Promuovere e sostenere le esperienze delle amministrazioni italiane che mettono al centro la qualità e il benessere dei rapporti umani, nel rispetto del territorio e delle sue risorse naturali. È questo l’obiettivo dei Comuni Virtuosi, una rete di 130 enti locali sparsi su tutto il territorio nazionale. Ne abbiamo parlato con Marco Boschini, che da 15 anni coordina l’associazione.

La buona politica esiste ed è portata avanti da tutte quelle persone e amministrazioni che con passione e coraggio, spesso lontane dai riflettori dei media, attuano politiche virtuose per migliorare la qualità di vita delle persone e dell’ambiente. A testimoniarlo è la lunga esperienza dei Comuni Virtuosi, una rete di 130 comuni italiani coordinata da Marco Boschini che a distanza di qualche anno dalla nostra ultima intervista Daniel Tarozzi ha risentito per fare con lui il punto della situazione, nella prima puntata del nostro nuovo format “Dove eravamo rimasti”.

Marco Boschini vive a Parma, è stato consigliere e assessore a Colorno, località del parmense, dal 2005 è il coordinatore dei Comuni Virtuosi, associazione che opera a favore di una armoniosa e sostenibile gestione dei territori sperimentando buone pratiche attraverso l’attuazione di progetti concreti legati alla gestione del territorio, all’efficienza e al risparmio energetico, a nuovi stili di vita e alla partecipazione attiva dei cittadini.

«I Comuni Virtuosi in questo anno particolare e unico festeggiano i primi 15 anni di attività – racconta Marco – Un traguardo importante perché testimonia che la buona politica esiste, nella testa e sulle spalle di persone che nonostante le tantissime difficoltà che si incontrano ogni giorno provano a costruire dei processi concreti di cambiamento dal basso, con una visione del futuro ed i piedi ben piantati per terra».

«Queste buone pratiche – continua Marco – hanno un motore potentissimo, ovvero l’entusiasmo delle persone che le portano avanti. Sono persone spesso con grandi differenze – a livello di cultura, formazione e convinzioni politiche – ma accomunate dalla curiosità, dalla voglia di mettersi in gioco, con una giusta dose di umiltà e paura positiva che spinge a ponderare ciò che si fa e a mettersi in discussione ogni volta, anche quando si ha la convinzione di essere nel giusto. Facendo le cose insieme e coinvolgendo i cittadini, come prassi quotidiana, si può migliorare la qualità della vita della comunità che si sta amministrando. Quando ci sono amministratori entusiasti anche il Comune con meno risorse può rinascere grazie a questa spinta emotiva».

Per sostenere concretamente i comuni, l’associazione porta avanti molte iniziative di supporto nelle fasi di progettazione, nel reperimento di risorse e nella promozione turistica. «L’obiettivo è quello di dare visibilità a queste esperienze, affinché possano essere conosciute e replicate. Dobbiamo fare in modo che dalla somma delle piccole e grandi esperienze virtuose diffuse sui territori possa nascere un paradigma diverso. Oggi più che mai è necessario un contagio positivo e costruttivo». Non a caso “Vietato non copiare” è uno degli slogan dell’associazione, che Italia che Cambia ha fatto suo, per sottolineare l’importanza della diffusione di pratiche positive.

Qualche esempio? Marco ci parla del piccolo Comune di Biccari, in provincia di Foggia, dove durante i mesi del lockdown è stato ideato il progetto “PerDopo”, un buono spesa a favore di bar, pizzerie e ristoranti da utilizzare dopo l’emergenza. «Un altro bellissimo esempio di umanità e vicinanza alla propria comunità – continua Marco – è quello di Isabella Conti, sindaca del comune di San Lazzaro di Sàvena che quando è scoppiata l’epidemia ha lanciato il progetto sociale “Pronto, come stai?” che consisterà in semplici telefonate di compagnia per i sanlazzaresi più anziani e soli».

In riferimento alla crisi che stiamo vivendo, Marco commenta: «La crisi di quest’anno è sanitaria ma anche ambientale, sociale ed economica, e peggiorerà nei prossimi mesi. Nei comuni ci sono sempre più persone che hanno perso il lavoro e che hanno bisogno di servizi. Aumentano i problemi ma diminuiscono le risorse. Adesso si parla molto del Recovery fund: come vogliamo usare questi soldi? Per tenere in piedi un modello di società sbagliato e che non funziona o vogliamo utilizzarli per gettare le basi per un cambiamento radicale?».

«Una “grande opera” per i piccoli Comuni – continua Marco – sarebbe quella di dotarli di una connessione internet dignitosa che consenta ad esempio ad una giovane coppia di trasferirsi e lavorare lì. La normalità è fare in modo che le persone possano vivere anche in questi posti per mettere in relazione città e borghi e sperimentare un modo diverso di vivere il tempo».

E proprio una riflessione sul tempo ha dato vita ormai da qualche anno ad un bellissimo evento organizzato ogni anno dall’associazione dei Comuni Virtuosi, e di cui Italia che Cambia ha avuto il piacere di essere tra i mediapartner per alcune edizioni: il Festival della Lentezza.

L’ultima edizione del Festival della Lentezza (Foto di Pierangela Flisi)

«Il Festival – spiega Marco – nasce dall’intuizione di costruire un ragionamento intorno al nostro rapporto individuale e collettivo con il tempo. La maggior parte di noi vive una quotidianità spesso caotica frutto di una serie di impegni che incastriamo nelle nostre agende e che ci portano a vivere sempre più in affanno, tralasciando gli aspetti più importanti della nostra vita, come gli affetti. Abbiamo quindi provato a dar vita ad uno spazio in cui mettere insieme tutte le alternative sostenibili, partendo dal presupposto che l’attuale modello di sviluppo che ci vede complici più o meno attivi ha fallito miseramente la sua missione. Dalla fine dello scorso abbiamo creato un’associazione parallela a quella dei Comuni Virtuosi che ora gestisce questa manifestazione, un evento che si declina in tante iniziative che si svolgono durante l’anno».

Il Festival della Lentezza non è l’unica iniziativa culturale portata avanti dall’associazione dei Comuni Virtuosi. Nell’ultimo anno e mezzo è stato realizzato il documentario “Sogni comuni” che racconta alcune delle esperienze virtuose. È stata poi realizzata la mostra fotografica “L’Italia che ci guarda”, che nei limiti delle misure imposte dal covid sta girando i comuni visitati dal fotografo Ginelli che ha intrappolato volti e ruoli. Inoltre, con l’attore Giulio Cavalli è stato prodotto un monologo teatrale. Il titolo? Se si insegnasse la bellezza

 

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