Questa sera dal binario 17 della stazione di Porta Nuova, binario dal quale partivano i treni della deportazione, veicoli del viaggio della morte per milioni di vittime dei campi di concentramento, è partita una fiaccolata in memoria delle vittime dell’incancellabile vergogna perpetrata nel secolo scorso.

Riportiamo alcuni passi del discorso di Dario Disegni, presidente della Comunità Ebraica:

"E quindi tocca a noi farci testimoni dei testimoni. 
Significa lavorare soprattutto con le giovani generazioni.
Il lavoro incessante che viene svolto nelle nostre città, 
in tutto il Paese con le scuole, per educare i giovani 
sono un lavoro assolutamente fondamentale, perché 
tramandare la memoria vuol dire fondamentalmente 
creare i presupposti per un impegno civile nella nostra 
società perché ogni forma di razzismo, di antisemitismo, 
ma più in generale di odio e d'intolleranza verso tutti i diversi, 
non abbia mai più cittadinanza.
Grazie a tutti per partecipare a questa toccante fiaccolata 
che si concluderà alle Nuove, col ricordo di tutti coloro 
che sono stati deportati: Ebrei, Perseguitati politici, 
internati militari, e tutti coloro che hanno
subito questa orrenda sorte."

Ho alcune domande da rivolgere a Dario Disegni:

  • Come mai in una occasione pubblica e ufficiale, con la presenza delle istituzioni, non ha citato tutte le appartenenze delle persone trucidate nei campi di sterminio?
  • Non crede sia un fatto piuttosto grave, del quale scusarsi, anche nel caso di una dimenticanza?
  • Non crede che nell’incessante lavoro nelle scuole sia necessario dare pari dignità a tutti coloro che hanno subito questa ingiustizia terribile?
  • Non crede che non citare Omosessuali, Rom, Testimoni di Geova, equivalga a relegarli in una “fossa comune” della memoria?

Saremo lieti di pubblicare le eventuali scuse pubbliche di Dario Disegni, o qualunque sua replica, o rettifica.

Riportiamo anche alcuni passi del vice-Prefetto di Torino la Dott.ssa Valeria Sabatino:

"Vedo tantissime persone che vengono qui in un posto quotidiano,
un luogo del nostro quotidiano, per ricordare e per segnare un'altra
pietra d'inciampo in un tempo che è così liquido e confuso.
[...] un necessario richiamo a vigilare, a rimanere svegli, a 
rimanere umani e a contrastare la banalità del male.
Perché il male spesso è molto banale, spesso ottuso 
ma spesso molto vicino, spesso ci passiamo vicino
senza accorgercene e spesso è anche dentro di noi."

Intervista al Prof. Felice Tagliente, Presidente del Museo del Carcere Le Nuove: