Di Cristina Mirra

Un’altra esplosione a Kabul e, questa volta, ha preso di mira un centro per studenti universitari. L’attentato è avvenuto mentre sono in corso i negoziati di pace a Doha, in Qatar, che hanno la volontà, almeno sulla carta, di porre fine a questa infinita e disastrosa guerra di manovra che si prolunga da quasi due decenni in Afghanistan.
Oggi i talebani hanno aumentato i loro attacchi terroristici e contrattacchi contro i civili.
Il conflitto si è intensificato in 26 province in Afghanistan, ma nessuna trattativa ne eventuale risultato sui colloqui di pace a Doha viene seguito dai media mainstream.
Le autorità afghane sono deboli al momento e non riescono a proteggere i civili, e soprattutto: la strategia si sta facendo “pulizia etnica” nei confronti degli Hazara, il gruppo etnico più perseguitato e riconosciuto come il popolo più pacifico e civile del paese che viene continuamente preso di mira sia dai talebani che dagli estremisti del governo.
Dall’inizio dei negoziati con i talebani, gli Hazara sono rimasti l’obiettivo principale perché rappresentano i pilastri della democrazia e il messaggio degli estremisti è esplicito: “Tolleranza zero nell’accettare i progressi compiuti verso la pace”. “Le atrocità riportate nei confronti degli Hazara continuano a preoccupare tutti noi” dice Hoor Arifi di Diaspora Networks. “Pertanto, alla luce di tutti i terrori inflitti a questo gruppo etnico che si rigenera dalle pagine più profonde della storia dell’Afghanistan, intendo organizzare un team internazionale di intellettuali, avvocati e cittadini informati, per mettere insieme una squadra che lavora alla presentazione, alle Nazioni Unite, di un documento contro la pulizia etnica, sotto il capitolo dei diritti umani”.
Tutti questi orribili crimini contro l’umanità stanno accadendo nel 21 ° secolo, dove la NATO, l’ONU e gli USA sono ancora presenti in Afghanistan con la volontà di far proseguire una guerra senza senso. Quel che è ancora peggio è che non c’è stata attenzione da parte media mainstream, ne adeguata ne minima sull’importanza di porre fine a questo conflitto e all’occupazione occidentale.
Non si tratta solo della questione del tentativo di sradicare un gruppo etnico in Afghanistan, ma di porre fine ad una guerra di aggressione al popolo afghano che si protrae da oltre18 anni.
Se qualcuno è interessato a conoscere o collaborare a questo progetto può mettersi in contatto con Hoor Arifi sulla sua pagina Facebook. L’iniziativa è organizzata dalla Rete studentesca afghana della diaspora.

L’articolo originale può essere letto qui