Scrivo prima che le urne referendarie si aprano. Scrivo a futura memoria.
Quando si tratta di una modifica costituzionale bisognerebbe porsi soltanto una domanda: con la revisione avremo una Costituzione migliore?
Tutto in resto non c’entra o al limite viene dopo aver cercato di dare una risposta alla precedente domanda.
Se comunque si volesse ragionare sullo scenario politico del dopo referendum a me pare evidente che:
1) Se prevarranno i NO, si tratterà di una sconfitta dell’intera classe politica attuale, che ha votato quasi all’unanimità una riforma non accolta dagli elettori. Potrebbe essere un’occasione per comprendere quant’è vasta la distanza tra eletti ed elettori. E chissà che non cambi qualcosa in meglio…
2) Se prevarranno i Sì, è facilissimo prevedere che, soprattutto chi oggi non fa parte della maggioranza di governo sosterrà che a quel punto questo parlamento è stato di fatto delegittimato dagli elettori con il voto referendario. Non solo: se lo scopo della revisione costituzionale era quello di risparmiare, di conseguenza sarebbe del tutto logico scogliere le camere al più presto per mettere in atto il risparmio da subito, senza attendere la fine della legislatura.
Con ciò continuo a pensare che queste considerazioni politiche non debbano influenzare il voto referendario, perché la Costituzione viene prima della politica, del governo e del parlamento.