Il Covid-19 comincia ad insinuarsi nel dispiegamento della più grande esercitazione NATO dalla fine della guerra fredda.

Altamente simbolico risulta il fatto che il comandante delle truppe statunitensi in Europa, generale Cristopher Covoli, sia in quarantena insieme con i membri del suo staff a causa di un possibile contagio contratto durante una riunione.

Azzardiamo una previsione: è molto probabile che, trattandosi di una manovra che durerà mesi, alla fine verrà pesantemente limitata, ridotta nelle dimensioni se non addirittura “sabotata” del tutto dalla pandemia in corso…

Rattrista il fatto che se ciò dovesse accadere non sarebbe per effetto delle mobilitazioni pacifiste ed antimilitariste o della assoluta censura arrivata dal gruppo parlamentare della Sinistra Europea ma “soltanto” dalla inesorabile diffusione del virus.

Ieri l’ufficio stampa del Bundeswehr, l’esercito tedesco, ha riferito che: “…Sono previste misure per isolamento o quarantena di possibili malati e contagiati durante il DEF20 a livello regionale nelle caserme tedesche con alloggi per i partecipanti alle esercitazioni, nonché presso le strutture mediche statunitensi in Germania. L’espansione del Coronavirus attualmente non ha alcun effetto diretto su DEF20…”.

Tutto bene quindi, tutto sotto controllo? A leggere queste dichiarazioni viene da pensare che nella mentalità degli alti comandi la pandemia di Covid-19 sia in realtà percepita come una ghiotta occasione per rendere più “piccante” l’esercitazione stessa.

Non la pensa così, per fortuna, il governo finlandese che ha deciso di ritirare il suo piccolo contingente di 400 unità dalla partita.

Ben più “impegnativa” la saggia decisione presa dalla Norvegia che ha cancellato completamente la manovra “Cold Response 20”, una importante collaterale della DEF20, che si sarebbe svolta completamente in territorio norvegese.

“… Mettendo fine all’esercitazione ora, eviteremo anche ogni pressione non necessaria sul sistema sanitario civile, per esempio con malattie tra i soldati, incidenti o test del Coronavirus tra il personale…” ha detto il generale norvegese Rune Jakobsen.

Ridotto nel numero anche il contingente di 20.000 soldati statunitensi, senza tuttavia una indicazione precisa in tal senso.

Ieri lo stesso ministro della Difesa Guerini ha annunciato che l’Italia non parteciperà all’esercitazione. Del resto lo stesso capo di Stato maggiore dell’Esercito, generale Salvatore Farina, è in quarantena e come lui sono in quarantena altri generali di corpo d’armata dell’Esercito che hanno partecipato ad alcune riunioni con Farina.

Guerini, evidentemente rattristato per questa defezione, ci tiene a sottolineare che l’Italia è tra i principali contributori delle missioni Nato, Ue e Onu, e l’operato delle sue Forze Armate è riconosciuto in tutto il mondo. La Nato è il pilastro fondamentale, insieme all’Unione Europea, per la nostra difesa e l’Italia continuerà a fornire il suo prezioso contributo nelle missioni internazionali per la stabilizzazione delle aree di crisi da dove provengono le minacce per la nostra sicurezza”.

A quanto pare non c’è speranza che il governo del cambiamento cambi rotta: invece di cogliere l’occasione dell’ennesima emergenza nazionale (dopo terremoti, dissesto idrogeologico, grandi incendi) per ripensare radicalmente il concetto di “difesa” e “sicurezza” in chiave di supporto alla Protezione Civile, mette semplicemente in “congelatore” la tradizionale sudditanza alla Nato, agli Stati Uniti e, non ultimo, il conseguente supporto al fatturato dell’industria bellica nazionale.

Le nostre forze armate, anziché convertirsi ad un ragionevole e meno dispendioso supporto alla lotta alle conseguenze del caos climatico montante continueranno, una volta passata “la nuttata”, ad esibire forza e tecnologia oltre confine nel défilé bellico occidentale.