Si insedia oggi, 5 gennaio, la nuova Assemblea Nazionale della Repubblica Bolivariana del Venezuela, organo del potere legislativo, eletta il 6 dicembre. Queste elezioni furono seguite da una vasta delegazione di osservatori e osservatrici ed accompagnatori e accompagnatrici internazionali, che hanno così avuto la possibilità di monitorare l’andamento del processo elettorale e di constatarne la regolarità e la validità; anche l’odierno insediamento parlamentare è accompagnato da un’ampia delegazione internazionale.

Il Ministro degli Esteri, Jorge Arreaza, ha infatti incontrato, tra gli altri, i membri del Movimiento Revolución Ciudadana (Ecuador), Jorge Ernesto Serrano Vallejo, Silvia Salgado ed Eduardo Mauricio Zambrano Valle, il leader del Partito della Democracia Cristiana, Gabriel Julián Pozo, il deputato del Partito Comunista del Cile Boris Barrera, l’attivista dell’Organizzazione dei Professionisti per il Socialismo Rafael Enrique Pérez Cuevas ed il deputato del Frente Amplio (Repubblica Dominicana) Juan Dionicio Rodríguez Restituyo. Insieme con le personalità europee presenti, tra le quali i deputati al Parlamento dell’Andalusia, membri del Partito Comunista Spagnolo (PCE), Ana María Naranjo e Ismael Castillo Sánchez, queste personalità fanno parte del gruppo di osservatori ed accompagnatori giunti nella Repubblica Bolivariana per seguire l’insediamento del nuovo parlamento e «contribuire alla diffusione della verità» sul Venezuela.

Le elezioni parlamentari dello scorso 6 dicembre hanno registrato la partecipazione di più del 30% dei 20 milioni e 700 mila cittadini e cittadine venezuelani aventi diritto al voto. L’alleanza, centrata intorno al PSUV, il Partito Socialista Unito del Venezuela, fondato dal leader storico della Rivoluzione Bolivariana, Hugo Chávez, e che esprime l’attuale presidente della Repubblica, Nicolás Maduro, vale a dire il Grande Polo Patriottico, ha ottenuto 253 seggi sui 277 che compongono la nuova assemblea; il principale partito di opposizione, Acción Democrática, ha ottenuto 11 seggi, Avanzada Progresista ed El Cambio 3 seggi ciascuno, Primero Venezuela 2 seggi, mentre il Comitato di Organizzazione Politica Indipendente ed il Partito Comunista (PCV) 1 seggio ciascuno.

A questi vanno aggiunti 3 seggi in rappresentanza dei popoli indigeni, eletti, in base alle modifiche apportate alla legge elettorale, per la prima volta nella storia secondo le usanze, i costumi e le tradizioni delle comunità indigene, nei dieci Stati del paese in cui tali comunità sono rappresentate.

In termini assoluti, secondo quanto riferito dal Consiglio Nazionale Elettorale (CNE), con una affluenza del 31% e un totale di 5.264.104 voti validi, il Grande Polo Patriottico (GPP) “Simón Bolívar” ha ottenuto oltre 3.5 milioni di voti, cioè il 68% delle preferenze. La principale alleanza dei partiti di opposizione, composta da Acción Democrática (AD), Copei, CMC, AP ed El Cambio, ha ottenuto circa 945 mila voti, pari al 18%; VU, PV e VPA hanno ottenuto circa 220 mila voti, pari al 4%, mentre il PCV ha ottenuto quasi 145 mila voti, poco meno del 3%. Tanto dai riscontri degli accompagnatori e delle accompagnatrici internazionali, quanto dai resoconti del Consiglio Nazionale Elettorale è risultato netto il fatto che «la giornata elettorale è trascorsa in totale normalità e ha evidenziato il grande senso civico del popolo venezuelano».

Lo stesso processo elettorale, come si è accennato, era stato modificato con una apposita riforma della legge elettorale per rendere il processo complessivo ancora più trasparente e ancora più rappresentativo. Per quanto riguarda la composizione della nuova Assemblea Nazionale, i seggi sono stati portati da 165 a 277, in modo da adeguare la platea legislativa alla crescita demografica. Allo stesso tempo, è stato aumentato il numero dei deputati da eleggere con metodo proporzionale, passando dal 30% al 52% del totale, al fine di garantire una migliore rappresentanza delle diverse forze politiche del paese. Per quanto riguarda il meccanismo di voto, il processo elettorale, già molto avanzato sotto questo profilo, è stato reso completamente digitalizzato al fine di consentire un riscontro incrociato diretto tra il voto espresso nella postazione elettorale sul panel digitale e il tagliando associato univocamente al voto espresso ed emesso automaticamente dalla macchina digitale, che viene depositato nell’urna. Non solo un voto elettronico, univoco, ma anche un voto conforme ai protocolli di sicurezza imposti dalle misure di contenimento della pandemia da coronavirus.

È questa una delle sfide che il nuovo Parlamento sarà chiamato ad affrontare: sul versante politico, il recupero di legittimità del Parlamento ed il consolidamento delle istituzioni costituzionali; sul versante economico, il rilancio dell’economia, respingendo la guerra economica e i continui tentativi di destabilizzazione e di sabotaggio posti in essere dagli Stati Uniti; sul versante sociale, il consolidamento delle missioni sociali bolivariane e gli ulteriori sforzi per il contrasto alla pandemia.

Come ha ribadito nel suo messaggio di inizio anno il presidente Nicolás Maduro, infatti, il Venezuela, nel solo 2020 ha subito «innumerevoli azioni paramilitari e terroristiche, più di 300 sanzioni illegali», guidate dagli Stati Uniti e dai loro alleati, con l’effetto, tra gli altri, di ostacolarlo nell’accesso ai medicinali e alle forniture sanitarie di base; un’azione, questa, del tutto contraria al diritto internazionale e particolarmente insopportabile in tempo di pandemia.

«Il furto contro i beni della Repubblica Bolivariana, contro le ricchezze all’estero e il blocco delle principali fonti di reddito della società petrolifera PDVSA avevano l’obiettivo di farci arrendere davanti alle difficoltà. Le aggressioni economiche contro il popolo costituiscono un crimine contro l’umanità e lo abbiamo denunciato anche alle autorità della giustizia internazionale». Per poi concludere che «abbiamo dimostrato che la ricchezza nazionale può essere distribuita con un senso di giustizia e di uguaglianza. Che la democrazia può e deve essere reinventata per includere coloro che sono stati espropriati in passato dal capitalismo. Che lo sviluppo può essere raggiunto sradicando lo sfruttamento e ripristinando il diritto alla casa, alla istruzione, alla salute, alla cultura e alla identità, ma anche allo svago e a un lavoro dignitoso».