A proposito della Giornata della Terra  è giusto ricordare quanto ancora continuiamo a dimenticarci di essa. In una recente intervista al Corriere della Sera la filosofa Rosi Braidotti ha ricordato: «Pensiamo al recente atterraggio su Marte; sappiamo tutti benissimo che dietro questa nuova corsa spaziale ci sono Elon Musk, Amazon, Virgin Airlines, Google. In fondo ciò che sta accadendo nello spazio è transumanesimo puro che riproduce le logiche del colonialismo del 1500. Come dice Musk stesso, questa è la più grande opportunità commerciale dalla scoperta dell’America a oggi. Pur di non prenderci cura del pianeta, degli animali, delle relazioni con la diversità, stiamo già lavorando per la fine della vita sulla Terra e l’inizio di quella su Marte». In sostanza i nuovi colonialisti vanno su Marte e dimenticano la Terra. Una Terra martoriata da guerre, devastazioni, cemento, deforestazione, un modello di produzione insostenibile (il capitalismo), un modello di sviluppo senza limiti che pretende “una crescita infinita su un Pianeta finito”, come direbbe il filosofo Serge Latouche. Un sistema che uccide chi difende l’ambiente, in primis le popolazioni indigene dedite alla conservazione delle loro terre.

A tal proposito sono proprio le popolazioni indigene, in particolare gli Hopi, con le loro profezie, a farci capire che dobbiamo cambiare paradigma e l’approccio con cui guardiamo il mondo, togliendoci dalle logiche coercitive ed evolvendoci verso un paradigma olistico. Gli indigeni Hopi oggi vivono in una riserva nel Nord Arizona, all’interno della Grande Nazione Navajo. Oggi esiste una popolazione di circa 7.000 abitanti e da sempre vengono considerati detentori di una profonda saggezza e spiritualità ancestrali, quasi ad essere conoscitori di una realtà che va oltre l’apparenza. Gli Hopi sono infatti famosi per le loro numerose profezie che, immancabilmente si sono sempre avverate soprattutto per quanto riguarda la devastazione ambientale. Per questo, nella giornata della Terra, riportiamo tre loro profezie che riguardano la ri-connessione con Madre Terra e come solo l’umanità risvegliata potrà ricostruire un nuovo mondo.

Una prima profezia, potremmo dire che si è avverata: “Ci sarà un giorno in cui gli uccelli cadranno dal cielo, gli animali che popolano i boschi moriranno, il mare diventerà nero e i fiumi scorreranno avvelenati. Quel giorno, uomini di ogni razza si uniranno come Guerrieri dell’Arcobaleno per lottare contro la distruzione della Terra”.

Secondo gli Hopi però, il cambiamento deve ancora avvenire: “Il vecchio mondo dominato dall’avidità, dall’assenza di amore, di perdono, di comprensione, dall’inquinamento, dominato dall’ego più sfrenato e condizionato da un sistema sociale creato appositamente per ottenere questo obiettivo sta morendo per lasciare spazio al nuovo mondo, dove ogni essere umano risvegliato che inizia a diventare consapevole farà sì che il rispetto dell’ambiente e degli esseri viventi diventi la base per la sua realizzazione. Diventerà cosciente che tutto è connesso energeticamente e se fa male ad un altro essere vivente è come se facesse male a se stesso.”

Come viene spiegato a pagina 310 del libro di Chris Morton e Ceri Louise Thomas, “Il mistero delle 13 chiavi”, il cambiamento arriverà al sorgere del Quinto Mondo con i Guerrieri Arcobaleno: “Gli antenati narravano che esseri dalla pelle chiara sarebbero giunti dal mare orientale su grandi canoe mosse da immense ali bianche, simili a giganteschi uccelli. Le persone scese da queste grandi imbarcazioni sarebbero state anch’esse simili a uccelli, ma avrebbero avuto i piedi di due diverse forme: uno di colomba, l’al­tro di aquila. Il piede di colomba avrebbero rappresentato una nuova splendida religione di amore e gentilezza, mentre quello di aquila avrebbe rappresentato l’avidità per le ricchezze materiali, l’arroganza tecnologica e la perizia guerriera.

Per molti anni il piede artigliato dell’aquila avrebbe dominato perché, sebbene questo nuovo popolo avesse parlato molto della nuova religione, non tutti i visi pallidi vivevano secondo i suoi dettami; avrebbero invece artigliato gli indiani col loro piede di aquila, uccidendoli, sfruttandoli e infine riducendoli in schiavitù.

Dopo aver offerto una certa resistenza a quella sopraffazione, gli indiani avrebbero perso il coraggio, finendo per lasciarsi sospingere come un gregge e segregare in territori angusti per molti, molti anni. Poi però sarebbe venuto il tempo in cui la Terra si sarebbe ammalata a causa dell’avidità senza freni della nuova civiltà… liquidi e metalli mortiferi, aria irrespirabile per fumi e ceneri, e persino la pioggia, anziché purificare la Terra, avrebbe riversato gocce avvelenate di piombo. Gli uccelli sarebbero cadu­ti dal cielo, i pesci sarebbero venuti a galla col ventre per aria e tutte le foreste avrebbero incominciato a morire.

Quando queste previsioni avessero cominciato ad avverarsi, il popolo indiano si sarebbe trovato al colmo della miseria, ma in seguito dall’Oriente sarebbe giunta una nuova luce e gli indiani avrebbero incominciato a ritrovare la forza, l’orgoglio e la salvezza. La leggenda continuava dicendo che essi avrebbero avuto dalla loro molti fratelli e sorelle visi pallidi: le reincarnazioni degli indiani uccisi o ridotti schiavi dai primi colonizzatori bianchi. Sì diceva che le anime di costoro sarebbero tornate in corpi di tutti i colori, rossi, bianchi, gialli e neri. Insieme e uniti, come i colori dell’arcobaleno, costoro avrebbero insegnato a tutte le genti del mondo come amare e rispettare la Madre Terra, della cui sostanza siamo fatti anche noi umani.

Sotto il simbolo dell’arcobaleno, tutte le razze e tutte le religioni del mondo si sarebbero unite per diffondere la grande saggezza della vita nell’armonia tra gli esseri umani e di questi con tutto il creato. Coloro che insegnavano questo credo sarebbero stati chiamati i “Guerrieri dell’Arcobaleno”. Pur essendo guerrieri, avrebbero contenuto in sé gli spiriti degli antenati, avrebbero portato la luce della conoscenza nella mente e l’amore nel cuore. Non avrebbero fatto del male a nessun essere vivente. La leggenda ter­minava affermando che, dopo una grande battaglia, grazie alla sola forza della pace, questi Guerrieri dell’Arcobaleno avrebbero finalmente troncato l’opera di distruzione e dissacrazione della Madre Terra e che la pace e l’abbondanza avrebbero regnato per una lunga, felice e pacifica età dell’oro qui sulla Terra”.