La violenza contro i leader sociali continua il suo corso in Colombia, dove martedì la governatrice della riserva indigena di La Laguna-Siberia, Sandra Liliana Peña, è stata assassinata da un gruppo di uomini armati. Sandra Liliana Peña aveva espresso giorni fa il suo rifiuto delle coltivazioni per uso illecito che stanno aumentando nella zona.   Secondo Ferley Quintero, rappresentante del Consiglio regionale indigeno del Cauca (CRIC), la leader è stata avvicinata alle 7 del mattino  nel villaggio di El Porvenir, distretto di Pescador. I media locali hanno dichiarato che gli assassini sono venuti a casa sua, l’hanno costretta ad uscire e le hanno sparato a distanza ravvicinata. Quintero ha specificato che Sandra Liliana Peña è morta in ospedale e, a nome della sua organizzazione, ha condannato l’attacco. Il consigliere del CRIC ha aggiunto che la governatrice si stava preparando a recarsi nella città di Popayán (capoluogo del dipartimento), dove martedì 20 aprile 2021 si sarebbe tenuta la sessione della Commissione mista con il governo.

A condannare l’omicidio anche l’indigeno e senatore Awá, Feliciano Valencia, che si è chiesto quanti altri leader cadranno a causa dell’inazione del governo del presidente Iván Duque di fronte alla violenza armata. Valencia ha anche confermato che i membri della Guardia indigena si sono mobilitati per cercare con i loro mezzi di localizzare gli autori dell’attacco. Nel frattempo la Commissione Nazionale per i Territori Indigeni ha lamentato la morte violenta della leader, chiedendo al governo colombiano di fornire garanzie di vita e di pace ai leader dei territori indigeni.  Giorni fa, Sandra Liliana Peña aveva espresso il suo rifiuto dei raccolti per uso illecito che stanno aumentando nel suo territorio e che interessano i paramilitari. Le autorità indigene assicurano che per questo motivo ha ricevuto minacce di morte.  L’ Instituto de Estudios para el Desarrollo y la Paz (Indepaz), ha riferito questo martedì che con il governatore assassinato, ci sarebbero 52 leader e difensori dei diritti umani uccisi nel 2021. In totale, sarebbero 1.166 dalla firma dell’accordo di pace nel 2016 tra FARC e governo colombiano.

Sempre nel mese di aprile, come riferisce Indepaz, Secondo Indepaz, altri due leader indigeni sarebbero stati uccisi per le loro lotte in difesa del territorio. Il primo è Fernando Lozada Franco, ucciso nel comune di Caloto, situato nel dipartimento colombiano di Cauca (sud-ovest), che faceva parte del Resguardo Nasa de Tacueyó nel comune di Toribío e dell’Unione nazionale dei professionisti della sicurezza (Sinproseg) a Caloto. Secondo le prime notizie, Lozada Franco sarebbe stato trovato con diverse ferite da arma da fuoco e al momento le autorità stanno indagando sui motivi dell’omicidio. Il secondo è il leader indigeno Rafael Domicó Carupia, assassinato il 6 aprile nella comunità indigena Amparradó Popalito, nel comune di Dabeiba. Rafael era un suonatore di flauto tradizionale, dedito allo jaibanesimo e alla tradizionale promozione musicale del popolo Embera,  “Il Consiglio al completo dell’Organizzazione Indigena di Antioquia, deplora profondamente gli eventi accaduti e chiede agli attori armati al di fuori della legge il rispetto per la vita degli uomini e delle donne indigeni dell’Ovest di Antioquia”, ha sottolineato l’organizzazione.   L’organismo che difende le popolazioni indigene ha rivolto un appello urgente alle Nazioni Unite, all’Ufficio del difensore civico, a Map OEA, all’Alto Commissario per la pace e al governo nazionale, nonché ai difensori dei diritti umani nazionali e internazionali.

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