Nel suo infinito provincialismo l’editoria italiana ritiene inopportuno mantenere in catalogo numerosi classici e libri di vario interesse che, tra l’altro, ormai con la stampa digitale non costerebbe molto almeno mantenere in catalogo.

Per fortuna ci sono editori piccoli, come Piano B Edizioni che hanno la cura di andare a scovare questi libri e farne una nuova edizione.

E’ questo il caso della nuova edizione e traduzione del libro di Jorge Luis Borges, Cos’è il Buddismo, pubblicato in pieno lockdown appunto da Piano B.

Non è il caso di leggere il libro di Borges credendo che risponda alla domanda del titolo. Anzi, in questo senso, il libro garantisce che lo scrittore argentino non fosse un granché come conferenziere dato che il piano del libro, che supponiamo ricalcasse le conferenze date a Buenos Aires negli anni ’70, è un po’ confusionario e finisce per parlare di un sacco di cose interessanti ma relativamente poco degli insegnamenti del Buddha.

In realtà il libro ha molte interessanti letture. Una prima lettura è storica e ci permette di osservare come si stesse sviluppando in occidente la conoscenza del buddismo negli anni ’70; infatti Buenos Aires e il background che sta dietro a Borges è totalmente occidentale: curiosamente non c’è alcuna citazione ai testi sacri originari del continente ma molte comparazioni con il cristianesimo e i giudaismo, oltre che con la filosofia romantica, storica iniziatrice dell’orientalismo in Europa.

Una seconda lettura riguarda la magistrale capacità di relazione dell’autore tra aspetti diversi, sia a livello filosofico che a livello storico: capacità che lo porta anche a paragoni arditi tra Francesco e Gotama ma sicuramente interessanti.

Infine penso si possa leggere il libro come un punto importante del tentativo di costruzione di una cultura universale di cui Borges è stato più volte uno degli alfieri; con errori e semplificazioni ma con una volontà di comprensione, di studio e di approfondimento che risulta ancora oggi estremamente necessaria e attuale.