In Italia a fasi alterne si riapre il dibattito sul contrasto all’evasione fiscale e sulla possibilità o necessità di un’imposta patrimoniale. Sembrano due temi distinti: da una parte scovare chi viola la legge e dall’altra chiedere ai più ricchi un contributo più elevato. Eppure c’è un nesso evidente: è logico pensare che chi ha evaso le imposte possa aver accumulato un significativo patrimonio.
Se in Italia potessimo azzerare l’evasione fiscale non avremmo bisogno di discutere di imposte patrimoniali. Non solo: il debito pubblico non esisterebbe. Come è stato dimostrato da un recente studio su “fisco & debito” di Cadtm, dato che in Italia l’evasione e l’elusione fiscale ammontano a circa 120 miliardi di euro ogni anno, cioè il 7,3% del PIL, applicando questa percentuale negli ultimi 40 anni otteniamo una cifra superiore ai 3.000 miliardi di euro, di molto superiore al debito accumulato, interessi compresi.
Il problema sta nel fatto, come è ampiamente noto, che anche gli evasori votano. Il che spiegherebbe almeno in parte perché la lotta all’evasione trovi molti ostacoli. Per questo motivo periodicamente si ripropone l’ipotesi di una patrimoniale, con l’obiettivo di mettere qualche toppa ai buchi di bilancio.
Di per sé un’imposta patrimoniale sarebbe assolutamente in linea con la Costituzione italiana, che all’art. 2 stabilisce come “dovere inderogabile” la solidarietà economica. Significa che chi ha di più, deve aiutare chi ha di meno. Ma di solito le imposte patrimoniali sono sbagliate per almeno due ragioni: sono proporzionali, mentre dovrebbero essere progressive (come indica l’art. 53 della Costituzione), e sono ignoranti, poiché non distinguono tra patrimoni di persone oneste e patrimoni illegittimi, cioè accumulati da evasori, corrotti e mafiosi.
I rimedi non mancherebbero. Nelle banche dati dello stato italiano da almeno un quarto di secolo ci sono tutti i dati dei contribuenti. Basterebbe predisporre un algoritmo che mettesse a confronto redditi e patrimoni (tenendo conto delle successioni ereditarie), per verificare la congruità tra ciò che si guadagna e ciò che si possiede. Se venisse fatto in modo sistematico, si renderebbe assai più complicata la vita agli evasori e si potrebbe procedere al sequestro o almeno all’applicazione di un’imposta per i patrimoni di cui non si è in grado di dimostrare la provenienza. Perché se si ricorre ad una patrimoniale, deve essere realizzata secondo i criteri di equità e giustizia.
Talvolta sarebbe utile ricordare che anche gli onesti votano, con la speranza che siano più numerosi degli evasori.