Al numero 7 di via Anfiteatro, traversa di corso Garibaldi, a Milano, c’era uno stabile fatiscente di quattro piani che fu demolito nel 2007. Per tredici anni al suo posto rimase uno sterrato recintato di meno di 500 metri quadri (a voler essere larghi), chiuso tra due palazzi e a ridosso di altri tre. Il terreno in origine era comunale, ma un bel giorno fu venduto ad una banca. Qualche tempo dopo la banca lo rivendette a un’impresa edile. L’impresa decise di “ricostruire lo stabile demolito”. Così, su un terreno poco più grande di un fazzoletto, rischia di sorgere uno stabile di dieci piani, più tre piani interrati per i garage, che ospiterà monolocali di lusso (microliving, come si dice oggi).

Insomma, per farla breve, la volumetria dello stabile demolito tredici anni fa verrà riprodotta in verticale e non in orizzontale. Così si potrà giungere alla vertiginosa altezza di oltre trenta metri. A questo punto è evidente che si pongono molti problemi, ma a noi preme trattarne uno solo. Immaginare che quello spazio, saldato a un giardinetto contiguo, possa diventare un parco giochi per bambini, come il giardino Pippa Bacca di Corso Garibaldi, sembra pura utopia, ma vi pare “armoniosa” la presenza di un palazzo di dieci piani in una vecchia via del quartiere Garibaldi dove gli altri stabili non superano il quinto piano, abbaini compresi? Tutto questo in pieno centro storico. Non si tratta di un problema da ricchi, ma del rispetto dell’identità di Milano.

La trivella in azione vicino ai balconi del palazzo contiguo, senza alcuna protezione per le persone che potrebbero affacciarsi

L’Amministrazione Comunale, per voce dell’Assessore all’Edilizia, ritiene che la costruzione di questo stabile serva a contrastare un degrado dell’area menzionata «… al fine di non creare situazioni di rischio verso gli abitanti e i cittadini. La scelta di valorizzare le aree pubbliche consentendo a soggetti privati di poterle trasformare attraverso i diritti edificatori legittimi, trova riferimenti nei principi riqualificativi con le dovute attenzioni …».

Tutto chiaro. Si riqualifica un’area anche per la sicurezza dei cittadini, ma allora la domanda diventa fin troppo facile: perché su un fazzoletto di terreno c’è bisogno di un palazzo di dieci piani? Cinque piani (in armonia con gli altri stabili della strada) non sono sufficienti? Con uno stabile di cinque piani i cittadini si sentirebbero, forse, meno sicuri?

Temistocle Villoresi