Il “Comitato Per non dimenticare” accoglie la richiesta di aiuto per i campi profughi palestinesi in Libano proveniente da Kassem Aina, Presidente dell’ Associazione Beit Atfal Assumoud e  coordinatore delle ONG palestinesi in Libano.

Beit Atfal Assumoud è un’organizzazione umanitaria, non governativa e né legata ad un partito politico o gruppo religioso. Fu fondata il 12 agosto 1976, dopo il massacro di Tal al Zaatar, per offrire assistenza ed accoglienza ai bambini rimasti orfani. Oggi fornisce servizi non solo ai palestinesi rifugiati in Libano ma anche a persone in difficoltà di altre nazioni che vivono nei campi o nelle loro vicinanze. Kassem ci comunica che molto probabilmente anche quest’anno, per la seconda volta, saremo costretti a riconsiderare il nostro viaggio in Libano. I motivi sono  la situazione sanitaria legata alla diffusione del Covid19 ed un  possibile conflitto armato o disordini civili, causato dalla condizione socio economica – politica – finanziaria del paese.

La situazione in Libano

L’assenza di un governo e le varie controversie politiche hanno generato una crisi profonda che ha coinvolto tutto il paese. Il 17 ottobre 2019 segna l’inizio delle proteste popolari contro tasse, corruzione, servizi scadenti e  difficoltà di prelievi bancari. Il Libano si trova infatti in bancarotta da marzo 2019 e la valuta libanese oggi ha perso il 90% del suo valore con un tasso di cambio del dollaro Usa che raggiunge più di 15.000 lire libanesi. Le banche hanno imposto controlli sui prelievi e trasferimenti per poter proteggere le riserve estere in calo. La disoccupazione e l’inflazione sono alle stelle e la vita dei libanesi e quella dei rifugiati sta diventando insostenibile. Il tasso di povertà è raddoppiato e quello di estrema povertà è triplicato.

Anche l’ attuale sistema parlamentare libanese è il prodotto delle crisi esistenti tra le 18 confessioni. Uno scontro che ha impedito la creazione di uno Stato forte e unito che garantisca sicurezza, stabilità, sviluppo e benessere economico per tutto il popolo libanese. Dopo 78 anni dall’indipendenza del Libano (1943) il popolo è stanco di questo sistema e non può più sopportare le conseguenze negative di questo stato di cose. A tutto ciò si è aggiunto, all’inizio del 2020, la grossa crisi sanitaria generata, come in tutto il mondo, del Covid19.

Da febbraio 2020 a gennaio 2021, secondo dati ufficiali, ci sono stati in Libano circa 286.000 casi di Covid con 2500 morti. L’allerta è alta in tutto il paese, in particolare a nord di Beirut e a Tripoli, città principale delle proteste anti governative. I profughi palestinesi, sotto la pressione della situazione economica, tendono a trascurare le misure di sicurezza per proteggersi dalla pandemia, dando priorità a trovare cibo per le proprie famiglie, anziché restare a casa o spendere soldi per prodotti disinfettanti. L’ Unrwa ha dichiarato che le persone affette da Covid tra i rifugiati palestinesi sono 4.681 e il totale dei decessi al 27 gennaio scorso è di 163 persone.

In questo caos, il 4 agosto scorso una grande esplosione al porto di Beirut ha devastato oltre tutta la zona del porto, tre ospedali della capitale, provocando 200 morti e il ferimento di 6000 persone che sono ancora in attesa di ricevere cure adeguate. Questo evento e la sua successiva gestione ha ulteriormente evidenziato tutta l’incapacità del governo. Il Libano è un paese ormai al collasso e alla bancarotta e questo rischia di consentire una facile intrusione di altre potenze, come Usa – Francia – Arabia Saudita e la Banca mondiale,  pronte ad offrirsi  per “salvare” questo paese.

Nella catastrofe in cui si trova il Libano, le condizioni nei campi profughi e dei palestinesi, sono ancora più disastrose.

La caduta dell’economia libanese colpisce i rifugiati due e tre volte di più dei cittadini libanesi, raggiungendo oltre l’80%. Artefice di questa situazione sono la somma dei tanti problemi legati ai servizi sociali erogati dall’Unrwa che sono sempre più scarsi, causa la sua crisi finanziaria; alla forte disoccupazione e concorrenza creata tra la forza lavoro palestinese, siriana e libanese e il perdurare della guerra in Siria che ha aumentato il livello di vulnerabilità tra i palestinesi presenti nei campi ufficiali.

I rifugiati palestinesi intrappolati nei campi sono del tutto privi di realistiche prospettive e speranze. Tali condizioni di vita trovano, per una parte di loro, una valvola di sfogo nella violenza a volte domestica e politica ed anche in comportamenti delinquenziali specialmente tra i giovani che, in questa disperata situazione, si rifugiano nelle droghe o aderendo a fazioni armate e gruppi radicali. Il comportamento litigioso delle persone solo per potersi accaparrare un sacchetto di riso o qualche litro di benzina è la dimostrazione di ciò che sta accadendo in un Libano dove ai rifugiati palestinesi restano  preclusi i beni di prima necessità sostenuti dal governo.

In questa situazione non potevamo, ancora una volta, che assumerci l’impegno di contrastare concretamente questa condizione, proponendoci come promotori di una raccolta fondi da poter inviare ai nostri amici palestinesi dell’Associazione Beit Atfal Assumoud.

Puoi aiutare concretamente ad affrontare questa situazione con:

Bonifico con causale “Campagna sostegno alle iniziative Ass. Beit Atfal Assumoud”

Bonifico per acquisto libro fotografico da noi prodotto “PALESTINA – LA PATRIA NEGATA” 15€ + 3 di spedizione (da 5 copie spedizione gratuita) – Causale: N° (copie) libro

IBAN: IT81J0501802400000016826893
Banca Etica – Bologna  – Intestato a “Per non dimenticare”

 

Il Comitato “Per non dimenticare”