Primo. Dire la verità  fa certamente paura, specie ai dominanti,  ma devastare la vita della Terra non solo è ancor più pauroso ma è un crimine. Occorre quindi affermare che  “la questione del secolo” non è il “cambio climatico” e come mitigarlo e adattarvisi attraverso una gestione efficiente della “transizione energetica”, ma la predazione e distruzione della vita della Terra. Mettere al centro della sopravvivenza dell’umanità il “cambio cliimatico” come si si trattasse solo di fenomeni specifici alla “natura” e non di un’evoluzione della vita globale  dovuta piuttosto a fattori antropici è mentire, è “trafficare” la verità, come si direbbe in un linguaggio del Sud Italia. Per questo nemmeno la COP 25 prenderà decisioni risolutive, “radicali”, alla misura della gravità ed ampiezza dei problemi. La sua agenda è, per definizione,  politicamente troppo ristretta,  per di più  mistificatrice.

Secondo. E’ giusto e pertinente affermare da parte di coloro  che sono fuori dalle varie COP e Vertici mondiali che bisogna cambiare il sistema e non il clima. Ma ciò significa che i promotori, difensori e dirigenti del sistema attuale non saranno mai capacI di cambiare il “loro” sistema, cioé il sistema,  anche se milioni di  persone facessero centinaia di petizioni e pressioni sui governi affinché essi prendano decisioni rapide e giuste. Ciò perché i veri poteri non sono più in mano ai governi nemmeno di quelli dittatoriali, salvo rare eccezioni. Purtroppo i poteri pubblici sono diventati  dei notai dei “proprietari” reali ed effettivi della Terra che oramai non hanno più alcuna remora  a far sapere apertamente che essi sono in prima fila anche sulla scena teatrale delle varie COP e Vertici mondiali dell’ONU. Il potere politico è stato privatizzato, con l’accordo delle stesse classi politiche.

Non per nulla i dominanti parlano di governance fondata sul ruolo istituzionale dei portatori d’interesse e non più di governo. In effetti, la governance è la forma più elegante ma micidiale di privatizzazione del politico. Questo  non significa però che come notai gli Stati non abbiano nessun potere al di là di quelli formali, che restano tanti. Ne hanno ancora, specie in una logica di difesa degli interessi  di cui essi sono al servizio. Riguardo gli Stati, detti interessi sono simbolicamente ed emotivamente espressi in termini di “sovranità nazionale” e di  “sicurezza nazionale”, cioè simboli e concetti potenti di comunicazione e di mobilitazione popolare egocentrica che sono usati per legittimare principalmente la sovranità e la sicurezza dei gruppi sociali dominanti “locali” del Paese (i cui soggetti  paradossalmente sono sempre meno “nazionali” e sempre di più globalizzati). Altrimenti detto, la sovranità nazionale e la sicurezza nazionale sono degli strumenti in mano alle oligarchie multinazionali globali per gestire le loro lotte interne per il potere globale in  nome ma anche in barba agli interessi e soprattutto ai diritti dei i cittadini, quale che sia il loro paese.

Queste verità dette, è facile prevedere che la COP25 non adotterà nessun atto radicale significativo di cambiamento. I dominanti grideranno vittoria e  si glorificheranno se riusciranno a mettersi d’accordo su come utilizzare i meccanismi  di mercato (il loro sistema) per far credere che la vendita delle emissioni di CO² permetterà di ridurre le emissioni di CO² fino a mantenere  l’aumento della temperatura dell’atmosfera terrestre al di sotto di 2 gradi. Tutto qui. Ciò allo scopo di  garantire al mondo che si potrà governare efficacemente la transizione energetica (da un sistema energetico sul fossile ad un sistema sulle rinnovabili), la sola che il sistema accetta di promuovere.

Scandaloso, se cosi sarà, ma logico per un sistema  guidato unicamente dall’obiettivo prioritario del  rendimento finanziario a corto termine e dall’imperativo morale della sicurezza della propria sopravvivenza.

Che la transizione energetica sia la grande transizione prioritaria per “salvare” l’umanità ed il pianeta, e che detta transizione sia essenzialmente risolta installando il mercato mondiale delle emissioni per rispettare in maniera fasulla la sovranità degli Stati (!!!) , sarebbe una decisione miserevole, criminale.

I due aggettivi sono giusti e appropriati perché:

a)  il mercato delle emissioni  è stato già introdotto come soluzione chiave  nel 1997  con il  protocollo di Kyoto. Esso fallì miseramente nel 2012. Perché ripescare e fondare il tutto su misure che hanno dimostrato di essere insufficienti, parziali, inadeguate? Perché il sistema dominante non crede che nel mercato e non sa usare che il mercao anche quando conduce ai disastri ambientali, economici e sociali  che conosciamo; e

b)  la priorità assoluta ed esclusiva data alla dimensione energetica, senza alcuna   modifica delle  regole economiche generali esistenti (anzi…viva il mercato),  del sistema finanziario predatorio (anzi, che continui la grande festa per la “global private green finance”) e dell’universo  tecnologico (anzi, la resilienza dell’umanità passerà unicamente, secondo i dominanti, dalle nuove tecnologie sempre più selettive, esclusive e potenti che resteranno in mano assoluta dei soggetti privati, grazie ai brevetti sul vivente e sugli algoritmi).

E’ puramente  insostenibile e inaccettabile. Cosi facendo, si affiderà il divenire dell’umanità ai grandi gruppi energetici mondiali prvati, alle grandi imprese agro-chimico-alimentari, alle libere borse dell’energia…. Cioè a coloro che sono stati i più immediati e visibili produttori della devastazione ecologica del pianeta, delle guerre, delle ineguaglianze crescenti a livello planetario.

Non penso che la mia previsione sia dovuta ad un catastrofismo gratuito. Sono convinto che la COP25 non potrà oggettivamente proporre le soluzioni necessarie. Ma la speranza è l’ultima a morire. Per questo sarò felice di essere smentito. E pronto a passare una notte in prigione per il reato di affermazioni (ex-post) infondate.