Recentemente è stata pubblicata da ActionAid e Open Polis la prima mappatura completa dell’accoglienza in Italia, dove tra gli altri emerge un dato importante legato allo scollamento tra le istituzioni che governano e legiferano e chi sul campo gestisce l’accoglienza: le istituzioni non solo non collaborano, ma ostacolano come possono la diffusione delle informazioni.

Gli stessi autori del rapporto hanno più volte denunciato la difficoltà a reperire dati che dovrebbero essere pubblici e trasparenti, tanto da costringerli a un lungo e tortuoso percorso legale che si è concluso con una sentenza del Tar a favore di ActionAid e OpenPolice. Da qui la realizzazione della prima mappatura completa dopo anni di faticose ricerche. Ciò è altamente significativo e denota un distanziamento granitico che non permette di conoscere la reale situazione dell’accoglienza al di là della propaganda e dell’allarmismo diffuso. E’ altresì incomprensibile, poiché dovrebbe invece essere auspicabile una collaborazione stretta e costante tra chi dalla stanza dei bottoni prende le decisioni e chi giorno dopo giorno deve metterle in pratica.

C’è da tenere presente che tra il 2015 e il 2020 l’Italia ha visto la disciplina del sistema di accoglienza modificarsi in più occasioni; ogni volta che è stata apportata qualche modifica alla base del sistema, i progetti in essere o sono stati bloccati o comunque messi in attesa di chiarimenti e nuove prospettive. Comuni, associazioni, Cas hanno dovuto rivedere le regole, tagliare, modificare. Ospiti che si perdono o competenze professionali messe in stand by o del tutto rimosse, come ricorderemo nella triste parentesi Siproimi del decreto sicurezza.

E l’integrazione? Un percorso a singhiozzo e senza speranza. Al di là dei numeri, dove tra l’altro si evidenzia un generale e considerevole calo di presenze di richiedenti asilo in Italia – i Comuni italiani coinvolti nell’accoglienza passano da 2.691 nel 2018 a 1.822  nel 2019, con un calo del 32,3 per cento – è perciò necessario lavorare affinché il sistema funzioni, in sinergia con tutte le figure e persone che ne fanno parte: gli ospiti, i gestori, le comunità accoglienti e le associazioni di settore. C’è un mondo che si muove per l’accoglienza, realtà solide, fatte di persone che ogni giorno si confrontano con i problemi quotidiani di regolamenti e normative troppo spesso distanti dalle esigenze concrete degli ospiti.

Lo scorso 21 ottobre è stato approvato il d.lgs. 130/2020 convertito in legge il 18 dicembre (l. 173/2020) su Disposizioni urgenti in materia di immigrazione e sicurezza, che di fatto pone fine alla drammatica parentesi dei decreti sicurezza e ripristina l’accoglienza diffusa. Il SIPROIMI (sistema di protezione per titolari di protezione internazionale e per minori stranieri non accompagnati) viene sostituito dal SAI (sistema di accoglienza e integrazione), ma ancora non sono stati stabiliti i criteri dei servizi e le modalità di adesione. Si è creato perciò uno spazio temporale da ottobre a oggi, in cui chi lavora nel settore dell’accoglienza attende di avere informazioni chiare per riorganizzarsi. Comuni e associazioni si stanno interrogando e nel sottobosco dell’accoglienza, quella lontana dai riflettori, si lavora alacremente.

La Rete dei Comuni Solidali – Re.Co.Sol. – raccogliendo le istanze di alcuni amministratori, ha promosso degli incontri interregionali – l’Accoglienza che Verrà – in cui insieme ad associazioni ed operatori si è cercato di capire. Molti dubbi, tanta incertezza che hanno prodotto un tavolo di lavoro – Lo S.A.I.? – dove oltre ad evidenziare alcune criticità si è cercato di proporre delle modifiche utili a migliorare il funzionamento del sistema. Il documento redatto è stato poi inviato al Ministero degli Interni e all’Anci. Dieci pagine corpose, frutto di due mesi di lavoro tra Recosol, amministratori, Refugees Welcome e Europasilo, che tra l’altro lo presenterà anche all’evento online – L’accoglienza di domani – il 16 e il 17 aprile.  Il superamento del sistema binario SAI -CAS e il sistema unico di accoglienza è alla base dell’analisi ripresa anche da Europasilo, che ha preparato un proprio documento articolato in sette tesi con delle proposte di breve e medio termine per una riforma del sistema di asilo in Italia.

Ma non finisce qui. Italy Must Act, neo nata formazione di Europe Must Act in collaborazione con il Forum per cambiare l’ordine delle cose, ha elaborato a sua volta un altro documento da divulgare ai Comuni italiani per impegnarsi verso un programma di accoglienza diffusa dei migranti, a cui hanno aderito già diverse amministrazioni. Ma anche la campagna IO ACCOLGO, che raccoglie al suo interno numerose realtà nazionali impegnate nell’accoglienza ed ERO STRANIERO hanno elaborato richieste e proposte molto interessanti. Un dibattito trasversale, tra realtà anche lontane accomunate dall’esigenza di lavorare bene, di garantire un servizio di accoglienza efficace e funzionale a chi viene accolto, ma anche a chi accoglie.

Solo attraverso l’armonizzazione di queste esigenze e istanze sarà possibile attivare un vero piano di accoglienza in Italia. Passata l’emergenza sbarchi degli anni antecedenti al 2017 e la parentesi terroristica dei decreti sicurezza, ora si tratta di valorizzare il patrimonio culturale, sociale e anche amministrativo accumulato in questi anni, partendo proprio dall’accoglienza diffusa nata in seno al modello SPRAR, considerato non casualmente un esempio virtuoso anche all’estero. Bisogna però andare oltre, superare la logica emergenziale che ha generato distorsioni abnormi, tanto da trasformare i centri di accoglienza straordinari – CAS – nati per fronteggiare emergenze, nei principali protagonisti dell’accoglienza. Su questo aspetto concordano tutti gli attori dei vari progetti e proposte in atto: l’orientamento generale è perciò il superamento del sistema binario SAI -CAS verso un modello unico di accoglienza. Sarebbe quindi auspicabile che le istituzioni iniziassero a prendere in esame queste proposte e finalmente provassero a mettersi in ascolto.

Articolo originale: https://tralerigheweb.wordpress.com/2021/04/12/l-accoglienza-di-domani/