Il “Museo delle Curiosità Vive” è un’avventura che mischia fatti reali con la giornata magica di una ragazza con le ali e dei suoi amici fantastici – un nano nobile, una signora barbuta francese, e altri bambini, venduti come attrazione in uno spettacolo del “Grande Museo Americano”, una delle sale da spettacolo più grandi di New York. Il teatro-circo, costruito nel 1849, sarebbe diventato una delle attrazioni più di successo del XIV secolo, richiamando migliaia di visitatori in città e diventando il precursore dello show-business di Broadway.

Le attrazioni del Museo erano persone che erano nate diverse, che avevano qualcosa di strano nel corpo. Perché troppo esotiche per vivere in mezzo alla società, di solito venivano vendute dai loro genitori e parenti a compagnie di artisti itineranti. Ricchi commercianti viaggiavano per il mondo in cerca di bambini che potessero diventare attrazioni da circo.

L’immaginazione di Anna, una bambina con le ali, venduta al Museo dai genitori a Lisbona, sprona il gruppo di bambini sfruttati dal circo a scappare alla ricerca della libertà e della promessa di una cura. In questa fuga, la protagonista conosce gli indiani lenape, che vivevano a nord dell’isola di Manhattan, in delle caverne. Secondo molte leggende, i loro sciamani avevano le ali e poteri straordinari. Il padrone del museo, un ambizioso commerciante, la insegue per trovare un modo di diventare più ricco sfruttando anche gli indiani alati.

Il viaggio di Anna alla ricerca della libertà segna questa storia piena di ambizione, emozione e sorpresa, che sarà presentata ai lettori del Quaderno di Cultura di Pressenza Internazionale, in capitoli settimanali.

 

L’Inizio di tutto: Le scoperte di Anna

La luce molto forte dei riflettori – bianca, scintillante e quasi trasparente – penetrò le sue ali …Lei respirò a fondo e le aprì con tutte le sue forze fino a sentire che era il massimo del suo limite fisico. Le ombre sulle tende mostravano quanto erano grandi. Erano immense.

Qualcuno in platea gridò: È una menzogna! Non ha ali! È un trucco!

Era sempre andata così. Quasi tutte le rappresentazioni erano state interrotte dagli increduli.

Lord Mignon insistette perché salisse sul palco. Io dissi “Lord”? Beh, è così che gli piaceva essere chiamato. Diceva che era della famiglia reale portoghese, ma lo avevano abbandonato perché era nato nano. Era arrivato con Anna, nella stessa nave.

Forza! Tocchi le ali della ragazza, veda da sé come è davvero un essere alato! Sfidò quelli che gridavano in platea.

Tutti rimasero col fiato sospeso quando l’invitato salì sul palco con la faccia pallida dallo sconforto. La ragazza con le ali era stato il più grande successo del Museo delle curiosità Vive, fin dall’inizio. Anna dava i volantini, le locandine. Tutti si divertivano con la dama francese con la barba, con i gemelli siamesi di Praga, ma era la ragazza con le ali che attirava il maggior numero di visitatori. Sette centesimi l’ingresso, tre spettacoli al giorno.

Anna era la stella e il mistero. Fin dai quindici anni, quando i genitori la abbandonarono in un piccolo villaggio vicino a Lisbona. Dicono al villaggio che i suoi genitori erano molto ricchi. Arrivarono in carrozza e la lasciarono con una famiglia che si occupava di una vigna. All’inizio, tutti volevano vederla da vicino, toccare le sue ali bianche e rilucenti. Pensavano che fosse un angelo, ma visto che non faceva miracoli, presto la lasciarono in disparte. Quell’anno, tutto il raccolto andò perduto e cominciarono a pensare che la ragazza fosse una maledizione. La vendettero subito a un commerciante di circo, per risarcire il danno.

Jack il pirata era là, tornava dalla Spagna e subito seppe delle dicerie sulla ragazza con le ali. Pensò – che meraviglia per lo show che sto formando. Da più di 2 anni percorreva l’Europa in cerca di bambini “strani” che secondo lui potevano diventare le attrazioni vive del Museo circense che voleva creare nella lontana isola di Manhattan. Lo chiamavano pirata perché lui diceva di esserlo, ma nessuno ci ha mai creduto. Viveva raccontando storie su come aveva conquistato tesori e come aveva perduto tutto.

Jack aveva trovato Chan e Ning, i gemelli siamesi che aveva trafficato dalla Cina, la contessa Bernadette, una nobile francese di solo 19 centimetri; Francesco, il piccolo italiano con quattro gambe, e un bambino di nome Tom, che non parlava e viveva in una gabbietta. Pensava che Tom potesse essere l’anello mancante tra l’uomo e la scimmia – e diceva che avrebbe fatto molti soldi con lui.

Madame Bernadette de Jauvre se la portò dalla Francia per prendersi cura di tutti, anche lei aveva poteri magici, ma di poco conto come rompere i piatti con lo sguardo.

È così che tutto è cominciato: Anna era sdraiata quando sentì un sussurro, come un vento leggero, quella mattina. Era una voce dolce e materna. Tutti i giorni sentiva qualcosa, una frase, una parola. Di solito, si svegliava e le scriveva in un piccolo quaderno con le pagine gialle che teneva sul comodino.

Quella mattina, la luce del sole stava invadendo la piccola stanza lentamente, e i suoi occhi seguirono la luce, con le piccole particelle di polvere che fluttuavano. Erano i primi giorni di primavera, e se mi ricordo bene, era il 1848 – un anno prima dell’inaugurazione del Museo.

I giorni passavano così lentamente che a volte Anna dubitava del calendario. Da quando era arrivata a Manhattan, in tutte le stagioni dell’anno faceva un segno sulla parete. Una margherita era la primavera; il sole, l’estate. Una lacrima, l’inverno.

New York sapeva di legno bagnato, grano e pesce. Il vento del porto portava anche l’odore di sale – era molto vicino al teatro – attraverso le tende e nello spogliatoio e nelle stanze. Ah, le carrozze erano rumorose. I ferri delle ruote contro le pietre facevano baccano.

(continua nella prossima edizione)

Traduzione dal portoghese di Raffaella Piazza. Revisione: Silvia Nocera

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