Giovedì sera, come dichiara il portavoce della polizia di stato, un uomo di 50 anni si è tolto la vita con un colpo di pistola. Non si hanno informazioni sulle motivazioni che lo hanno spinto a questo gesto estremo. Molti si chiedono perché lo abbia fatto proprio davanti al Ministero della salute. Nelle interviste a psicologi e sociologi si fanno solo ipotesi. Si cerca una risposta nel possibile squilibrio mentale, come di solito si fa per allontanare psicologicamente un evento tragico che irrompe e destabilizza il concetto di normalità. Ma è interessante osservare i commenti che circolano nei social su questo avvenimento. Tutti lo collegano alla situazione attuale della pandemia: molta frustrazione e rabbia verso il governo per le decisioni contraddittorie e confuse. Si criticano i provvedimenti restrittivi e soprattutto la mancanza di un piano vaccinale chiaro e sicuro.

In tutti i casi la sensazione è che questo suicidio sia il segnale di un profondo malcontento, di un senso di mancanza di protezione, come se si fosse esposti al pericolo senza alcuna precauzione ed aiuto. In Repubblica Ceca gli ospedali sono al collasso. L’aumento dei decessi e dei contagi sembra inarrestabile. Questo gesto appare come un grido di aiuto, come quello che il governo Ceco fa da settimane all’Europa, prima chiedendo più vaccini e poi chiedendo disponibilità per ricoverare malati gravi di covid in ospedali di altri Stati. La risposta è stata molto tiepida se non fredda. A questo punto il Primo ministro e il Presidente della repubblica si sono rivolti a Russia e Cina, trovando un riscontro positivo. Ma l’immediato intervento della Commissione Europea e degli Stati Uniti ha frenato ogni entusiasmo e mortificato ogni speranza.

In Repubblica Ceca purtroppo non si intravede una luce in fondo al tunnel, almeno in questo momento. L’intromissione di altri Stati nelle decisioni interne alla Cechia non aiutano il dialogo tra le diverse forze politiche e sociali, dialogo necessario per trovare un piano d’azione coerente ed efficace. In questi momenti servono aiuti concreti, vaccini, medicine, medici, terapie domiciliari e non manovre geopolitiche per difendere gli interessi di questa o di quell’altra banda.

Il mondo è diventato uno e quello che si decide a Bruxelles, a Mosca o a Washington influenza l’atmosfera sociale e la vita quotidiana di miliardi di persone.

Come diceva Silo: “Poiché l’atmosfera sociale è avvelenata dalla crudeltà, le nostre relazioni personali diventano di giorno in giorno più crudeli e anche il modo in cui ognuno tratta se stesso diventa sempre più crudele”.

Al momento nessuno sa le vere motivazioni che hanno spinto quest’uomo al suicidio e perché lo ha fatto proprio davanti all’edificio del Ministero della salute. Ma è certo che l’atmosfera generalizzata di insicurezza e incertezza verso il futuro non aiutano a trovare quella calma e quella fiducia necessarie per affrontare il momento difficile che stiamo vivendo. Abbiamo bisogno di sentirci protetti e di ricevere informazioni chiare, coerenti e non manipolate.

E’ troppo evidente la necessità di un cambiamento risoluto nei valori e nelle priorità che determinano le decisioni che prendono i governi. Saranno comunque gli stessi avvenimenti che porteranno a questo cambiamento profondo a cui aspira la maggioranza della popolazione.