Madame Bernadette de Jauvre, Chan e Ning, Francesca, Tom, Little John, Anna. Erano tutti riuniti dietro le quinte per un altro spettacolo. C’era un silenzio sospeso nell’aria dopo che Anna e Little John erano tornati dalla tribù e avevano raccontato agli altri della possibilità di una nuova vita a nord dell’isola, dove avrebbero potuto essere se stessi, senza quella vita da circo. Nessuno commentò, restarono tutti pensierosi.

La vita al Museo delle Curiosità Vive non era male per molti di loro, che erano arrivati lì dopo essere sstati venduti dalle famiglie. Altri erano arrivati alla ricerca di sopravvivenza perché non erano ben accetti nei loro luoghi di origine – Anna si ricordava con nostalgia della casa a Lisbona, il suo ultimo ricordo d’infanzia.

La speranza di una cura non c’era più – gli indios non avevano nessuna soluzione magica per i peli sul viso di Little John, né per la taglia ristretta di Francesca o di Bernadette, o tanto meno per le ali di Anna. Avevano solo una spiegazione per le loro diversità: facevano tutti parte di una creazione divina del bene. Non tutti erano d’accordo o sembravano credere che dentro di loro ci fosse un conflitto eterno di forze e che la loro forma speciale fosse una cosa buona.

Non sarebbe meglio essere come tutti gli altri – figli dell’egoismo, della vendetta, dell’invidia?” Disse Chan, sotto lo sguardo critico di Ning. Questa volta, Ning sembrava d’accordo. “Qual è il vantaggio di essere frutto delle forze positive del mondo? essere così strano e anzi raccapricciante?” Disse Tom, che veniva presentato nello spettacolo come l’anello mancante tra l’uomo e la scimmia.

Anna girava per il camerino. Tutte le cose che stavano dicendo avevano senso. A cosa serve essere una cosa divina, un miracolo, se viviamo come estranei e “curiosità vive” – che senso aveva se le altre persone sembravano vivere così bene, senza ali, senza peli, con un’altezza normale e senza nessuna diversità?

Anna si ricordò del dottor Hans, quando gli aveva fatto la stessa domanda, nel carro, tornando dalla tribù “pensi che le persone normali siano felici, solo perché sono tutte uguali? Pensi che non avere le ali, o essere della stessa altezza degli altri, sia una garanzia di felicità? La felicità non sta nel corpo, ma nell’anima” aveva detto. “Tutti noi abbiamo le nostre ali e peli, dentro di noi. Abbiamo un sacco di cose che ci tormentano, di cui non riusciamo a liberarci facilmente. La differenza è che alcuni le hanno dentro e altri fuori, come differenze visibili”.

La catena di pensieri di Anna fu interrotta qualche minuto prima dello spettacolo, quella sera. Jack entrò nel camerino e tutti si spaventarono “Oh mio Dio lo sa già” sussurrò Madame Bernadette.

Come sta la bella india con le ali?” – domandò ad Anna. In quel momento tutti quelli che stavano uscendo dal camerino restarono paralizzati.

Anna, tremante, rispose: “Non so di cosa sta parlando” e concluse “india, io non sono india“.

Jack girò intorno a lei, che stava seduta su una sedia, al centro della stanza. “So cosa state tramando” disse Jack.

Sono venuto a dirvi che se volete andarvene, tutti in una volta, per andare a stare da questi indios ….. vi consiglio di farlo prima dell’inverno” disse, mettendo un pezzo di pelle di coniglio, come se fosse un mantello, ad Anna.

In quel momento tutti si guardarono di sottecchi. Non potevano credere che Jack fosse d’accordo sulla loro idea di andare dalla tribù.

Lei… lei…crede che possiamo andare” balbettò Little John.

Jack si accovacciò per parlare con Little John:

Credo che sia quasi un dovere aiutare i poveretti. Lo sapevate che tra poco tutta quella regione diventerà un bel parco? Non ci sarà più la tribù – nessuna anima vivente in quel posto. Io stesso ho dato qualche soldo, voglio costruirmi una bella casa là. Voglio liberarmi di tutta questa sporcizia” concluse.

Tutti rimasero molto sorpresi. Non era quella la reazione che si aspettavano. Chan guardò Ning “C’è qualcosa che non torna“. Ning ripeté “C’è qualcosa che non torna affatto

Mi sto già stufando di questo spettacolo” disse Jack “Voglio portare qui dalla Francia delle ballerine e rinnovare il teatro” disse girando intorno ad Anna, che lo guardava diffidente.

Per me, potete andare ad aiutare gli indios quando volete

Jack uscì dal camerino e tutti si misero a sussurrare e a chiedersi cosa stava succedendo. Sembrava una follia che lui fosse d’accordo che tutto il cast se ne andasse per aiutare la tribù – proprio gli indios, che lui vedeva come nemici pericolosi.

Quella notte Jack fece una visita allo sceriffo e fu lì che rivelò le vere ragioni della sua repentina benevolenza “Questi stupidi vivevano nella miseria – e io li ho riscattati. Con o senza il circo, sono dei disastri della natura. Gli ingrati pensano che vanno ad aiutare la tribù, ma mi guideranno fino alle grotte a nord. Sono anni che cerchiamo di arrivarci e nessuno sa esattamente dove si trovi l’entrata. Ora lo sapremo, entreremo lì guidati da una ragazzina con le ali e dagli altri curiosi casi umani” – sorrise.

Lo sceriffo constatò “Pirata una volta, pirata per sempre

Gli occhi di Jack brillavano “Ho sentito molte storie di oro. Senza saperlo ci guideranno fino a lì. Così tu li arresti tutti, ci liberiamo dagli indios e ci prendiamo tutto”.

Metà per uno?” Chiese lo sceriffo. “Devo mettere su una piccola squadra, sai com’è, gli indios sono armati

Jack prese una tazza dal tavolo “Certo comandante, quello che ti serve. Voglio che compri armi e munizioni. Organizza la tua truppa, ma non sarà necessario combattere. Resteranno intrappolati nella grotta, la facciamo saltare con la dinamite e lasciamo tutti quei selvaggi là dentro. Voglio solo i bambini perché mi è costato parecchio trovarli. Impareranno la lezione. Raddoppierò il pubblico del circo e inserirò anche qualche indio stregone”.

E concluse:

“Tu sarai il sindaco, pagherò pure uno scultore per fargli fare le nostre statue per il parco. Ne voglio una al centro, vicino a un lago, dove ci sia scritto: Jack, l’uomo più ricco del mondo, benefattore della città“.

 

(Continua nel prossimo capitolo)

Traduzione dal portoghese di Raffaella Piazza. Revisione: Silvia Nocera

 

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