Seconda Assemblea di Palermo in preparazione della manifestazione nazionale

Facendo seguito all’assemblea dell’8 gennaio scorso gli studenti dell’«Aula Autogestita» di Scienze Politiche, unitamente al Comitato di base No MUOS cittadino, hanno convocato domani, giovedì 30 alle ore 16,30, un nuovo incontro presso il Collegio San Rocco di Palermo (loro sede universitaria) al numero 324 di via Maqueda. “A distanza di alcune settimane – dicono gli studenti – ci rivediamo dopo il presidio al consolato americano” (si tratta dell’ultima iniziativa organizzata nella giornata di sabato 11, di cui abbiamo dato notizia su Pressenza, in uno con la la manifestazione regionale del giorno dopo in quel di Sigonella).

Fra gli obiettivi dei promotori v’è quello di dare continuità all’azione politica contro i venti bellicosi che soffiano lungo i paralleli mediterranei e che colloca la Sicilia al centro del comando dei potenziali teatri di guerra. “Abbiamo bisogno di dati, informazioni e immagini – sostengono – per essere consapevoli, per fare controinformazione perché la guerra ci colpisce tutti”. Questa della comunicazione-sensibilizzazione è una tematica già emersa nell’appuntamento di Sigonella. Quello della comunicazione è un dispositivo politico fondamentale per fare crescere il peso del movimento, sia dal punto di vista quantitativo – con un allargamento di massa della partecipazione sociale – sia dal punto di vista qualitativo – sotto l’aspetto dell’analisi di fase contro lo stato di guerra permanente. Si tratta di una condizione – secondo noi, sotto la minaccia onnipresente della deterrenza nucleare – in cui si agita la costante incombenza, come possibilità concreta dell’escalation di un conflitto planetario dagli esiti imprevedibili.

La Sicilia, si dice nel comunicato di convocazione della seconda assemblea cittadina, “è pienamente coinvolta in questo disegno guerrafondaio. Muos e Sigonella sono in piena attività”. Inoltre, sembra che a Birgi (Trapani) “ormai da alcune settimane si stanno testando i nuovi droni Xplorer, interrompendo un’ora al giorno il traffico giornaliero dell’aeroporto civile”. Mentre Pantelleria e Lampedusa sembrano essere diventate “le teste di ponte dello spionaggio militare sulle coste dell’Africa”.

Questo ideologia da “truppe d’assalto” sembra essere entrata nella nostra quotidianità, come compresenza vitale a difesa del sistema occidentale. La tutela stessa del nostro modello sociale di convivenza richiederebbe un approccio emergenziale, virando verso una sorta di trasformazione istituzionale in una costituenda democrazia armata. Tutto ciò passa – con estrema naturalezza – sotto silenzio e senza alcuna minimale sollevazione da parte di chi occupa lo spazio della rappresentanza democratica, richiamandosi ai valori resistenziali antifascisti e ipocritamente intonando, magari, pure bella ciao. Basti prendere in considerazione quanto scritto da Antonio Mazzeo, in merito alle recenti acquisizioni dell’’Esercito italiano: «Nell’ambito del programma di ammodernamento ed approvvigionamento di nuovi sistemi d’arma “tecnologicamente avanzati” – riferisce Mazzeo – lo Stato maggiore dell’Esercito ha comunicato che acquisterà 126 lanciatori controcarro e 800 missili “Spike” prodotti dalla Rafael Advanced Defense Systems Ltd, società leader del complesso militare-industriale israeliano». Ebbene a nessun parlamentare “democratico e antifascista” è venuto in mente di chiedere il perché della necessità del varo di un “programma” siffatto.

Insomma la rivendicazione del ritiro dei soldati da tutte le missioni internazionali, partita da Sigonella la domenica del 12 d’inizio anno, è certamente ambiziosa ma legittimata dai principi ispiratori della nostra Carta Fondamentale: il movimento per la Pace è l’unico soggetto politico oggi a ricordarcelo.

Dunque la tappa successiva sarà il prossimo 8 febbraio a Niscemi, dove il Movimento NO MUOS ha indetto un’assemblea regionale antimilitarista, in preparazione di “una grande manifestazione nazionale con partenza dal Presidio NO MUOS di c.da Ulmo” che si terrà l’11 aprile sempre a Niscemi. All’ordine del giorno della seconda assise palermitana vi è anche la proposta, avanzata da diverse associazioni e dal movimento No Muos, di fare a marzo – in mezzo all’articolata programmazione – una iniziativa pubblica nel capoluogo isolano a sostegno della libertà dello storico pacifista siciliano – attivista dei movimenti contro la guerra sin dai tempi dei missili a Comiso – Turi Vaccaro, ancora in stato di detenzione nelle patrie galere.

A proposito di giustizia, ci sia consentito di chiudere con un ideale abbraccio a Luca Casarini e Pietro Marrone, rispettivamente capomissione e comandate della Mare Jonio, dopo aver appreso dell’archiviazione delle indagini a loro carico, “aperte dopo il salvataggio del 18 marzo dell’anno scorso di 50 persone che rischiavano di morire in mare”. Così scrivono in una nota: ”Accogliamo questa notizia con soddisfazione ma ne eravamo sicuri”. E a mò di sottolineatura proseguono: “solo la logica perversa di qualche politicante ha trasformato il soccorso in mare in un possibile reato. Noi abbiamo sempre creduto invece che i crimini contro l’umanità li commette chi fa morire in mare o nei lager libici donne uomini e bambini. Un giorno saranno anche i Tribunali della Storia ad affermarlo”.

Infine, Casarini e Marrone si dicono fiduciosi “che anche gli altri due comandanti e capimissione di Mediterranea ancora sotto indagini – per identici fatti – siano completamente prosciolti”. Ma giustamente indignati concludono: “Non aspettiamo altro che poter tornare in mare, per fare quello che è giusto. Le nostre navi sono ancora sotto sequestro, e questa è una vergogna che deve finire”.

Allora! A quando l’abolizione dei decreti liberticidi di marca salviniana ?