In un intenso dibattito oggi in Piazza della Scala, davanti a Palazzo Marino, le proposte concrete e immediatamente attuabili del Coordinamento Lombardo per il Diritto alla Salute.

Una decisa inversione di rotta per risanare e rilanciare il servizio sanitario pubblico in Lombardia, per rispondere alla durissima lezione del Covid-19 e perché mai più possa accadere niente di simile: è quanto hanno chiesto Medicina Democratica con il Coordinamento Lombardo per il Diritto alla Salute Campagna Dico 32, a cui aderiscono circa 70 associazioni in campo nazionale nella manifestazione di oggi in Piazza della Scala.

Un colpo d’occhio inedito su una platea “fuori” dal Teatro e dalle aule di Palazzo Marino, con un numero contingentato di posti a sedere, nel rigoroso rispetto della normativa anticovid: qui si sono alternati gli interventi di una quindicina di persone, coordinati da Fulvio Aurora, di Medicina Democratica, provenienti dai diversi territori della Lombardia e in rappresentanza di settori e categorie particolarmente colpiti dalle inefficienze del sistema sanitario pubblico lombardo, che la pandemia ha contribuito in maniera drammatica a far emergere.

Innumerevoli gli aspetti toccati e le proposte concrete avanzate, che sono andati a comporre un quadro sintetizzato in un documento che verrà inviato all’Assessorato Regionale al Welfare, i cui cardini sono attualizzare i principi della riforma del 1978, riequilibrando il sistema sanitario a favore di quello pubblico. Prevenzione, partecipazione, sanità territoriale (distretti), continuità ospedale-territorio, priorità del servizio pubblico, in quanto unico elemento che rende concreto il diritto alla salute universalistico. Un ruolo centrale dovrà essere quello dei sindaci, nella riorganizzazione territoriale e per distretti del servizio sanitario, per i quali è stata elaborata una lista di domande.

Antonino Cimino, medico ospedaliero in pensione, del gruppo “Non è andato tutto bene” di Brescia, ha aperto i lavori con l’analisi cruda di quanto accaduto, ma anche con le indicazioni concrete per come “uscirne“ e disegnare un futuro diverso. I principi fondamentali per una nuova legge sanitaria in Lombardia sono stati illustrati da Angelo Barbato, medico e ricercatore dell’Istituto Mario Negri di Milano, che ha tratteggiato le linee della proposta, scaturita da un intenso confronto e dal lavoro condiviso dalle diverse associazioni. Sono seguiti poi fra gli altri gli interventi di Roberto Acerboni, del Comitato San Carlo e San Paolo, che ha parlato della drammatica situazione del Giambellino, per la grave carenza di medici di base e per la drammatica condizione di anziani, malati cronici e disabili, per cui è stata fatta una raccolta di firme promossa dalla farmacista Valeria Biazzi, arrivata a 27.548 firme! Sono seguiti poi gli interventi di Laura Valsecchi, fisioterapista del Niguarda, del Coordinamento Nazionale Familiari Vittime delle RSASimonetta Danese, del Comitato San Paolo e San Carlo, sulla questione cruciale delle assicurazioni integrative, che si sono rivelate molto spesso sostitutive.

Altri aspetti e situazioni sono stati toccati da Alberto Rossi, del Comitato Diritto alla Salute del Varesotto, Marco De Guio, Rete della Salute di Sesto San Giovanni, Filippo Bianchetti, ex medico di Base di Varese, Mattia Bertolle di Gratosoglio e Giovanna Cappelli, del Comitato per la Salute Melegnano-Martesana. Ha chiuso i lavori Vittorio Agnoletto, portavoce del Comitato Italiano Diritto alla cura, che ha rilanciato il tema della necessità della sospensione dei brevetti dei vaccini, unica possibilità, oltre alle donazioni e alle regalie, per garantire vaccini sufficienti anche per i paesi poveri, senza cui la pandemia non potrà essere arrestata.