Estratto dell’intervento art. 21 del consigliere Basilio Rizzo

Ho appreso in questi giorni dalla stampa la notizia riguardante il provvedimento della giunta comunale sul nuovo codice di comportamento del Comune di Milano. Questo documento è ora al vaglio dei cittadini attraverso la consultazione via web e fino al 20 aprile con la possibilità di presentare osservazioni.

Ho letto cose che faccio fatica a credere vi possano essere contenute.

Mi riservo di studiare con attenzione il testo, perché dal mio punto di vista vi sono contenute palesi violazioni dei diritti costituzionali.

I dipendenti comunali sono cittadini come tutti gli altri e, fino a prova contraria, hanno il diritto di esprimere le loro convinzioni.

In un articolo del codice addirittura c’è scritto che ogni dipendente comunale dovrebbe dichiarare ai suoi superiori se è iscritto a una qualche associazione e poi il dirigente deciderà se questa sia compatibile o meno rispetto al suo lavoro e alla struttura in cui opera.

Mi meraviglio che possano essere scritte cose del genere, ma quello che più mi preoccupa è la logica che è sottesa.

L’aggettivo “pubblico”, in riferimento al dipendente, non è dato dal datore di lavoro, è la funzione pubblica che deve esercitare.

Il datore di lavoro del dipendente pubblico non è rappresentato dall’amministratore delegato di una azienda chiamata “Comune”, ma dai cittadini. I dipendenti pubblici hanno, tra virgolette, come loro “padroni” i cittadini e a loro devono rispondere con il loro comportamento.

Noi consiglieri della commissione antimafia e anticorruzione invitiamo i lavoratori, attraverso gli strumenti previsti, a indicare se rilevano delle ingiustizie e scorrettezze nella vita dell’amministrazione e poi facciamo un regolamento nel quale diffidiamo i dipendenti stessi dal portare a conoscenza la loro attività lavorativa? Scherziamo?

Farò verificare da persone competenti se ci siano delle violazioni costituzionali e lamento che a noi consiglieri comunali né in commissione né in consiglio sia stato sottoposto questo testo, perché ritengo che i consiglieri possano dire il proprio parere.

Sono anche curioso di sapere come alcuni membri della giunta che sono dichiaratamente democratici abbiano potuto concepire di accettare delle logiche, delle frasi così come sono contenute nel testo.

Invito davvero a ritirare questo provvedimento sospendendo anche la consultazione pubblica per poterlo prima discutere nelle sedi opportune, perché proprio questo testo pone in cattiva luce la nostra amministrazione comunale.

Non è certo un lavoratore che indica qualche disguido, qualche inesattezza, qualche errore compiuto nella pratica amministrativa che mette discredito.