Auroville 2046 è un racconto breve che la sua autrice e Pressenza mettono oggi a disposizione in italiano. Da leggere e condividere.

 

Questo titolo sarebbe stato molto meno opportuno qualche mese fa. Sarebbe sembrato più distante, un semplice esercizio di immaginazione. Oggi, quando milioni di persone sentono che il mondo che conoscevamo sta scomparendo, questa espressione assume un nuovo significato e ci pone di fronte a una sfida inevitabile.

La storia di Debora Nunes è incentrata sulla città sperimentale di Auroville, che Mirra Alfassa, la “Madre”, ha fondato in India alla fine degli anni Sessanta e che oggi è un riferimento per molti. Attraversando parti della sua storia, Debora costruisce una finzione in cui proietta verso il 2046 l’emergere del sistema mondiale e ciò che è più interessante, la sua graduale sostituzione con una nuova scala di valori e una nuova organizzazione sociale.

Senza entrare nei dettagli, prevedo che il libro propone Auroville come modello, un possibile modo di vivere e di rispondere a ciò che verrà. Ovviamente -come succede con tutto- la proposta può essere discussa, ma ciò che penso sia prezioso, ciò che ritengo coraggioso e importante è la convinzione che sia possibile immaginare un futuro più luminoso e proporre agli altri di costruirlo, “per co-costruire un sogno” – dice Deborah-. Costruire collettivamente. È una possibilitá sulla quale scommettiamo in molti.

Tutto sembra indicare che l´eclosione è più vicina di quanto Deborah avesse previsto. Dall’altra parte dell’isolamento globale resta vigente un modo di vivere totalmente violento e squilibrato: continueremo ad accettarlo come inevitabile? Continueremo ad accettare la guerra e la povertà di milioni di persone perché sono lontane, la speculazione finanziaria fino a quando non influisce sui nostri risparmi, la carenza  dell’altro perché non è la nostra? Non mi chiedo cosa faranno i detentori del potere, ma cosa faremo noi con questa opportunità personale e collettiva.

Credo che questo breve libro sia un avvertimento, un campanello d’allarme, un avviso. È un invito a riflettere, a prendere in mano la situazione e ad agire per cambiare il corso delle cose, adesso che abbiamo ancora un po’ di tempo, non molto. È un invito ad ascoltare con sincerità, a riconoscere che nessuno di noi ha la formula, che dobbiamo costruirla con gli altri, per co-costruire.

Il libro propone uno schema, una possibilità, un punto di partenza per la discussione, l´interscambio, la ricerca di alternative, la pratica di nuovi comportamenti personali e collettivi, un invito a fare di un mondo veramente umano una realtà. Perché non unire le forze in questa direzione? Come non farlo?

Propongo di accettare l’invito e di aprire il gioco.

Margherita Brondino (Venezia, Italia)

“Grazie per l’opportunità di poter leggere questo testo. Da quasi 10 anni vivo in cohousing con alcuni amici in una località che si affaccia sul mare e sulla laguna nord di Venezia. Insieme stiamo provando a promuovere nel nostro territorio, cercando di viverli noi stessi in primo luogo, stili di vita sostenibili centrati sull’economia del dono e sul rispetto e la salvaguardia della natura in cui fortunatamente siamo immersi. Da poco meno di un anno insieme ad altre associazioni e singoli ittadini e cittadine ci siamo raccolti in un gruppo informale che cerca di mettere a tema la questione dell’emergenza climatica cercando pratiche possibili, da condividere con l’amministrazione comunale e altri cittadini e cittadine come noi. Per quale ragione racconto questo? Perché uno dei più grandi ostacoli all’attuazione di cambiamenti è la rassegnazione che ci circonda e la mancanza di una visione di un futuro possibile. L’esperienza della pandemia, nella tragedia che è stata ed è ancora in atto in molti paesi, ci ha costretto a mettere fortemente in discussione le nostre priorità, i nostri stili di vita e le pratiche di convivenza. Nella sua semplicità, mi sembra che questo racconto possa essere un contributo importante per aiutarci in questo momento a rispondere a queste difficoltà, offrendo un quadro interpretativo molto interessante di ciò che stiamo vivendo, offrendoci spunti per pratiche di cittadinanza attiva e partecipativa che ci interpellano come singoli e comunità. Ci offre una traccia, una prospettiva per un percorso individuale e collettivo che, se perseguito, può dare speranza e serenità alle nostre vite.”

Ricardo Petrella (Bruxelles, Belgio)

“Un altro futuro esiste e dal racconto su Auroville ho imparato alcune verità semplici ma potenti. Quando perdiamo l’anima (non agendo più per il bene comune) l’abisso (la bramosia di dominio e l’avidità di consumare il mondo)  avvince e stravolge la vita ed il futuro. Essi muoiono.

Il valore d’identità dell’umanità sta nella responsabilità: di servizio, di rappresentanza, di partecipazione.

 L’unità umana si realizza solo se costruiamo un vivere semplice, pacifico, solidale.

 Cosi, un grande raggio di sole è entrato nella mia casa (la Terra).”

 Marisa Nardini (Prato, Italia)

“Débora Nunes scrive un libro che è in realtà una visione, un libro che è un quadro dove oltre a leggere, agli occhi del lettore attraverso parole e frasi si compongono immagini precise, scenografie di un film che purtroppo cominciamo a vivere e conoscere nella realtà quotidiana. Dove gli incubi peggiori si stanno trasformando in realtà. Eppure sono pagine piene di colori, di speranza, di fiducia nell’uomo, nella natura,nella parte sana di natura che esiste nell’uomo. Alla fine del libro sentiamo come il nostro respiro si fa più ampio. Nel grigio di una cupa alba si fa strada uno squarcio di sole. Non è  soltanto l’ottimismo della volontà, ma anche l’ottimismo indomito della ragione più pura e profonda che è quella spirituale  e che, declinata nella realtà concreta del Pianeta, Débora ci invita a cercare, approfondire, scoprire. Allora l’utopia di quella “anarchia divina” di cui l’autrice parla e che, a nostra insaputa, è presente in ognuno di noi potrà farsi strada e diventare quell’utopia concreta che, anche a partire da piccole cose, ognuno di noi potrà da subito mettere in campo. La filosofa italiana Adriana Cavarero, a questo proposito, parla di “felicità di comunità”, una dimensione che fino a ieri poteva sembrare soltanto una contraddizione in termini, per quel Leviatano che sembra sempre guidare le nostre vite. Oggi è questa la definizione che mi suggerisce il libro di Debora, un libro che sembra illustrato, come un fumetto, per quanto genera automaticamente immagini e  dinamiche in movimento, un film o gli affreschi delle chiese medievali, con  la loro “biblia pauperum” raccontata al popolo. Un libro visionario, una speranza che trae forza dal respiro, che sembra farsi carne, e sembra anche non potersi esaurire.”

Marcelo Barros (Recife, Brasile)

“Questo libro, che ora hai tra le mani usa il linguaggio biblico, conosciuto come Apocalisse, cioè, rivelazione. Mentre l’accezione più comune di Apocalisse è quello di distruzione e terrore, nella Bibbia, è più un messaggio di speranza e ricostruzione della vita, dopo la fine di un mondo ingiusto e opprimente. Questo è esattamente ciò che Débora Nunes, vera apostola dell’Ecologia integrale ci offre in questo affascinante libro. Lei ci prende per mano e ci conduce al possibile e necessario sogno di un mondo in cui tutta l’umanità possa vivere in modo giusto, amorevole e sostenibile. Scrivo queste righe nel mezzo della distanza sociale imposta dalla pandemia. Oggi, più che mai, questo libro è imperativo e urgente per ricordarci che è stato necessario un virus killer per rivelare al mondo che i principi di crescita illimitata e di una società basata sul profitto non hanno futuro. Possono e devono essere superati. Che possiamo accogliere l’invito che questo libro ci fa. Lasciarsi  guidare  da questo spirito d’amore che feconda. Se accettiamo questa energia amorevole, che è presente in ogni essere, diventiamo tutti cittadini di questa Auroville 2046. Come scrisse Agostino nel IV secolo: “Indicami qualcuno che ama e lui sentirà ciò che sto dicendo. Dammi qualcuno che desideri, che cammini in questo deserto, qualcuno che abbia sete e sospiri per la fonte della vita. Fammi vedere questa persona ed essa  saprà cosa intendo dire”.

Valeria Giannella (Porto Seguro, Brasile)

“Debora Nunes, con il suo libro “Auroville 20146. Dopo la fine di un mondo” ci invita a fare un viaggio nel futuro: l’esplorazione di un mondo che sorge dopo il crollo del sistema socioeconomico che conosciamo e del quale osserviamo e denunciamo la crisi globale, già da molto tempo. Ciò che colpisce, in questo momento, è la coincidenza tra la storia che Debora ci racconta e la situazione di pandemia che, nei primi mesi del 2020, colpisce il pianeta, acutizzando e accelerando la disputa tra progetti di futuro, già in corso ben prima del momento attuale. È impossibile non associare la descrizione che il libro ci offre, dello sfaldamento del mondo che conosciamo, dei suoi miti e leggi suppostamente immutabili, alle immagini delle nostre città deserte, industrie, aeroporti, frontiere… tutto chiuso, nell’impossibile missione di tener “fuori” il nostro invisibile nemico, il virus. Cosa viene dopo tutto ciò? Debora ci aiuta a intravedere una ipotesi di futuro in cui il “comune” è il principio che orienta l’azione. Il prendersi cura della vita, nelle sue forme di essere, multiple e interconnesse, assurge a principio e si traduce in nuovi stili di vita, relazioni con la Madre Terra e forme di abitarla. È importante visualizzare questa possibilità, renderla più concreta per rafforzare le nostre lotte e pratiche quotidiane, perché sappiamo che la posta in gioco e alta, che i conflitti non mancheranno e che le nostre capacità di comprensione ed azione, per non soccombere in questo “gioco”, in gran parte devono ancora essere costruite.”

Davide Biolghini (Milano, Italia)

¨L’utopia concreta prefigurata dal racconto di Indra è alla base dell’ecosistema in costruzione, proposto dal percorso unitario di Rete di reti avviato 2 anni fa’ in Italia da alcune Reti nazionali. Si tratta della Rete degli Ecovillaggi, della Rete dell’Economia Solidale, del Movimento Decrescita Felice, della Rete Co-housing, dell’Accademia di Permacultura, di WWOOF-WorldWide Opportunities on Organic Farms, della Federazione per l’Economia del Bene Comune. Sono cioè le Reti che si occupano delle attività trasformative degli stili di vita che sono realizzate in Auroville. Il primo progetto unitario che ha portato avanti Rete di reti è stato una Scuola che in 2 edizioni ha affrontato i temi corrispondenti alle soluzioni aurovilliane che hanno permesso di formare i giovani che dopo il collasso sistemico del pianeta hanno animato la città di Auroville. Ci auguriamo di poter svolgere una funzione analoga. Grazie del racconto: lo proporremo nella prossima edizione della Scuola di Rete di reti, insieme con la Carta di Auroville e le sue “tecnologie sociali per la costruzione del post-capitalismo”, includendo “il cuore, l’empatia e l’intuizione per meglio vedere il tutto nella sua interdipendenza” come sottolineato da Indra.”.¨

Antonella Verdiani

“Conosco, un po’, Auroville per averci soggiornato parecchie volte, l’ultima al momento della pandemia di Covid 19, tra marzo e maggio 2020. Il destino ha voluto che mi trovassi a passare il periodo di confinamento planetario in uno dei luoghi che amo di più al mondo, quello in cui vengo per rinvigorire la mia anima e la mia mente. Ed è così che ho scoperto un’altra Auroville.  

Ho probabilmente vissuto ciò che, in modo visionario, Debora ha descritto come l’inizio del periodo di collasso della nostra civiltà, il gigante Golia dell’impero occidentale colpito da una fionda del piccolo David – Coronavirus. In Auroville 2046, lei lo descrive come quello, molto più caotico, che preparerà lo spettacolare esodo degli abitanti della città, alla ricerca di una nuova “Arte di abitare la Terra”.

“Eccoci qui. Ci siamo”, ci preveniva, in modo altrettanto visionario, la scrittrice ambientalista Fred Vargas nel 2008, un testo riascoltato in quei giorni di confinamento anche ad Auroville. Sì, credo anch’io, questa volta ci siamo davvero. Siamo all’alba di quella che lei chiama “la Terza Rivoluzione” il cui colossale programma è “senza voler offendere un termine caduto in disuso, essere uniti. Con i vicini, con l’Europa, con il mondo ” dice Fred. Un ambizioso programma anche per Auroville, la città dell’aurora, che fonda la sua Carta proprio sulla solidarietà attraverso l’unità umana.

L’Auroville del 2020 si sta forse preparando a diventare la città del 2046 così come descritta da Debora, la realizzazione del sogno dei cinquantamila abitanti voluto da Mirra Alfassa, la Madre. Per me, il punto non è solo questo. Ma è piuttosto nella capacità che questo progetto umano ha di continuare ad esistere oggi, spinto dall’inspiegabile e sorprendente forza  che lo ha fondato nel 1968, la stessa sulla quale potrà contare per il suo sviluppo futuro, nel 2046 e oltre. È un’energia che sfugge a qualsiasi logica di comprensione umana, data (e se venite ad Auroville lo sentirete subito) dalla forza spirituale, sopra-mentale, che anima questo progetto. La medesima forza che sostiene la mia irrazionale ma ferma certezza: sì, un altro mondo è possibile e realizzabile per coloro che lo vogliono.”


– Margherita Brondino. Ricercatrice (Scienze Umane-Università di Verona) e presidente dell’associazione culturale Ilventointasca. Verona, Italia.
– Riccardo Petrella. Economista, politologo e accademico (Università Cattolica di Lovanio). Bruxelles, Belgio.
– Marisa Nardini. Mediatrice e formatrice di mediatori dei conflitti. Prato, Italia.
– Marcelo Barros. Monaco benedettino, scrittore e teólogo della liberazione. Recife, Brasile.
– Valeria Giannella. Professoressa, ricercatrice e addetto alle estensioni nel campo della gestione sociale presso l’Università Federale del Sud de Bahia del Sud. Porto Seguro, Brasile.
– Davide Biolghini. ricercatore sulle economie alternative, Consiglio Direttivo Rete Italiana di Economia Solidale. Milano, Italia.
– Antonella Verdiani. Fondatrice di Spring of Education, esperta di FemininBio.com e ricercatrice, formatrice, consulente in scienze dell’educazione.

 

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