E dopo la guerra alla cannabis light iniziata da Salvini, anche l’attuale Ministro della Salute rincara la dose (facendo un gioco di parole). Il cannabidiolo, molecola della Cannabis che a differenza del THC non è psicoattivo, è stato inserito all’interno della tabella dei medicinali del Testo Unico delle sostanze stupefacenti.

Il CBD è un cannabinoide non psicoattivo che, legandosi ai recettori CB2 che si trovano sulle cellule T del sistema immunitario e a livello del sistema nervoso centrale, stimola i recettori stessi incidendo un’azione anti-infiammatoria e immunomodulatrice. L’esatto opposto di ciò che potenzialmente può provocare il THC. Innumerevoli studi scientifici hanno orami confermato che questa sostanza non crea dipendenza ma possiede importanti capacità rilassanti, antinfiammatorie, antidolorifiche, anti-ansiolitiche, antiepilettiche e antiossidanti.

Il cannabidiolo riduce significativamente due importanti forme di ansia, ovvero il disturbo ossessivo compulsivo e quello post-traumatico. È particolarmente efficace come antipsicotico usato anche per combattere insonnia e depressione. I prodotti a base di CBD riducono il senso di nausea e hanno un alto grado di digeribilità, stimolano l’appetito e alleviano i dolori. Per questo vengono efficacemente utilizzati come coadiuvanti nelle terapie antitumorali e come sostegno nel trattamento dell’HIV. Hanno un effetto rilassante e sedativo, riducono infiammazioni, tensioni ed alleviano la sintomatologia dolorosa derivante da molte patologie. I suoi prodotti sono un metodo efficace di prevenzione primaria e di contrasto alla glicemia e al diabete. Il CBD, grazie alle sue proprietà antinfiammatorie, costituisce un valido aiuto nel trattamento di patologie della pelle come la psoriasi, aiuta a curare l’acne e idrata la cute grazie agli acidi grassi essenziali. Inoltre, grazie agli antiossidanti che combattono i radicali liberi, svolge un’importante protezione del cervello da patologie neurodegenerative durante la terza età.

Insomma, un potenziale terapeutico ampiamente riconosciuto dalla comunità scientifica dal momento che viene impiegato per il trattamento di diverse patologie e che, non producendo effetti psicotropi, è legale nella maggior parte dei paesi del mondo.

Una scelta illogica e antiscientifica quella varata dal Ministro della Salute Speranza dal momento che il CBD non è una sostanza stupefacente. Questa decisione penalizzerà gravemente tutto il settore della coltivazione della canapa, lasciando così campo aperto ai soliti colossi farmaceutici. Questa decisione produrrà inevitabilmente storie di malagiustizia e di malasanità, come quella di Federico Pellegrini, artista e pianista che ha scontato 50 giorni in prigione più il resto a domiciliari, per la sola colpa di essere affetto da fibromialgia, una grave malattia degenerativa, che alleviava con farmaci cannabinoidi, dal momento che i suoi dolorosissimi sintomi si possono alleviare solo con cannabinoidi, oppiacei ed altri rimedi.

Mentre in tante parti del mondo si supera il proibizionismo, l’Italia si pone sempre in leggera controtendenza.