Dopo un acceso dibattito durato oltre 12 ore, il Senato Argentino ha approvato la legge per la legalizzazione dell’interruzione volontaria di gravidanza (Interrupción Voluntaria del Embarazo- IVE) proposta dal Governo. La votazione, raggiunta dopo 15 anni di mobilitazioni, rappresenta un momento storico per il paese e per l’America Latina.

di Giada Coleandro
fotoreportage Julieta Morbidoni (Santa fe)

In seguito alla votazione favorevole della Camera dei deputati in merito alla legge proposta dal Governo per l’interruzione volontaria di gravidanza, il 29 dicembre le Senatrici e i Senatori argentini si sono riuniti, in presenza e in remoto, per discutere dell’approvazione della conversione in legge.

Dopo una lunga e accesa discussione, andata avanti per oltre 12 ore, nelle prime ore della mattina del 30 dicembre il Senato ha espresso la propria approvazione alla legalizzazione dell’aborto con 38 voti a favore, 29 contrari, 1 astenuto e 5 assenti.

La legge consente di abortire non soltanto in caso di stupro o in presenza di problemi di salute per la donna e il feto, ma in qualsiasi circostanza entro le 14 settimane di gestazione. La maggior parte dei voti favorevoli è stata apportata in maniera trasversale dalle senatrici, dimostrando come il tema sia stato riconosciuto centrale per i diritti delle donne in tutte le Province del Paese. Coloro che invece si sono espressi contrari hanno sostenuto le proprie posizioni sulla base della difesa del diritto alla vita del feto, oltre che della donna.

L’approvazione della proposta l’include l’Argentina nello scarno elenco dei paesi dell’America Latina in cui l’aborto è legale. E’ per questo che si tratta di una vittoria storica della Campagna per la legalizzazione dell’aborto. Un’avventura lunga 15 anni che ha reclamato il diritto all’aborto legale, sicuro e gratuito con il motto “Educazione sessuale per decidere, anticoncettivi per non abortire e aborto legale per non morire”, mobilitandosi in tutte le Province del Paese, coinvolgendo donne di tutte le età, dal centro delle metropoli ai quartieri più svantaggiati.

 

In questa giornata storica-come due anni fa quando la legge era stata respinta proprio nel Senato- i fazzoletti, pañuelos, verdi hanno invaso le strade della capitale argentina e la piazza del Congreso, accompagnando il dibattito in attesa del verdetto finale. I senatori e le senatrici che si sono espressi a favore della legalizzazione dell’aborto hanno ripreso le posizioni delle attiviste che da anni denunciano che l’aborto in Argentina venga continuamente praticato, con conseguenze diverse a seconda delle possibilità economiche. Più volte, infatti, le attiviste della Campagna e del movimento femminista Ni Una Menos avevano sottolineano  che l’aborto sicuro fosse la cristallizzazione di un privilegio di classe. Infatti: le donne che possono permettersi di affrontare le spese, abortiscono in clinica senza mettere in pericolo la propria vita, mentre coloro che non possono accedere alle cure private, e che non dispongono delle informazioni per evitare rimedi insicuri, ricorrono all’aborto clandestino, con conseguenze rischiose per la propria salute. Proprio per questa ragione è stata sempre sottolineata l’importanza di inquadrare il diritto all’aborto nell’ambito della giustizia sociale, asserendo l’obbligo dello stato di farsene carico attraverso il sistema di salute pubblica. Con l’approvazione della legge quindi lo Stato argentino diventa garante di questo diritto, con l’obbligo di assicurare a tutte le donne la possibilità di scegliere liberamente se continuare la gravidanza o interromperla.

Questa giornata rappresenta senza dubbio un giorno di festa per tutte coloro che hanno lottato per questo successo, la mobilitazione delle donne e delle attiviste non si esaurisce con l’approvazione della legge. L’esperienza del vicino Uruguay e di Paesi come l’Italia dimostra come la sanzione di una legge non sia sufficiente a erodere la cultura patriarcale e la violenza che questa esercita sui corpi delle donne. Ma quello che la Marea Verde argentina ci ha insegnato è che la lotta paga e che il femminismo intersezionale rappresenta la forza globale attorno a cui unirsi per portare avanti le lotte contro l’oppressione e lo sfruttamento.