“Mentre tutta la stampa e l’attenzione dell’opinione pubblica sono rivolte alla pandemia, noi dobbiamo approfittarne”. Diceva il ministro dell’ambiente in quella fatidica riunione ministeriale di qualche mese fa. Si riferiva all’abolizione delle norme di controllo ambientale, allo smantellamento degli organi preposti. Tra sghignazzi, parolacce e frasi da taverna, il ministro, i presenti e il presidente esprimevano il loro livore contro il patto civico, le leggi e la convivenza con le minoranze, urlavano il loro odio e dichiaravano ancora una volta le loro vere intenzioni su come governare la nazione. E così è stato. Oltre al sistematico boicottaggio di ogni strategia contro il propagarsi del Covid, in quella riunione si decise di intraprendere la distruzione ambientale sotto la tutela delle nuove norme. Quello che poi è accaduto in Amazzonia e nel Pantanal è stato ampiamente divulgato dalla stampa del mondo intero.

Un argomento cruciale è stato però completamente ignorato. Forse per la difficoltà intrinseca di comprensione della realtà brasiliana, o forse perché colpiva al cuore un elemento sensibile delle potenze occidentali, sempre disposte a puntare il dito contro chi è considerato una minaccia, ma altrettanto pronte a chiudersi in se stesse quando le si tocca nei punti sensibili. In quella riunione ministeriale Bolsonaro annunciava l’intenzione di realizzare una delle sue promesse elettorali: la liberazione, o quanto meno la facilitazione, del possesso delle armi. Il suo legame personale, dico e sottolineo personale, con le milizie e i gruppi di stermino paramilitari – raccontato e descritto in queste pagine con dovizia di particolari in altre occasioni –  in un primo momento lo ha spinto alla promulgazione di un decreto che aboliva l’obbligo dei fabbricanti di fornire i numeri di serie alle munizioni, in modo tale da rendere praticamente impossibile il controllo della loro provenienza. Pallottole anonime, quindi, invisibili, senza più nessun dato per poterne verificare l’origine e il cammino intrapreso dalla loro fabbricazione alla distribuzione, dalla vendita all’acquisto, fino al loro uso finale, lo sparo decisivo.
Nei giorni scorsi viene pubblicato sul diario ufficiale, con effetto immediato, il nuovo regolamento sulla compravendita e il possesso personale delle armi. Con la facilitazione burocratica e l’abolizione dei controlli, è permesso l’acquisto e il possesso personale di sei armi, siano esse pistole, fucili, rivolver. Il porto d’armi ora si può ottenere senza più il monitoraggio severo da parte degli organi competenti, basta una semplice dichiarazione attitudinale da parte di un psicologo che si presti al servizio. Il permesso prevede che il cittadino possa circolare, non più con un’arma, ma con due. Gli iscritti alle associazioni di tiro e di caccia hanno la facoltà di acquistare e possedere fino a trenta armi e cinquemila proiettili per ogni arma. Ogni anno. Significa che tra un anno, di armi e munizioni ne può acquistare e possedere il doppio: sessanta e diecimila.

Durante la riunione ministeriale già citata, Bolsonaro inveiva contro i governatori di stato, colpevoli, secondo lui, di portare il paese verso una dittatura comunista per aver ristretto la libertà di muoversi della popolazione attraverso il lockdown. Disse: “vorrei vedere se avessero avuto il coraggio di farlo se la popolazione fosse armata, un popolo armato è un popolo libero”.


Un’altra legge in via preparazione prevede l’autonomia degli organi di polizia. Fino ad oggi ogni singolo stato possiede i suoi copri di pubblica sicurezza divisi tra la “polizia civile”, responsabile delle indagini criminali, e la polizia militare a cui è affidata la pubblica sicurezza. Entrambe le corporazioni rispondono agli ordini del governatore che ha le facoltà di un comandante in capo. Con la nuova legge, i corpi di polizia saranno indipendenti e autonomi dal potere politico. Bolsonaro vuole creare una milizia istituzionale, eterodiretta dalla presidenza della repubblica ideologicamente alienata ad essa, e che risponda esculsivamente solo alle norme della corporazione. Sopra la legge, al di fuori della legge. Per far ciò è necessario cambiare una norma costituzionale. La maggioranza del parlamento è già d’accordo.
Nel frattempo sono state abolite le tariffe doganali per l’importazione delle armi. I fabbricanti di mezzo mondo, compresi gli italiani brava gente, ringraziano. Ecco perché,  cari amici, questa notizia che vi ho dato non l’avete letta da nessuna parte: le armi, così come la distruzione della nostra Amazzonia per favorire l’allevamento bovino e la produzione di soia, portano nel vostro bilancio nazionale fior di miliardi, ogni anno. Nel 2020 appena trascorso in Brasile sono avvenuti 43.892 omicidi. Chissà quante armi italiane sono state usate in questo massacro. Chissà…