Il portavoce dell’ASviS, Enrico Giovannini: “Di fronte alla crisi che ha investito i giovani e il mondo dell’istruzione urgono politiche per recuperare il tempo didattico e di socialità perduto, per prevenire un ulteriore calo di competenze, contenere le disuguaglianze e tutelare la qualità educativa”.

Roma, 23 gennaio 2021 – Sul fronte dell’educazione l’Italia è in ritardo rispetto alla media europea e la pandemia aggrava la situazione, soprattutto al Sud. Come emerge dal Rapporto ASviS 2020, l’emergenza sanitaria ha impattato fortemente sull’Obiettivo 4 dell’Agenda 2030 “Istruzione di qualità”. Durante i mesi del lockdown, infatti, circa 3 milioni di studenti di età compresa tra 16 e i 17 anni hanno avuto difficoltà a seguire le lezioni a distanza (Dad), soprattutto per mancanza o inadeguatezza dei dispositivi informatici in famiglia. Tale situazione è particolarmente accentuata nel Meridione, dove interessa circa il 20% dei minori (fonte Istat). Si tratta di un fenomeno particolarmente grave dato che la crisi aumenta la probabilità di abbandono scolastico, soprattutto nelle fasce più vulnerabili della popolazione. L’interruzione delle normali attività didattiche ha inoltre ricadute negative sui processi di insegnamento e apprendimento, oltre che sulla capacità di inclusione e sul livello di competenza degli studenti.

La situazione del nostro Paese non era comunque soddisfacente anche prima dello scoppio della crisi. Come mostra l’andamento dell’indicatore composito nel periodo 2010-2019, la situazione è migliorata sensibilmente fino al 2014 per poi peggiorare a causa del calo della partecipazione culturale, delle competenze di base in lettura e di un più basso tasso di partecipazione alle attività educative dei bambini di cinque anni (-4,1 punti percentuali in 8 anni). L’Italia si trova ancora in una posizione di grave ritardo rispetto alla media europea per tutti gli indicatori analizzati, differenza che risulta particolarmente ampia per il tasso di istruzione terziaria, pari al 27,6% nel 2019 rispetto al 41,6% medio europeo.

A livello europeo, il grafico che segue mostra le differenze tra i Paesi: il valore massimo dell’indice composito è raggiunto dall’Irlanda, quello minimo dalla Romania, con una differenza di oltre 33 punti. Tranne l’Olanda e la Bulgaria, tutti i Paesi presentano miglioramenti rispetto al 2010, in alcuni casi (Polonia e Portogallo) molto consistenti. Tre Paesi (Grecia, Bulgaria, Romania) evidenziano un considerevole ritardo rispetto alla media europea, dovuto alle minori competenze di base e ad una bassa partecipazione alle attività educative nella prima infanziaL’Italia si colloca tra gli ultimi posti non solo per il tasso di laureati, ma anche per un basso tasso di occupazione dei neolaureati, pari al 56,5% rispetto a una media europea dell’81,6%, superiore solo a quello della Grecia.

Gli indicatori relativi alle competenze in lettura e alla partecipazione degli adulti alla formazione sono quelli che più condizionano le disparità tra i Paesi analizzati.

Le proposte dell’ASviS su “Istruzione di qualità”

  • Introdurre urgentemente misure economiche e strategie organizzative e didattiche volte a contenere l’esplosione delle disuguaglianze, esacerbate dalla crisi.
  • Garantire una formazione iniziale aggiornata e un reclutamento tempestivo del personale docente, in grado di assicurarne la qualità della formazione, due aspetti fondamentali e strettamente connessi del sistema di istruzione.
  • Ripensare gli spazi di apprendimento, investendo sull’edilizia scolastica (e universitaria) coerentemente con gli obiettivi didattici del 21° secolo e in migliore sintonia con i requisiti della sostenibilità.
  • Rafforzare la qualità dei “patti educativi territoriali”, opportunità per valorizzare la scuola pubblica e la sua collaborazione con il territorio, per favorire la partecipazione degli alunni e delle famiglie, nonché per la cura e l’inclusione delle fragilità; occorre pertanto stimolare e incoraggiare una maggiore libertà per ogni autonomia scolastica di selezione e di reclutamento delle competenze più coerenti con la propria offerta formativa.
  • Potenziare le leve già previste per il sostegno del diritto allo studio e avviare una riflessione più generale sulla più opportuna ripartizione della spesa per l’istruzione superiore tra pubblico e privato (a carico delle famiglie), tenendo presente che negli ultimi 15 anni l’Italia è tra i Paesi Ocse che hanno visto maggiormente diminuire la quota pubblica e di riflesso crescere quella privata.

Il tema dell’istruzione, tra cui il potenziamento della didattica e il diritto allo studio, è stato affrontato questa mattina, alla vigilia della giornata internazionale dell’istruzione, dalla rete educAzioni, che coordina 10 reti nazionali, tra cui l’ASviS, che comprendono centinaia di associazioni, ordini professionali, sindacati, organizzazioni di società civile. In vista del Piano italiano di Ripresa e Resilienza (Pnrr), la rete avanza alcune proposte (in allegato) e mette a disposizione le proprie conoscenze soprattutto affinché gli interventi previsti siano realizzati con modalità che coinvolgano l’intera comunità educante, dalle famiglie, alle organizzazioni di cittadinanza, alle imprese del territorio.

Guarda tutte le proposte dell’ASviS su “Capitale umano, salute ed educazione

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