rapite o di essere costrette a sposare i combattenti.
“Nella regione del Tillabéri, nel Niger, un’intera generazione sta crescendo in mezzo a morte e distruzione. I gruppi armati hanno ripetutamente attaccato scuole e scorte alimentari e adesso stanno prendendo di mira i bambini per reclutarli”, ha dichiarato Matt Wells, vicedirettore del programma Risposta alle crisi di Amnesty International-settore Temi.
 
“Il governo nigerino e i suoi partner internazionali devono agire con urgenza per monitorare ed evitare ulteriori violazioni e proteggere i diritti fondamentali di tutte le persone coinvolte in questo conflitto mortale, soprattutto i bambini”, ha proseguito Matt Wells.
Le autorità nigerine non sono riuscite a proteggere i civili. I testimoni degli attacchi hanno raccontato come, nonostante le loro richieste di aiuto urgente, le Forze di difesa e sicurezza del Niger (Fds) spesso siano arrivate molto tempo dopo che le uccisioni e i saccheggi erano terminati.
Amnesty International ritiene la situazione nel Niger un conflitto armato non internazionale, in considerazione dell’intensità della violenza e del livello di organizzazione sia dell’Isgs che del Jnim.
Uccisioni mirate di civili
Il conflitto nella regione del Tillabéri ha subito una forte escalation dall’inizio dell’anno. Secondo l’Armed conflict location & Event data project, la violenza nei confronti dei civili nel Niger ha causato, tra il 1° gennaio e il 29 luglio 2021, 544 decessi correlati al conflitto, superando già la quota delle 397 persone uccise nel 2020.
Nel 2021, i gruppi armati hanno ucciso oltre 60 bambini nella zona delle tre frontiere del Niger. L’Isgs, che opera soprattutto alla frontiera con il Mali, sembra essere responsabile della maggior parte delle uccisioni di massa.
Amnesty ha parlato con 16 ragazzi che sono riusciti per un soffio a sopravvivere agli attacchi dell’Isgs contro i loro villaggi. Hanno raccontato come aggressori con il volto coperto, a bordo di motociclette, abbiano aperto il fuoco, mirando soprattutto agli uomini e ai ragazzi più grandi. Un ragazzo tra i 13 e i 14 anni ha detto: “Tutti noi siamo abituati a sentire spari e vedere persone [morte] disposte a strati su altre persone [morte]”.
Un altro ragazzo, che è stato testimone dell’uccisione di un suo amico dodicenne, Wahab, nel mese di marzo 2021, ha detto: “Penso a Wahab e a come è stato ucciso. A volte, faccio degli incubi in cui delle persone a bordo di una moto mi danno la caccia o vedo Wahab che supplica di nuovo [gli assalitori]”.
I combattenti hanno sparato nelle case, uccidendo o ferendo civili che cercavano di nascondersi. Una donna e la sua bambina hanno subito delle ferite da arma da fuoco mentre si nascondevano in casa durante un attacco condotto probabilmente dall’Isgs.
Il ritiro delle forze dell’Fds da alcune aree di confine dopo le perdite subite a causa dell’Isgs e del Jnim alla fine del 2019 ha portato a un’assenza delle autorità statali. I testimoni degli attacchi hanno detto che le Fds spesso non erano intervenute, nonostante uccisioni e saccheggi si fossero protratti per molte ore.
Un uomo di 50 anni, con parole ripetute da molte altre persone, ha detto ad Amnesty International: “Siamo stati abbandonati”.
Reclutamento di bambini
Il reclutamento di bambini da parte del Jnim è aumentato in maniera significativa quest’anno nel dipartimento di Torodi, vicino il confine con il Burkina Faso.
I testimoni hanno detto che il Jnim ha preso di mira uomini più giovani e ragazzi tra i 15 e i 17 anni, ed eventualmente anche più giovani. I membri del Jnim offrono incentivi come cibo, denaro e abiti per attirare le reclute.
Secondo quanto riferito, le reclute ricevono addestramento in materia di armi per periodi che vanno da una settimana a tre mesi. È noto che il Jnim utilizzi i bambini come spie, osservatori e vedette, tra le altre funzioni definite quali partecipazione alle ostilità secondo il diritto internazionale.
Attacchi all’istruzione e all’assistenza sanitaria
Nell’ambito della loro politica d’opposizione all’istruzione che ritengono “occidentale”, l’Isgs e il Jnim hanno bruciato scuole e minacciato insegnanti, causando numerose chiusure scolastiche. Al mese di giugno 2021, almeno 377 scuole nella regione del Tillabéri sono state chiuse, privando oltre 31.000 bambini dell’accesso all’istruzione.
Amnesty International ha documentato attacchi del gruppo armato che hanno preso di mira e bruciato scuole in almeno quattro dipartimenti della regione del Tillabéri. Nelle zone rurali, la maggior parte delle strutture scolastiche sono fatte di paglia e, per questo motivo, sono molto facili da bruciare.
Anche gli insegnanti sono stati minacciati per il proprio lavoro. Un quindicenne di Mogodyougou ha detto: “Gli insegnanti… sono partiti. Verrebbero uccisi [se rimanessero]”.
Le chiusure delle scuole hanno lasciato molti dei bambini delle aree coinvolte nel conflitto senza accesso all’istruzione per periodi prolungati. Un quattordicenne ha detto: “Non ci è piaciuto che le scuole abbiano chiuso… dopo che la nostra scuola ha chiuso, siamo rimasti a casa. Non c’era nulla per noi”.
Secondo il diritto internazionale umanitario, gli attacchi contro le scuole sono vietati, a meno che l’edificio scolastico non sia utilizzato per scopi militari. In quanto tali, gli attacchi alle scuole o ad altri edifici dedicati all’istruzione documentati da Amnesty International costituiscono crimini di guerra.
Il conflitto ha danneggiato in maniera significativa l’accesso dei bambini all’assistenza sanitaria, con il saccheggio delle strutture sanitarie da parte di gruppi armati. Le autorità nigerine hanno limitato gli spostamenti di civili e talvolta impedito l’accesso degli aiuti. Le percentuali di immunizzazione sono crollate e malattie come il morbillo sono in aumento.
Attacchi alla sicurezza alimentare
Nel corso degli attacchi, l’Isgs ha bruciato granai e saccheggiato negozi e bestiame, lasciando famiglie in povertà e senza cibo a sufficienza. I bambini sono quelli a maggior rischio di malnutrizione e malattie correlate.
Una donna con sette bambini ha detto ad Amnesty International che i combattenti dell’Isgs hanno dato fuoco ai granai della sua famiglia durante un attacco al villaggio Zibane. Ha detto: “Hanno bruciato tutto… Non mi è rimasto nulla, se non me stessa”.
Attraverso l’analisi delle immagini satellitari, Amnesty International ha confermato l’incendio mirato dei granai. Questo tipo di attacchi ha costretto allo sfollamento decine di migliaia di persone, spesso svuotando interi villaggi a causa della mancanza di cibo.
Sia l’Isgs che il Jnim impongono inoltre con regolarità “tasse” alle comunità, spesso con la violenza. Le agenzie umanitarie hanno calcolato che due milioni e trecentomila persone in quell’area saranno verosimilmente colpite da insicurezza alimentare causata degli attacchi, oltre dalla siccità e dalle alluvioni.
Impatto psicosociale sui bambini
Questi attacchi incessanti hanno avuto un profondo impatto sulla salute e sul benessere mentale dei bambini. Pochissimi dei bambini intervistati hanno ricevuto supporto psicosociale.
Amnesty International ha documentato sintomi di traumi e difficoltà tra i bambini, tra cui incubi ricorrenti, disturbi del sonno, paura, ansia e perdita di appetito. Molti hanno raccontato che il rumore delle motociclette innescava ricordi degli attacchi.
Un quindicenne che era stato sfollato dal suo villaggio ha riferito ad Amnesty International: “Quello che voglio è un vero ritorno della pace. E [il governo] deve prestare attenzione alle nostre vite, anche qui [nel campo per gli sfollati interni] in termini di cibo e acqua. E di scuola. Dobbiamo andare a scuola”.
“Le autorità nigerine devono agire velocemente per assicurare che i bambini nella regione del Tillabéri abbiano accesso a istruzione e assistenza psicosociale”, ha proseguito Matt Wells.
“Il Niger si trova sull’orlo del precipizio. Le autorità nigerine e i partner internazionali devono adottare provvedimenti urgenti per garantire che i bambini ricevano tutti gli strumenti per potersi costruire un futuro”, ha concluso Matt Wells.
Maggiori informazioni
Il conflitto è scoppiato in Mali nel 2012 e da allora si è diffuso nei vicini Burkina Faso e Niger. I gruppi armati si scontrano per il controllo delle aree di frontiera e, spesso, con le forze militari nigerine e le forze di paesi come Ciad, Mali, Burkina Faso e Francia.
Si calcola che quest’anno 13,2 milioni di persone nei tre paesi avranno bisogno di assistenza umanitaria, mentre circa un milione e novecentomila persone sono sfollate internamente.
Metodologia
Amnesty International ha intervistato 119 persone, tra cui 22 minori, tre giovani adulti tra i 18 e i 20 anni e 36 genitori, oltre ad altre persone coinvolte nel conflitto. Tra le altre persone ascoltate, figurano membri degli staff di Ong e agenzie umanitarie, funzionari delle Nazioni Unite e del governo.