Dopo pochi giorni di processo è arrivata la sentenza che condanna Ekaterina Borisevich e Artem Sorokin rispettivamente a sei mesi e due anni di carcere. L’accusa: aver divulgato informazioni sulla morte di Roman Bondarenko, rimasto ucciso in maniera dubbia nel novembre scorso a Minsk.

Zero alcol e la verità sulla morte di Bondarenko

Bondarenko, residente in uno dei condomini che si affacciano sulla cosiddetta Piazza dei Cambiamenti, ormai simbolo delle rivolte di Minsk, aveva notato, la sera dell’11 novembre, uomini in borghese che distruggevano i simboli lasciati dai manifestanti. Non potendo stare a guardare, il 31enne era sceso in strada – ormai storico il suo ja vykhozhu, “io esco” – ma in poco tempo la situazione era degenerata: in un video si vedono i militari picchiare Roman e caricarlo su un avtozak, gli ormai tristemente noti camioncini delle forze dell’ordine.

Bondarenko avrebbe trovato la morte poche ore dopo. Secondo il rapporto ufficiale, il decesso sarebbe stato causato dallo stato di ebbrezza della vittima, ma Artem Sorokin ha raccontato un’altra verità: nessuna traccia di alcol nel sangue di Bondarenko, ma i chiari segni di un pestaggio che l’hanno portato prima al coma, poi alla morte.

A diffondere la notizia il portale tut.by, tramite le parole della giornalista Ekaterina Borisevich, da sempre impegnata in prima linea a supporto della verità.

Per queste rivelazioni Sorokin e Borisevich sono stati arrestati pochi giorni dopo e processati per “divulgazione di segreti medici, che hanno comportato gravi conseguenze” (parte 3 dell’articolo 178 del codice penale della Repubblica di Bielorussia).

La loro condanna arriva subito dopo quella delle due giornaliste di Belsat, Yekaterina Bakhvalova e Daria Chultsova, che il 15 novembre stavano trasmettendo in diretta proprio da un appartamento affacciato su Piazza dei Cambiamenti dove si svolgevano le commemorazioni in memoria di Bondarenko. Per loro due anni di reclusione in una colonia penale.

Ancora nessun indagato per la morte di Bondarenko

Mentre diverse persone che hanno raccontato la morte di Bondarenko sono ormai in carcere, ancora nessuna condanna per chi ne ha causato il decesso. A tre mesi dai fatti, l’ufficio del procuratore generale ha annunciato l’apertura di un procedimento penale.

Intanto, arrivano unanimi le condanne del mondo internazionale all’ennesima sentenza che mina la libertà di espressione in Bielorussia. Reporter Senza Frontiere continua a esprimere preoccupazione riguardo alla situazione dei giornalisti nel paese (soltanto in questi giorni diversi blogger sono stati arrestati), mentre l’Ambasciata Usa a Minsk ha dichiarato che le condanne di Borisevich e Sorokin altro non sono che una vendetta per aver diffuso la verità sulla morte di Bondarenko.

Nel paese intanto sono già iniziate le manifestazioni di solidarietà a sostegno dei due condannati, mentre tutti si preparano al 25 marzo, data in cui si festeggia il “Dzen Voli”, la Giornata della Libertà, giorno in cui i bielorussi potrebbero tornare a protestare in massa.

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