Nel novembre 2020 abbiamo intervistato Fortunato Nicoletti, fondatore dell’associazione Nessuno è escluso. Riceviamo e volentieri pubblichiamo questo su commento all’istituzione del Ministero della Disabilità nel nuovo governo Draghi.

Grassone, quattrocchi, mongoloide, ebreo, finocchio, handicappato, muso giallo, nano, barbone, terrone, albanese, zingaro, sfigato, minorato, mostro, balena, arabo, disadattato, negro, pelato, vegetale e chissà quanti termini ancora che usiamo tutti i giorni come fossero aggettivi o appellativi assolutamente normali.

La cultura della diversità è quasi completamente assente nella nostra società, tutto è giustificato e giustificabile con un semplice: ma si fa per dire, lo dicono tutti, non è un’offesa. Invece è proprio da questo che forse dovremmo cominciare, imparare ad esprimerci senza per forza denigrare, discriminare o addirittura bullizzare gli altri. E non importa se ciò avviene in maniera consapevole o meno, anzi paradossalmente è ancora più grave se lo si fa involontariamente perché significa che il livello di penetrazione di un linguaggio stereotipato, omologato e per certi versi pre-concettuale ha raggiunto una profondità tale da essere complicatissimo da eradicare. Perciò è fondamentale la scuola, per questo è essenziale ritornare a insegnare l’educazione civica, ma soprattutto è necessario imparare anche attraverso la comunicazione, non solo a rispettare l’altro, ma ad arricchirsi reciprocamente delle proprie diversità e delle altrui diverse abilità.

E tutto questo lo certifichiamo istituendo niente meno che un Ministero ad hoc, come se le persone con disabilità fossero una categoria da ghettizzare o una specie in via di estinzione, mentre rappresentano solo l’ennesima occasione di speculazione e vile propaganda. E allora perché non il Ministero della Povertà o quello dell’Obesità? Perché non il Dicastero dell’Immigrazione o meglio ancora dell’Ignoranza?

Altro che innovazione tecnologica e transizione ambientale, questo paese è talmente culturalmente arretrato, decrepito e assetato di equità sociale che solo pensare di affrontare le diseguaglianze con un Ministro della Disabilità (peraltro totalmente incompetente in materia e senza portafoglio) è disarmante. La vera inclusione va insegnata e praticata a partire dalle scuole materne, passando per l’informazione di massa e attraverso la costruzione di percorsi di integrazione e accessibilità di cui non solo ogni ministero, non solo ogni politico, non solo ogni amministratore pubblico, ma tutta la società civile dovrebbe farsi carico.

Un’altra occasione persa, l’ennesima.

Un’altra ragione, l’ennesima, per combattere per i diritti dei nostri figli e non mollare di un millimetro.