“Dopo aver soccorso 83 persone in acque internazionali lo scorso 8 settembre e dopo aver atteso invano l’assegnazione di un porto di sbarco sicuro, più volte richiesto alle autorità maltesi competenti del coordinamento del soccorso, la Open Arms si è diretta verso altre due imbarcazioni alla deriva insieme allo staff di Emergency che prosegue nel suo lavoro di assistenza medica a bordo. Un secondo soccorso è stato dunque effettuato nella notte di giovedì 10 settembre: sull’imbarcazione in condizioni precarie sono state recuperate 77 persone, tra cui 11 donne e due bambini piccoli da Ghana, Bangladesh, Nigeria, Senegal, Mali e Namibia con lesioni da ustione gasolina.

Una terza operazione di soccorso si è poi conclusa nel pomeriggio di oggi nella zona Sar maltese. Anche in questo caso l’imbarcazione era alla deriva, le 116 persone a bordo, tra cui 2 donne, viaggiavano da 3 giorni sprovviste di cibo e di acqua e, come conferma Emergency, si trovavano affamati, in condizioni di disidratazione grave, stato confusionale e debilitazione severa. L’imbarcazione ci è stata segnalata dalla nave mercantile Morning Crown che, per ore, è rimasta accanto alla barca senza prestare assistenza ai naufraghi, seguendo le istruzioni impartitegli dalle autorità maltesi. In questo momento il ponte della Open Arms ospita 276 persone, tutte bisognose di ricevere le cure necessarie in un luogo sicuro” annuncia Open Arms.

L’aggiornamento promesso stamattina da Mediterranea Saving Humans arriva con la notizia che “la Mare Jonio ha appena completato il trasferimento a bordo delle 27 persone da 38 giorni sulla Maersk Etienne. Il nostro Team Medico li ha trovati in gravi condizioni psico-fisiche ormai incompatibili con un’ulteriore permanenza sulla petroliera. Abbiamo già chiesto alle Autorità di Malta, responsabili di questo evento SAR del 5 agosto, di indicarci al più presto un porto sicuro di sbarco per queste persone che hanno urgente bisogno di cure. Fateli sbarcare. Hanno sofferto a sufficienza” conclude il post pubblicato nella pagina Facebook dell’Ong.