Quando mi sveglio la mattina cerco di capire in che mondo sto vivendo.

Sono un tipo curioso e credo che questa sia una buona caratteristica per fare il giornalista, anche per diletto, come faccio io. In più a farlo per diletto, senza nessun interesse economico, non subisco molti di quei condizionamenti che limitano spesso le possibilità di parlare di alcuni temi con libertà.

Così tutte le mattine leggo i giornali, guardo un po’ di news in TV, ascolto la radio, navigo sui socials e cerco di capire in che mondo siamo finiti e, soprattutto, come lo stanno raccontando i media.

Quindi, negli ultimi giorni, mi sono imbattuto in alcune notizie, sicuramente poco riportate, che hanno destato la mia attenzione e che spero destino anche l’attenzione dei lettori.

Cinesi

Ieri La Gazzetta del mezzogiorno, citando l’ANSA  riportava il fatto che “a Qingdao sono stati fatti tamponi su 4,32 milioni di persone, poco meno della metà dei 9,4 milioni di residenti della città portuale dello Shandong”; questo a fronte del rilevamento nello scorso fine settimana di una dozzina tra positivi e malati. Contano di terminare lo screening della popolazione intera della città in una settimana. E’ esattamente le stessa procedura adottata qualche tempo fa a Pechino ed è simile a quella adottata a suo tempo a Wuhan.

Data la situazione assolutamente sotto controllo esistente attualmente in Cina (per approfondimenti consultare le ultime notizie sul portale ANSA) viene da chiedersi perché una tale strategia non venga rapidamente adottata nel resto del mondo. Costa caro fare i test? A me risulta che i prezzi di costo siano piuttosto contenuti, magari c’è un problema organizzativo: i test in Cina li fanno le istituzioni sanitarie e li forniscono industrie di stato senza fini di lucro. Succede solo in Cina: no, succede anche a Cuba, in Venezuela, a Mauritius, che io sappia ma, sicuramente, succede anche in altri paesi. Ma non sembra abbia molto spazio sui media.

L’ultimo video di Mauro Rango e i report dell’Istituto Superiore di Sanità

Ieri ho guardato l’ultimo video di Mauro Rango  fondatore di IppocrateOrg, movimento di cui abbiamo già parlato su Pressenza   e con cui collaboriamo nella diffusione di una corretta ed attenta informazione sulla pandemia. Nel video Rango mette l’accento sul fatto che le conoscenze sviluppate in questi mesi  ci permettono di mettere in campo strategie di cura del virus anche prima dell’arrivo dei vaccini e suggerisce l’opportunità di adottare misure di protezione che si concentrino sui soggetti a rischio.

Rango commenta anche l’ultimo recente studio dell’Istituto Superiore di Sanità intitolato “Caratteristiche dei pazienti deceduti positivi all’infezione da SARS-CoV-2 in Italia” con dati aggiornati ai primi di Settembre, sottolineando il fatto che la stragrande maggioranza di decessi è di persone “con covid” (i morti senza altra patologia sono 158 pari al 3,8% del totale) e, soprattutto,  come sia la concomitanza con  alcune patologie che aumenta sensibilmente le possibilità di un decorso grave e di decesso (malattie cardiovascolari, ipertensione, diabete), delineando in modo evidente le categorie a rischio.

La proposta dunque, da più parti, sembra quella di concentrarsi prioritariamente sulla protezione e la cura dei soggetti a rischio: malati e anziani. In tal senso viene anche dagli Stati Uniti la proposta di alcuni prestigiosi immunologi sintetizzata nella Dichiarazione di Great Barrington, anch’essa pubblicata da poco su Pressenza, sottoscritta da numerosi medici, scienziati, intellettuali e persone comuni.

Priorità ambientali

E’ finita domenica la settimana di ribellione in Italia di Extinction Rebellion; settimana svoltasi, è bene sottolinearlo, nel più rigoroso rispetto delle norme anti-covid; lunedì i militanti hanno ulteriormente protestato denunciando che nel decreto sviluppo ci sono ben pochi punti significativi verso la decarbonizzazione e verso norme efficaci nel combattere la crisi ecologica.

L’emergenza covid ha dimostrato, se ce n’era bisogno, che si possono prendere provvedimenti anche radicali (come il prolungato lockdown che abbiamo vissuto in Italia) che hanno avuto la concreta conseguenza di migliorare alcuni dati di inquinamento portando gli scienziati che calcolano l’overshoot day a spostarlo, per la prima volta da quando è calcolato, indietro rispetto all’anno precedente.

Cosa voglio dire: che il movimento ecologista (venerdì scorso i Fridays for Future hanno fatto il loro sciopero globale) sta sottolineando come la vera emergenza non è quella sanitaria ma ecologica e che il contrasto alla pandemia e le risorse corrispondenti dovrebbero essere dedicate e coordinate con riforme strutturali tese alla soluzione dei gravi problemi ecologici ed energetici che stanno arrivando.

La gratuità dei farmaci

Ieri abbiamo pubblicato l’interessante comunicato di Medici senza Frontiere  che sottolinea l’istanza portata avanti dai governi dell’India e del Sudafrica affinché in sede ONU si vieti di brevettare qualunque cura, farmaco o vaccino utile al contrasto del Covid-19 almeno finché non termini la pandemia. Un’istanza minima ma significativa che ricorda come sia inconcepibile e moralmente indecente pensare di fare soldi sulla salute delle persone.

Il Movimento Umanista porta avanti da almeno 40 anni la rivendicazione che la sanità debba essere pubblica, gratuita di eccellente qualità e di accesso a tutti; qualcosa che ai tempi è stata accolta con sorrisetti dedicati agli utopisti centomila volte ma ora vediamo che, nel corso del tempo, altre persone, movimenti, istituzioni e associazioni si sono unite a questa richiesta e che questa è giunta all’opinione pubblica anche se, non sempre all’opinione che si pubblica” (come direbbe Chomsky).

Il tema della gratuità e dell’accesibilità dei farmaci è stato più volte sollevato da numerose istanza, dagli stessi Medici Senza Frontiere , dalla campagna internazionale umanista #salutedirittouniversale , dalla lettera al Segretario Generale promossa dall’Agorà degli abitanti della Terra, in Italia da Medicina Democratica  e ora da questa iniziativa presso l’ONU.

Quali sono le notizie rilevanti?

Ho citato alcune recenti notizie che non mi pare abbiano avuto molto rilievo nella narrazione mediatica di questi ultimi giorni. Si suppone che i media dovrebbero pubblicare notizie rilevanti. Banale ma è così. 

Non sono rilevanti? Non affrontano il serio problema globale in cui ci stiamo trovando? Meglio parlare dei calciatori infetti, delle gaffes del il Ministro della Salute a una nota trasmissione televisiva,  ripetere  dati senza darne il contesto, la portata, senza paragonarli con altri dati, a volte senza nemmeno controllarne la veridicità?

Mi pare che sia in corso una divergenza globale tra due tendenze: quella di chi si preoccupa della salute delle persone e quella di chi si preoccupa del profitto a qualunque costo: queste due tendenze coinvolgono in egual misura persone, associazioni, movimenti istituzioni, governi e organi di informazione. Forse qualcuno cade nella trappola senza neanche rendersene conto, qualcuno lo fa coscientemente, qualcuno sa a chi deve rendere conto. Non siamo riusciti a proibire in televisione la pubblicità agli alcoolici pensate di riuscire a proibire quella sui prodotti farmaceutici?

Come coordinatore della redazione di un organo di informazione invito fortemente e con urgenza ogni attore dell’informazione a riflettere sul lavoro che sta facendo e sulla direzione che sta appoggiando. Se l’informazione abdica al suo ruolo di controllo degli altri poteri restandone invece succube perde la sua funzione sociale ed anche il senso profondo della sua azione.

Gli attori economici e politici che stanno giocando questa partita sono potenti e spesso in conflitto tra di loro.

Corrono in giro voci da controllare e che è serio pubblicare solo dopo verifica: governi da silurare, farmaci da vendere, bond da incassare. All’orizzonte un Essere Umano sempre più schiacciato, considerato un numero statistico, che vive in un pianeta sempre più in pericolo di diventare inabitabile; un Essere Umano un po’ sballottato e sconcertato da quel che sta accadendo, che ha bisogno di un salto evolutivo grande, ogni giorno più necessario.

Ed è bene, nel relazionarsi con gli altri, nell’occuparsi di persone e non di numeri, ricordare una vecchia frase di Silo: “In ogni poveraccio che incontrate per strada c’è qualcosa di molto grande. E quando quel poveraccio soffre c’è qualcosa di molto grande che invoca il cielo”.