In Afghanistan gli scontri sempre più violenti tra l’esercito afghano e l’Emirato Islamico dell’Afghanistan (ovvero i Talebani) hanno raggiunto aree urbane come la città di Lashkar Gah nella provincia di Helmand. L’ospedale di Boost, supportato da MSF in città, rimane operativo nonostante le difficoltà e nell’ultima settimana ha registrato un netto aumento dei feriti.

Solo tra il 29 e il 31 luglio, MSF ha curato 70 feriti di guerra. Dal 3 maggio al 31 luglio, le équipe hanno curato 482 feriti di guerra, quasi tutti (92%) per ferite causate da granate e proiettili e circa un quarto (26%) al di sotto dei 18 anni. I pazienti visitati da MSF sono solo una parte del numero complessivo di feriti causati dalla violenza.

Da settimane continuano senza sosta sparatorie, attacchi aerei ed esplosioni in aree densamente popolate. Le case vengono bombardate e molte persone vengono ferite gravemente“, spiega Sarah Leahy, coordinatrice del progetto MSF a Helmand. I combattimenti all’interno della città complicano il nostro intervento medico umanitario. Il nostro staff fa parte della comunità e, come molte persone, ha paura di uscire di casa. È troppo pericoloso e la vita quotidiana è sospesa. Alcuni dei nostri colleghi dormono in ospedale perché è più sicuro ma anche per continuare a curare i pazienti. La situazione è disastrosa da mesi, ma ora è peggiorata“.

“In un solo giorno abbiamo eseguito 10 interventi chirurgici su persone ferite dalla violenza, un fatto totalmente inusuale per le équipe di MSF, perché non siamo il centro principale per vittime di traumi a Lashkar Gah”ha affermato Leahy“Prima della scorsa settimana, operavamo in media due feriti di guerra al giorno”. Anche il principale centro traumatologico della città, gestito da un’altra organizzazione, è sotto pressione e i pazienti che non riesce ad assistere vengono trasferiti nel centro di MSF.

I combattimenti aggravano la situazione anche per altri bisogni sanitari. Nella provincia di Helmand, carente di strutture mediche funzionanti e accessibili, l’ospedale di Boost, con 300 posti letto, è il punto di riferimento nella provincia e per altri servizi essenziali, come quelli neonatali, pediatrici, ospedalieri, terapia intensiva, maternità, malnutrizione, chirurgia. Da maggio, le équipe di MSF hanno visto i pazienti arrivare in condizioni sempre più gravi perché, nonostante il bisogno di supporto medico, hanno dovuto aspettare a casa una pausa dei combattimenti o hanno dovuto prendere strade alternative estremamente pericolose. Con i combattimenti in corso nei pressi dall’ospedale di Boost e le persone troppo spaventate per lasciare le loro case a causa della violenza, l’accesso all’assistenza medica è pericolosamente basso.

Abbiamo avuto pazienti che si sono trovati nel pieno del fuoco incrociato. Oltre al problema che li affliggeva, come casi di diarrea, arrivavano con gravi ferite da proiettile alla spalla o alla gamba” spiega un medico che lavora nel pronto soccorso e nell’unità di terapia intensiva di MSF a Boost. “Il conflitto costringe le persone a pensarci dieci volte prima di recarsi in ospedale. Rimandano finché non possono più aspettare, quando i loro familiari non aprono gli occhi da due o tre giorni, non riescono a respirare o non rispondono agli stimoli, ma dal punto di vista medico è già troppo tardi.”

Quando i pazienti arrivano a curarsi è solo il primo passo. Gli effetti del conflitto hanno anche conseguenze a lungo termine, come spiega un paziente che ha riportato ferite da arma da fuoco a entrambe le braccia: “Tutta la mia famiglia dipende da me, ma ho paura che in futuro non potrò più lavorare a causa di queste ferite e non potrò sostenere la mia famiglia. Ho lasciato la mia casa e non potrò più tornarci”.

Anche per lo staff di MSF l’impatto dei combattimenti è molto forte. Un medico di MSF spiega: “Lo staff sanitario è esausto. Assistere tutti questi pazienti è già molto complesso. Oltre a questo, devono gestire le molte pressioni e preoccupazioni per i propri cari fuori dall’ospedale”.

MSF continua a fornire assistenza sanitaria di base nell’ospedale di Boost, e in altre quattro località nel paese, a Herat, Kandahar, Khost e Kunduz.