Per settimane circa 2.000 indigeni hanno accampato davanti al Teatro Nazionale di Brasilia per protestare contro il cosiddetto “Limite Temporale” (“Marco Temporal” in portoghese).

La Costituzione brasiliana del 1988 stabilisce la demarcazione dei territori indigeni riconoscendo, così, il diritto alla terra dei popoli nativi. Il progetto di legge del “Limite Temporale” – sostenuto dall’attuale governo e dai gruppi parlamentari ruralisti – stabilisce che i territori possono essere delimitati solo se le popolazioni indigene dimostrano di aver occupato tali territori prima del 5 ottobre 1988, giorno in cui fu promulgata la Costituzione, diversamente, non avranno più alcun diritto a viverci.

Diverse manifestazioni nelle principali capitali brasiliane hanno segnato la giornata di mercoledì 30 giugno giorno in cui, presso la Corte Suprema Federale, si sarebbe dovuto votare il progetto di legge, già approvato dalla Commissione Costituzione e Giustizia della Camera dei Deputati, che modifica lo Statuto dell’Indio. La votazione è stata rimandata ad agosto.

La redazione di Pressenza Brasil ha ascoltato Neusa Taquaporã, vice-cacique del villaggio indigeno Tekohá Dje’y, nella città di Paraty, nel sud dello stato di Rio de Janeiro. Secondo Taquaporã, questo è un momento molto difficile per le popolazioni indigene, perché il progetto di legge influisce direttamente sulla loro esistenza:

“Il governo brasiliano cerca costantemente di cancellare la storia degli indigeni in Brasile. Con questo disegno di legge, il governo vuole sterminare le popolazioni indigene. Il “Limite Temporale” determina che dal 1988 in poi, tutte le terre che sono in fase di demarcazione saranno escluse dal processo e non potranno più essere demarcate».

La vice-cacique ha spiegato che molti territori non sono ancora stati delimitati e per questo motivo l’approvazione del progetto di legge porterebbe a gravi conseguenze. In Brasile ci sono terre in attesa di demarcazione da oltre 30 anni, il che viola la costituzione brasiliana che, invece, prevede una durata di massimo cinque anni per il processo di demarcazione. Neusa Taquaporã denuncia la violazione dei diritti degli indigeni e chiede: “Senza terra, dove andremo?”

Traduzione dal portoghese di Cristiana Gotsis. Revisione: Silvia Nocera

Foto di Tekohá Dje’y