Sono passati pochi giorni dalla morte improvvisa di Mario Paciolla, 33 anni, collaboratore dell’Onu in Colombia, che oggi avrebbe dovuto prendere l’aereo per tornare dalla sua famiglia a Napoli.

Parenti, amici e colleghi del volontario napoletano trovato morto due giorni fa nella sua casa di San Vicente di Caguàn in Colombia, dove lavorava come collaboratore dell’Onu in un progetto di pacificazione interna tra governo locale ed ex ribelli delle Farc e di riqualificazione di aree utilizzate dal narcotraffico, hanno subito lanciato una petizione su change.org insieme all’hashtag #iostoconMarioPaciolla.

Anche la Rete Accademica Europea per la Pace in Colombia (Europaz) chiede verità e giustizia invitando ad aderire all’appello qui riportato.

Il nome di Mario adesso si staglia fra i più di mille nomi di persone che, come lui, cercavano di fare “la cosa giusta” in un luogo che ormai è definito come uno dei più pericolosi del pianeta.

Il sindaco di Napoli Luigi de Magistris ha espresso su Twitter la sua vicinanza, solidarietà e condoglianze alla famiglia Paciolla e ha definito Mario un ragazzo orgoglio di Napoli, impegnato per la libertà, la fratellanza, i diritti degli oppressi e la giustizia. Si è impegnato a far conoscere la sua storia e a ottenere verità e giustizia su quello che è accaduto, affinché il caso non si chiuda con un’apparente ricostruzione di comodo. Ha inoltre annunciato la richiesta di massimo impegno del governo italiano su questa vicenda e la disponibilità ad appendere uno striscione su Palazzo San Giacomo, sede del Comune di Napoli.

Tornano alla mente i casi di Ilaria Alpi, Miran Hrovatin e Giulio Regeni, morti in paesi stranieri dopo aver visto cose che forse non dovevano essere scoperte. In Colombia basta molto meno per morire: lo testimonia la lunga lista di leader sociali uccisi da sicari per aver semplicemente denunciato un abuso o difeso un diritto.

“Ho depositato un’interrogazione parlamentare”, ha scritto su Twitter il deputato di Leu Erasmo Palazzotto, presidente della commissione d’inchiesta su Giulio Regeni, “perché il nostro governo solleciti il governo colombiano affinché si faccia ogni sforzo utile a chiarire le cause della morte di Mario Paciolla, collaboratore Onu trovato morto. Un abbraccio alla famiglia.”

Forse perché Mario era europeo, il suo caso potrebbe ricevere un’adeguata attenzione internazionale e trovare un epilogo meno triste dell’archiviazione e dell’impunità che caratterizzano il sistema giudiziario colombiano per questo tipo di crimini. Ci auguriamo che questo evento ingiusto e doloroso possa risvegliare l’attenzione sulla sistematica violazione dei diritti umani in molti paesi.