Prima della nuova fase di chiusura dei musei, dedico una tappa di ricerca alla Casa di Goethe , unico museo pubblico tedesco fuori della Germania che sin dal 1997 rianima le stanze dell’appartamento romano dove  Johann Wolfgang Goethe soggiornò insieme al pittore Johann Heinrich Wilhelm Tischbein durante una parte del suo celebre “ Viaggio in Italia ”.

In questo periodo, la piccola casa-museo ospita la mostra “ Piranesi oggi / Piranesi heute: Vedute e Capricci ” che si inserisce nell’ampio quadro delle iniziative organizzate in tutta Italia per celebrare il trecentesimo anniversario dalla nascita di Giovanni Battista Piranesi (1720-1778), innovativo incisore, architetto e scenografo, passato alla storia in particolare per il carattere innovatore impresso alla tradizione prospettica settecentesca della veduta monumentale. Tra gli eventi collegati, attualmente tutti in via di sospensione in ottemperanza al decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri del 3 novembre 2020 relativo alle ultime misure per il contenimento dell’emergenza sanitaria, si segnala la mostra “ Giambattista Piranesi. Sognare il sogno impossibile ” presso l’Istituto Centrale per la Grafica di Roma, “ Piranesi Roma Basilico ” che avrebbe continuato ad animare le sale della Galleria di Palazzo Cini a San Vio (Venezia) fino al 23 novembre e l’esposizione di 28 incisioni originali in corso di preparazione a Tivoli in una sezione della mostra in allestimento sulle ville romane tiburtine.

L’atmosfera raccolta della Casa di Goethe permette al pubblico in visita, garantendo un’ampia sicurezza dati gli accessi contingentati, di poter apprezzare la modernità dell’opera di Piranesi in stretta connessione con il valore attuale dei suoi insegnamenti e con l’influenza per la sua epoca riconosciuta dallo stesso Goethe che, rapito dal “concetto colossale” dei monumenti riprodotti nelle incisioni e affascinato dai suoi lavori, seppur non sempre concorde con l’espressività delle vedute , ricorda puntualmente nella monumentale opera “ Viaggio in Italia ”  ( Italienische Reise, 1816 – 1817) con espressioni del tipo “ di cui Piranesi ci ha favoleggiato con tanta abbondanza di effetti ”, in particolare per quanto riguarda le visite ai siti dell’antica Roma. Sono proprio questi ultimi a costituire la parte più consistente dell’esposizione e si accompagnano a uno struggimento nostalgico e a tratti impotente che riporta, nelle descrizioni degli artisti contemporanei selezionati in accostamento alle opere di Piranesi, tutta la costernazione rispetto alla cura insufficiente, quando non denigratoria, del patrimonio culturale ereditato da un glorioso passato ma non rispettato in quanto tale che contraddistingue le società contemporanee. Queste ultime appaiono, infatti, scialbe e cieche rispetto alla sontuosità e alla superiorità delle antiche civiltà che le incisioni piranesiane cercano di fermare nel tempo e nella storia lasciando un solco inamovibile.

Irremovibile come un innamorato, punta il dito contro un presente irriflessivo, la cui terribile stupidità, scrive instancabilmente nei suoi pamphlet, dovrebbe far disperare chiunque sia consapevole dell’immensa superiorità del passato ” – nelle eloquenti parole della scrittrice e disegnatrice Judith Schalansky, che nel suo ultimo libro “ Inventario di alcune cose perdute” (Nottetempo, 2020), dal quale sono tratti i brani inclusi nel percorso espositivo, prosegue ricordando come “ da queste rovine eloquenti l’architetto, che non costruirà neanche un edificio in vita sua, progetta la pianta di un passato vagheggiato e al tempo stesso la visione di un’opera completamente nuova che, trasposta nelle sue incisioni su rame, avvince più persone di quanto possa fare qualsiasi costruzione saldamente ancorata alla realtà .”

La mostra Piranesi oggi / Piranesi heute: Vedute e Capricci era stata inaugurata da appena due settimane e sarebbe dovuta proseguire fino al termine del mese di febbraio, ma ci si augura possa riaprire presto le porte ai visitatori e beneficiare di una proroga.

La curatrice Maria Gazzetti si è interrogata sulle reazioni degli artisti di oggi di fronte al mondo antico e sull’attualità del dilemma, anche attraverso opere in parte realizzate appositamente per questa esposizione, che vede scontrarsi il sogno della perfezione del passato con la decadenza e le rovine di un presente contraddistinto da superficialità e trascuratezza.

Tra le opere esposte al pubblico non appena le sale potranno riaprire, figurano quaranta incisioni accostate a fotografie e creazioni di artisti contemporanei, tra i quali figurano Gabriele Basilico , Sebastian Felix Ernst , Flaminia Lizzani , Elisa Montessori e Gloria Pastore, intorno al tema centrale dell’esposizione incentrata proprio sull’insegnamento di Piranesi agli allievi del suo tempo così come l’ispirazione che la sua figura rappresenta per i e le giovani di oggi celebrandolo come un vero e proprio maestro d’arte e di veduta . Le parole di un’artista come Gloria Pastore ben rivelano la potenza di questa figura esemplare descrivendo un Piranesi visionario il cui “ pensiero ha attraversato il tempo. Aggiungendo e sognando, sia nel pennello che nella scultura, mi sono resa conto che un pensiero crea una continua contaminazione positiva in altri punti di interesse. Una sorta di ipertesto in un dilemma costante di creatività e ricerca nel tempo ” che permea il carattere speculativo, interpretativo e utopico delle sue opere. Altrettanto evocativa è l’esperienza di apprendimento racchiusa nelle parole di un’altra delle artiste coinvolte nel percorso espositivo ovvero Elisa Montessori (Capriccio, 2020) che descrive “ come una mosca che si appoggia su queste superfici e stampe, collo sguardo ravvicinato cerco quello che la mano di Piranesi produce, vado alla ricerca del suo procedere, del senso di composizione formale. Posso solo ammirare, attratta da quello che la mano ha fatto. Cerco un approccio fisico, la sua esigenza del fare ancor prima del produrre .”

Oltre a me, a rendere omaggio alle ultime ore di Piranesi nella Casa di Goethe prima della chiusura, speriamo realmente temporanea, Isabel e Didier che tengono a precisare: “ nous ne sommes que des voyageurs ”.

Questa coppia innamorata dell’arte e della storia, nella discrezione dello sguardo pronto a rubare l’ultima immagine per custodirla da lontano più di quanto il presente possa omaggiare in loco, esprime nel suo passaggio tutta l’attualità del segreto che Roma custodisce nelle mura dei palazzi intrisi di storia e di una forza internazionale che, pur sommessamente, continua ad abitarla e a difenderne, con impotenza e rispetto, l’eredità culturale e l’attrazione delle sue prospettive.