La protesta sul green pass è ampia e trasversale.

Sono anni che stiamo assistendo ad un impoverimento di massa, ad un allargamento della forbice delle diseguaglianze.

Qualcosa è profondamente cambiato: abbiamo paura per il nostro futuro.

Globalizzazione, delocalizzazione, automazione dei processi produttivi, hanno portato ad una trasformazione del mondo del lavoro che mina i dettami del primo articolo della Costituzione Italiana.

Dal 2012 in poi la situazione è decisamente peggiorata, sono in pochi a pensare, pur dopo decenni di lavoro, di poter conseguire una pensione che permetta una vita minimamente dignitosa.

Sono stati profondamente depauperati i cardini della società, del futuro sociale e della qualità dei vita: scuola, sanità, welfare, previdenza.

Abbiamo assistito a decenni di insabbiamenti, “misteri” di Stato, corruzione, “poteri ombra”, ed ora persino la Magistratura è nell’occhio del ciclone.

In questo clima di preoccupazione per il proprio futuro, invece di parlare di salari minimi, reddito universale, strumenti che garantiscano a chiunque una vita dignitosa, si parla addirittura di togliere il reddito di cittadinanza.

Si sta creando un’economia al ribasso: discount che comprano a prezzi che non fanno altro che alimentare una filiera basata sullo sfruttamento della manodopera, ma senza questi discount, una classe di lavoratori sempre più sfruttata non potrebbe mangiare: un ignobile, perverso giro vizioso.

Ciò che si sta facendo per i cambiamenti climatici è francamente risibile.

In ambito sanitario, la “decostruzione” del sistema sanitario nazionale ha portato ad un’irresponsabile riduzione dei posti letto, alla quasi cancellazione delle strutture riabilitative pubbliche, all’inadempienza della continuità assistenziale, ad una medicina territoriale che non funziona.

Di questo ne fa le spese anche il personale sanitario, spesso minacciato o aggredito: in pronto soccorso le code possono essere interminabili, non certo per colpa del personale sanitario.

Durante il covid sono stati riconvertiti degli ospedali, è stato fatto a spese della cura di altre patologie: però non stiamo assistendo ad un aumento del numero di ospedali, di strutture riabilitative e quindi di posti letto.

In Piemonte è cronaca recente la morte di Lorenzo Maio per un’allergia, il pronto soccorso di Cuorgné (il più vicino) era chiuso: è arrivato al pronto soccorso di Chivasso in condizioni critiche.

Ed ecco che diventa sempre più difficile avere fiducia nello Stato, nelle sue decisioni, soprattutto quando queste decisioni, come il green pass, incidono profondamente sulla società.

Difficile assogettarsi ad obblighi sanciti da uno Stato che non assolve i propri, che non incide altrettanto profondamente per risolvere anche altri problemi che incidono letteralmente nella carne delle persone.

La pandemia è certamente un problema grave, ma non è l’unico problema di salute pubblica e di qualità della vita: è questo che dovrebbe capire una buona politica, che ha cura delle persone e del territorio.

Un esempio eclatante: l’Europa ha smesso di essere considerata un oppressore nel momento in cui ha smesso di pontificare sui bilanci degli Stati, di imporre politiche economiche che affamano le persone ed ha cominciato a distribuire soldi.

Uno Stato che non dà speranza non riscuoterà fiducia.