Abbiamo intervistato lo scrittore Angelo Ferracuti che con il fotografo Giovanni Marrozzini è l’ideatore della scuola Jack London, un progetto originale e unico in Italia con cui il mondo verrà raccontato tramite la narrazione letteraria e la narrazione fotografica: immagini e parole per riflettere sull’attualità. Al via dal 6 luglio 2020.

Una scuola intitolata a Jack London: ci vuole spiegare, innanzitutto il motivo di questa scelta?

Jack London si può considerare il mio primo amore letterario. L’ho letto da ragazzino, poi quando ho scelto di fare il reporter, un libro come “Il popolo dell’abisso”, per esempio, è stato per me un testo fondamentale dell’autoapprendimento. E poi perché è stato sia un grandissimo scrittore di romanzi, un ottimo fotografo, un eccezionale viaggiatore e scrittore di reportage, ma soprattutto una leggenda che resiste dopo un secolo e continua ad attrarre nuovi lettori di tutte le età. L’aspetto vitalistico per me è molto importante, altrimenti avrei scelto di fare lo scrittore stanziale, quello da scrivania. Chi più di Jack London può incarnare l’idea di una scuola che nasce a Fermo, nelle Marche, ma intende formare reporter, quindi viaggiatori? Inoltre la nostra idea è di fare una scuola per sua natura con un taglio internazionale, con workshop, corsi, viaggi-studio e attività in molte parti del mondo, compresi quelli raccontati da questo scrittore straordinario.

Il progetto vede coinvolte due forme narrative: la Letteratura e la Fotografia. Quali sono i punti in comune e quali le differenze?

I fondatori della scuola siamo io e Giovanni Marrozzini, un fotografo con il quale collaboro stabilmente da cinque anni. Consideri che noi siamo nati a Fermo, la città di Luigi Crocenzi, collaboratore del Politecnico e illustratore di “Conversazioni in Siciila” di Elio Vittorini, dove è vissuto il grande Mario Dondero, e dove per anni a Capodarco si è fatto e si fa “Redattore sociale”, il seminario per i giovani giornalisti che ospitò per la prima volta in Italia Kapuściński, quindi in una delle piccole patrie del reportage. Giovanni ed io abbiamo fatto insieme un libro sul terremoto del Centro Italia, “Gli spaesati”, un lavoro sul fine vita, che sta acquisendo un grande e prestigioso editore, e soprattutto il reportage sullo stato dei popoli indigeni dell’Amazzonia, che uscirà da Mondadori il prossimo anno. Quindi la scuola è un po’ anche il risultato della nostra attività, che si richiama alla grande tradizione del racconto fotografico e narrativo, quello per esempio di autori come Capa e Steinbeck, di James Agee e Walker Evans, di Zavattini e Strand, cercando di evitare il didascalico, e cioè produrre un fototesto, un intreccio tra parole e immagini per potenziare lo statuto espressivo di entrambi. Noi in genere lavoriamo proprio sulle differenze di taglio, di sguardo, come per esempio nel libro che stiamo facendo in Amazzonia, dove siamo stati tante volte, in Brasile, Perù, Venezuela, Bolivia. Marrozzini indaga le culture profonde, i miti della creazione, fa un lavoro più etnografico, antropologico, mentre io racconto al presente la contemporaneità però in modo molto narrativo, quasi fosse un romanzo d’avventura. Si tratta di linguaggi diversi ma che hanno in comune la condivisione di un’esperienza. Lavorare insieme intanto potenzia lo sguardo, ma c’è tra noi anche un colloquio e un dibattito continui, quelli di quando si crea sul campo, uno sguardo critico permanente su quello che vogliamo raccontare.

In che modo è strutturata la scuola?

La scuola ha sede a Torre di Palme, una frazione di Fermo, messa a disposizione dal Comune, che sostiene con molta convinzione la nostra iniziativa, un incantevole borgo affacciato sull’Adriatico, durerà due mesi, dal 12 ottobre al 12 dicembre di quest’anno, con lezioni quotidiane, ma anche laboratori e ed escursioni sui monti Sibillini, dentro il parco. I docenti saranno noti professionisti del settore, come Lorenzo Cicconi Massi, fotografo e cineasta, Ignacio Maria Coccia, reporter dell’Agenzia Contrasto, Marco Longari, fotoreporter della France Press, Renata Ferri, editor del gruppo RCS-Corriere della Sera, Massimo Raffaeli, filologo, critico letterario del Venerdì di Repubblica, Nadia Terranova, scrittrice per Einaudi,, Franco Arminio, scrittore per Bompiani e paesologo), Pier Luigi Celli, ex Direttore Generale Rai, Alberto Rollo, editor e consulente per la narrativa italiana di Mondadori, Marino Sinibaldi, direttore di Radio3, Stefano Trasatti, giornalista e fondatore di Redattore sociale, Marco Filoni, filosofo, conduttore di Pagina 3 Radio 3 Rai e responsabile editoriale di Treccani Libri, Christian Caliandro, storico dell’Arte contemporanea dell’Accademia delle Belle arti di Foggia, e Michela Fusaschi, antropologa dell’Università Tor Vergata di Roma). A differenza di altre esperienze nate in Italia, la nostra è una vera e propria scuola, questo perché siamo convinti che per saper raccontare e approfondire, in un mondo complesso come il nostro, occorra una commistione di conoscenze diverse, non solo tecniche. Le scuole di scrittura, quelle tradizionali, insegnano solo la pratica, noi vogliamo offrire ai nostri studenti molto di più. Sarà una scuola impegnativa, assorbirà per due mesi tutto il tempo, come tutte le scuole vere, quelle che servono e formano.

Cosa farete raccontare agli studenti?

Intanto la scuola sarà molto selettiva, non prendiamo più di 20 allievi, scelti in base a un testo motivazionale e al curriculum. Questa scelta è dettata dal fatto che vogliamo seguirli con cura, offrendo loro tutti gli strumenti che poi serviranno per la futura carriera professionale, nel mondo del giornalismo, quello editoriale o del web, nel racconto di realtà industriali, vogliamo ipotizzare. Alla fine del corso gli studenti più meritevoli potranno fare reportage sul campo, che Marrozzini e io seguiremo passo passo attraverso un tutoraggio, grazie alle borse di lavoro messe a disposizione da Mastercard, dai Supermercati Sì di Fermo, e dal pastificio Marcozzi, nostri sponsor, gli allievi potranno da subito misurarsi in un lavoro concreto, ma garantiamo comunque ad ogni iscritto uno stage in ambito sociale. Racconteranno per esempio la povertà in Italia, ma anche le filiere alimentari enogastronomiche della regione Marche, della pasta come quella del verdicchio, il noto vino prodotto nella zona tra Jesi e Cupramontana.

L’attenzione è rivolta all’attualità oppure anche alla Memoria?

Noi cerchiamo ragazzi capaci di mettersi in gioco con grande passione e determinazione, ma anche con assoluta dedizione. Gente come noi, insomma, persone capaci di raccontare storie di oggi e di ieri, legate alla realtà, ma non necessariamente, i modi di narrare con le immagini e le parole sono tanti, e tutti rispettabili. Le Marche sono la terra che ha dato i natali a fotografi come Crocenzi e Dondero, scrittori come Paolo Volponi, molto legati alla politica e alla narrazione civile, ma qui è nato anche Mario Giacomelli, un fotografo artista, lirico, che è già un altro modo di raccontare. E con una piccola somma aggiuntiva gli iscritti alla scuola avranno la possibilità di fare un viaggio con me e Giovanni Marrozzini sul Rio delle Amazzoni a bordo del nostro battello, l’Amalassunta, una barca a motore di quindici metri, due settimane avventurose in viaggio tra villaggi sperduti, a raccontare popoli indigeni, riti collettivi, narcotrafficanti, ma anche nature incantevoli, un’esperienza umana e professionale abbastanza unica.

Ecco il link alla scuola: http://jacklondon.it/