Di Gustavo Pereira

Uno dei compiti in carico alla giustizia sociale è quello di tradurre i suoi principi e criteri normativi in società democratiche. Ciò si realizza normalmente attraverso diverse politiche e disegni istituzionali che mirano a garantire ciò che è dovuto ai cittadini in virtù della loro pari dignità.

Uno dei migliori esempi di un’opera che cerca di realizzare questo compito è stato realizzato dal filosofo belga Philippe Van Parijs attraverso la sua proposta del reddito di base universale. Questa proposta consiste nell’assegnazione universale e incondizionata di una certa quantità di denaro a tutti i cittadini come modo per garantire la loro “vera libertà”. Ciò implica che tutti i membri di una società, poveri e ricchi, ricevano una somma uguale di denaro, che, anche se non sarà molto, permetterà loro di avere un reddito minimo assicurato. Poiché la struttura fiscale viene mantenuta, i settori più abbienti “restituiscono” tale importo allo Stato attraverso le proprie imposte sul reddito. Van Parijs spiega che questa dinamica è più efficiente perché riduce tutta la burocrazia e la molteplicità dei controlli che una misura rivolta esclusivamente ai settori più vulnerabili della società comporterebbe. Pertanto, una volta assegnato il reddito di base e riscosse le imposte sul reddito dei settori più avvantaggiati della società, alla fine sono i più vulnerabili ad essere protetti. Questo permette anche di ritirare le politiche sociali volte ad alleviare la povertà, risparmiando allo Stato i costi burocratici della loro attuazione. La misura è giustificata sia dal punto di vista dell’efficienza che da quello normativo; in particolare quest’ultimo consiste nel garantire la libertà dei cittadini, da cui il titolo dell’opera di Van Parijs, Libertà reale per tutti¹.

Il grande pregio di questa misura, oltre alla sua semplicità ed efficienza, è che ha un effetto immediato sulla garanzia di standard sociali minimi come il cibo, l’abbigliamento e altri beni di prima necessità. Il reddito di base universale ha avuto interpretazioni diverse, ma credo che nell’attuale situazione mondiale, in cui la pandemia di coronavirus sta mettendo all’angolo le economie mondiali, potrebbe anche essere presentato come un modo per fornire una protezione minima ai cittadini di fronte alle crisi economiche.

È un dato di fatto che i paesi colpiti dal virus, a causa delle misure di isolamento, subiscano una significativa diminuzione dell’attività economica, che ha un forte impatto sulla vita delle persone. La recessione è imminente. In considerazione della quasi paralisi dell’economia, nessuna assicurazione contro la disoccupazione è in grado di resistere a lungo, oltre al fatto che queste assicurazioni coprono solo settori economici formalizzati ed è un dato di fatto che in una parte importante delle economie del mondo ci siano settori informali che non hanno alcun tipo di protezione, per cui se non lavorano non hanno un reddito. Le conseguenze che la paralisi dell’attività economica può avere sono una seria minaccia alla stabilità di una società democratica, per cui è urgente affrontarla nel modo migliore.

Una proposta come il reddito di base universale potrebbe contribuire a rilanciare l’economia e, a sua volta, a proteggere i cittadini dalla povertà e a garantire la stabilità minima richiesta da una democrazia. Uno dei vantaggi di avere un reddito di base è che in un’alta percentuale della popolazione questo denaro sarà utilizzato per acquistare beni di sussistenza, cioè sarà completamente investito nel mercato interno e contribuirà a dare energia all’economia. Un secondo vantaggio è che ammortizzerà l’incidenza della povertà nella popolazione e le sue terribili conseguenze (accattonaggio, saccheggio, risentimento sociale, demoralizzazione); questo reddito minimo avrà effetti sull’alimentazione e sul benessere delle persone, non cambierà drasticamente le situazioni ma sarà un aiuto significativo. Il terzo vantaggio è che avere un minimo di contenimento in queste situazioni lascerà in condizioni migliori coloro che dovranno poi reinserirsi nel mercato del lavoro. Sicuramente possiamo continuare a segnalare vantaggi per l’economia e la società, ma penso che sia meglio invece esortare i nostri governanti a prendere sul serio questa possibilità. È un indicatore di buon governo saper anticipare i risultati e adottare misure strategiche che, oltre a risolvere una situazione di emergenza, possono anche trasformare radicalmente il benessere delle persone nella nostra società.

L’attuale governo ha tutto ciò di cui ha bisogno per realizzare questo provvedimento; gli basta un po’ di visione strategica e un minimo di coraggio per prendere una decisione che sia d’esempio per il mondo. Il governo è anche in condizioni imbattibili per accedere alle migliori informazioni e consigli tecnici, perché uno dei suoi ministri (Pablo Da Silveira) ha avuto come direttore di tesi nel suo dottorato lo stesso Van Parijs, l’ideatore di questo provvedimento, e questo dà al governo la possibilità di accedere in prima persona alle ricerche e alle conoscenze tecniche che si sono sviluppate intorno a questa proposta presso l’Università di Lovanio. Inoltre, sempre in relazione a questa proposta, si può fare affidamento sul lavoro dei ricercatori locali per effettuare simulazioni applicative, e tali informazioni empiriche sarebbero di grande aiuto e sono disponibili. L’urgenza dell’imminente situazione richiede di agire in grande, e il governo avrà senza dubbio il sostegno non solo dei ricercatori locali, ma anche di gran parte del sistema politico. La dignità delle persone e il rischio imminente impongono l’urgenza.

La libertà, che è costitutiva e definisce il nostro status di eguali nelle società democratiche, può essere banalizzata e ridotta alla libertà di un agente del mercato, un semplice consumatore. Se la libertà è qualcosa di più, la proposta di un reddito di base universale è un ottimo meccanismo per garantirlo. In questo senso, il titolo del libro su cui si basa la proposta è “Real Freedom for All”. Speriamo che il governo comprenda questa portata della parola libertà.


¹ Philippe Van Parijs, Libertad real para todos, Barcelona, Paidós, 1996

* Documentario Renta Básica Universal, nuestro derecho a vivir (Reddito di base Universale, il nostro diritto a vivere, ndt) disponibile a questo link

 

Traduzione dallo spagnolo di Francesco Alimena